Lo Spirito Santo inonda di gioia la Chiesa e la rende profetica, nell’obbedienza al suo Signore. Affermava Bonhoeffer: “Il sacerdote, contrapposto al profeta, la Chiesa del mondo contrapposta alla Chiesa della fede, la Chiesa di Aronne contrapposta a quella di Mosè: questo è l’eterno conflitto nella Chiesa di Cristo… Chiesa dei sacerdoti – Chiesa della Parola; Chiesa di Aronne – Chiesa di Mosè: questo scontro storico ai piedi del Sinai, la fine della Chiesa del mondo e l’apparire della parola di Dio, si ripete nella nostra Chiesa giorno per giorno, domenica per domenica. Una Chiesa del mondo, che non vuole aspettare, che non vuole vivere dell’invisibile, una Chiesa che si fa da sola i suoi dei; una Chiesa che vuole avere il dio che le piace e che non si preoccupa di piacere a Dio; una Chiesa che vuole fare da sé ciò che Dio non fa; una Chiesa che è pronta a qualunque sacrificio, purché vi sia idolatria, divinizzazione di pensiero e valori umani; una Chiesa che si attribuisce una divina onnipotenza nel sacerdozio: così continua ad essere la nostra Chiesa che si raduna per il culto divino. E come Chiesa che ha i propri idoli distrutti e infranti al suolo, come Chiesa che deve di nuovo sentirsi dire: «Io sono il Signore tuo Dio», come Chiesa che si annienta, colpita da questa parola, come Chiesa di Mosè, Chiesa della Parola: così dovremmo allora uscirne. Da impaziente che era, la Chiesa si fa Chiesa della silenziosa attesa, da Chiesa dell’impetuosa esigenza di vedere, si fa Chiesa della fede senza esaltazione, da Chiesa dell’autoidolatria, si fa Chiesa che adora il solo Dio… In quanto Chiesa che è contemporaneamente Chiesa di Mosè e di Aronne, noi indichiamo la croce e diciamo: «Ecco, Israele, questo è il tuo Dio che ti ha liberato dalla schiavitù e continuerà a farlo. Venite, credete, adorate!»“.
La Chiesa deve essere innanzitutto docile all’azione dello Spirito, che “viene in aiuto alla nostra debolezza” (Rm 8,26), per trasformare la sua Chiesa con la sua “azione” costante (2 Cor 3,18), con la sua “forza” (Lc 24,49), con la sua “potenza” (Lc 4,14): “Ricevete su di voi la forza dello Spirito Santo… Allora diventerete miei testimoni” (At 1,8).
Lo Spirito rende la Chiesa capace di entusiasmo e di estasi. “Entusiasmo”, come dice la parola stessa, significa “possedere Dio dentro”: “èntheos” è colui che è inabitato da Dio. Lo Spirito dà alla Chiesa la consapevolezza di essere il luogo della Presenza di Dio: avere entusiasmo è lasciarsi guidare dall’energia creativa e vivificante dello Spirito stesso. Estasi non è tanto esperienza prodigiosa quanto saper “uscire da noi stessi” andare verso il mondo per servirlo, amarlo, proclamare l’Evangelo, come ci racconta la Prima Lettura (At 2,1-11).
Lo Spirito dà alla Chiesa novità e freschezza, forza di sintesi e di unità, e al contempo energia di differenziazione e di pluralismo, capacità di comunicazione e relazione, vita piena nello Spirito stesso.
“Sì, voglio una Chiesa aperta, una Chiesa che abbia le porte aperte alla gioventù, una Chiesa che guardi lontano. Non saranno né il conformismo né tiepide promesse a rendere la Chiesa interessante. Io confido nella radicalità della parola di Gesù che dobbiamo tradurre nel nostro mondo: come aiuto nell’affrontare la vita, come buona novella che Gesù vuole portare” (C. M. Martini). “Spiritualità” sarà allora essere pieni di Spirito Santo per orientare con passione tutta la propria esistenza a contrapporsi alla logica di morte presente nel mondo attuale: come afferma la Seconda Lettura: “Voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia” (Rm 8,8-17),
Vivere quindi “secondo lo Spirito” (Rm 8,4-5) è impegnarsi a promuovere ogni forma di esistenza, di tutti e in ogni occasione, a partire da quelle vite più minacciate e oppresse, in cui lo Spirito Santo “è spento” (1 Ts 5,19) e “rattristato” (Ef 4,30).
Lo Spirito Santo inonda di gioia la Chiesa e la rende profetica, nell’obbedienza al suo Signore. Affermava Bonhoeffer: “Il sacerdote, contrapposto al profeta, la Chiesa del mondo contrapposta alla Chiesa della fede, la Chiesa di Aronne contrapposta a quella di Mosè: questo è l’eterno conflitto nella Chiesa di Cristo… Chiesa dei sacerdoti – Chiesa della Parola; Chiesa di Aronne – Chiesa di Mosè: questo scontro storico ai piedi del Sinai, la fine della Chiesa del mondo e l’apparire della parola di Dio, si ripete nella nostra Chiesa giorno per giorno, domenica per domenica. Una Chiesa del mondo, che non vuole aspettare, che non vuole vivere dell’invisibile, una Chiesa che si fa da sola i suoi dei; una Chiesa che vuole avere il dio che le piace e che non si preoccupa di piacere a Dio; una Chiesa che vuole fare da sé ciò che Dio non fa; una Chiesa che è pronta a qualunque sacrificio, purché vi sia idolatria, divinizzazione di pensiero e valori umani; una Chiesa che si attribuisce una divina onnipotenza nel sacerdozio: così continua ad essere la nostra Chiesa che si raduna per il culto divino. E come Chiesa che ha i propri idoli distrutti e infranti al suolo, come Chiesa che deve di nuovo sentirsi dire: «Io sono il Signore tuo Dio», come Chiesa che si annienta, colpita da questa parola, come Chiesa di Mosè, Chiesa della Parola: così dovremmo allora uscirne. Da impaziente che era, la Chiesa si fa Chiesa della silenziosa attesa, da Chiesa dell’impetuosa esigenza di vedere, si fa Chiesa della fede senza esaltazione, da Chiesa dell’autoidolatria, si fa Chiesa che adora il solo Dio… In quanto Chiesa che è contemporaneamente Chiesa di Mosè e di Aronne, noi indichiamo la croce e diciamo: «Ecco, Israele, questo è il tuo Dio che ti ha liberato dalla schiavitù e continuerà a farlo. Venite, credete, adorate!»“.
La Chiesa deve essere innanzitutto docile all’azione dello Spirito, che “viene in aiuto alla nostra debolezza” (Rm 8,26), per trasformare la sua Chiesa con la sua “azione” costante (2 Cor 3,18), con la sua “forza” (Lc 24,49), con la sua “potenza” (Lc 4,14): “Ricevete su di voi la forza dello Spirito Santo… Allora diventerete miei testimoni” (At 1,8).
Lo Spirito rende la Chiesa capace di entusiasmo e di estasi. “Entusiasmo”, come dice la parola stessa, significa “possedere Dio dentro”: “èntheos” è colui che è inabitato da Dio. Lo Spirito dà alla Chiesa la consapevolezza di essere il luogo della Presenza di Dio: avere entusiasmo è lasciarsi guidare dall’energia creativa e vivificante dello Spirito stesso. Estasi non è tanto esperienza prodigiosa quanto saper “uscire da noi stessi” andare verso il mondo per servirlo, amarlo, proclamare l’Evangelo, come ci racconta la Prima Lettura (At 2,1-11).
Lo Spirito dà alla Chiesa novità e freschezza, forza di sintesi e di unità, e al contempo energia di differenziazione e di pluralismo, capacità di comunicazione e relazione, vita piena nello Spirito stesso.
“Sì, voglio una Chiesa aperta, una Chiesa che abbia le porte aperte alla gioventù, una Chiesa che guardi lontano. Non saranno né il conformismo né tiepide promesse a rendere la Chiesa interessante. Io confido nella radicalità della parola di Gesù che dobbiamo tradurre nel nostro mondo: come aiuto nell’affrontare la vita, come buona novella che Gesù vuole portare” (C. M. Martini). “Spiritualità” sarà allora essere pieni di Spirito Santo per orientare con passione tutta la propria esistenza a contrapporsi alla logica di morte presente nel mondo attuale: come afferma la Seconda Lettura: “Voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia” (Rm 8,8-17),
Vivere quindi “secondo lo Spirito” (Rm 8,4-5) è impegnarsi a promuovere ogni forma di esistenza, di tutti e in ogni occasione, a partire da quelle vite più minacciate e oppresse, in cui lo Spirito Santo “è spento” (1 Ts 5,19) e “rattristato” (Ef 4,30).
Pentecoste
il:
– di:
At 2,1-11; Rm 8,8-17; Gv 14,15-16.23b-26
Lo Spirito Santo inonda di gioia la Chiesa e la rende profetica, nell’obbedienza al suo Signore. Affermava Bonhoeffer: “Il sacerdote, contrapposto al profeta, la Chiesa del mondo contrapposta alla Chiesa della fede, la Chiesa di Aronne contrapposta a quella di Mosè: questo è l’eterno conflitto nella Chiesa di Cristo… Chiesa dei sacerdoti – Chiesa della Parola; Chiesa di Aronne – Chiesa di Mosè: questo scontro storico ai piedi del Sinai, la fine della Chiesa del mondo e l’apparire della parola di Dio, si ripete nella nostra Chiesa giorno per giorno, domenica per domenica. Una Chiesa del mondo, che non vuole aspettare, che non vuole vivere dell’invisibile, una Chiesa che si fa da sola i suoi dei; una Chiesa che vuole avere il dio che le piace e che non si preoccupa di piacere a Dio; una Chiesa che vuole fare da sé ciò che Dio non fa; una Chiesa che è pronta a qualunque sacrificio, purché vi sia idolatria, divinizzazione di pensiero e valori umani; una Chiesa che si attribuisce una divina onnipotenza nel sacerdozio: così continua ad essere la nostra Chiesa che si raduna per il culto divino. E come Chiesa che ha i propri idoli distrutti e infranti al suolo, come Chiesa che deve di nuovo sentirsi dire: «Io sono il Signore tuo Dio», come Chiesa che si annienta, colpita da questa parola, come Chiesa di Mosè, Chiesa della Parola: così dovremmo allora uscirne. Da impaziente che era, la Chiesa si fa Chiesa della silenziosa attesa, da Chiesa dell’impetuosa esigenza di vedere, si fa Chiesa della fede senza esaltazione, da Chiesa dell’autoidolatria, si fa Chiesa che adora il solo Dio… In quanto Chiesa che è contemporaneamente Chiesa di Mosè e di Aronne, noi indichiamo la croce e diciamo: «Ecco, Israele, questo è il tuo Dio che ti ha liberato dalla schiavitù e continuerà a farlo. Venite, credete, adorate!»“.
La Chiesa deve essere innanzitutto docile all’azione dello Spirito, che “viene in aiuto alla nostra debolezza” (Rm 8,26), per trasformare la sua Chiesa con la sua “azione” costante (2 Cor 3,18), con la sua “forza” (Lc 24,49), con la sua “potenza” (Lc 4,14): “Ricevete su di voi la forza dello Spirito Santo… Allora diventerete miei testimoni” (At 1,8).
Lo Spirito rende la Chiesa capace di entusiasmo e di estasi. “Entusiasmo”, come dice la parola stessa, significa “possedere Dio dentro”: “èntheos” è colui che è inabitato da Dio. Lo Spirito dà alla Chiesa la consapevolezza di essere il luogo della Presenza di Dio: avere entusiasmo è lasciarsi guidare dall’energia creativa e vivificante dello Spirito stesso. Estasi non è tanto esperienza prodigiosa quanto saper “uscire da noi stessi” andare verso il mondo per servirlo, amarlo, proclamare l’Evangelo, come ci racconta la Prima Lettura (At 2,1-11).
Lo Spirito dà alla Chiesa novità e freschezza, forza di sintesi e di unità, e al contempo energia di differenziazione e di pluralismo, capacità di comunicazione e relazione, vita piena nello Spirito stesso.
“Sì, voglio una Chiesa aperta, una Chiesa che abbia le porte aperte alla gioventù, una Chiesa che guardi lontano. Non saranno né il conformismo né tiepide promesse a rendere la Chiesa interessante. Io confido nella radicalità della parola di Gesù che dobbiamo tradurre nel nostro mondo: come aiuto nell’affrontare la vita, come buona novella che Gesù vuole portare” (C. M. Martini). “Spiritualità” sarà allora essere pieni di Spirito Santo per orientare con passione tutta la propria esistenza a contrapporsi alla logica di morte presente nel mondo attuale: come afferma la Seconda Lettura: “Voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia” (Rm 8,8-17),
Vivere quindi “secondo lo Spirito” (Rm 8,4-5) è impegnarsi a promuovere ogni forma di esistenza, di tutti e in ogni occasione, a partire da quelle vite più minacciate e oppresse, in cui lo Spirito Santo “è spento” (1 Ts 5,19) e “rattristato” (Ef 4,30).
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Fonte
At 2,1-11; Rm 8,8-17; Gv 14,15-16.23b-26
Lo Spirito Santo inonda di gioia la Chiesa e la rende profetica, nell’obbedienza al suo Signore. Affermava Bonhoeffer: “Il sacerdote, contrapposto al profeta, la Chiesa del mondo contrapposta alla Chiesa della fede, la Chiesa di Aronne contrapposta a quella di Mosè: questo è l’eterno conflitto nella Chiesa di Cristo… Chiesa dei sacerdoti – Chiesa della Parola; Chiesa di Aronne – Chiesa di Mosè: questo scontro storico ai piedi del Sinai, la fine della Chiesa del mondo e l’apparire della parola di Dio, si ripete nella nostra Chiesa giorno per giorno, domenica per domenica. Una Chiesa del mondo, che non vuole aspettare, che non vuole vivere dell’invisibile, una Chiesa che si fa da sola i suoi dei; una Chiesa che vuole avere il dio che le piace e che non si preoccupa di piacere a Dio; una Chiesa che vuole fare da sé ciò che Dio non fa; una Chiesa che è pronta a qualunque sacrificio, purché vi sia idolatria, divinizzazione di pensiero e valori umani; una Chiesa che si attribuisce una divina onnipotenza nel sacerdozio: così continua ad essere la nostra Chiesa che si raduna per il culto divino. E come Chiesa che ha i propri idoli distrutti e infranti al suolo, come Chiesa che deve di nuovo sentirsi dire: «Io sono il Signore tuo Dio», come Chiesa che si annienta, colpita da questa parola, come Chiesa di Mosè, Chiesa della Parola: così dovremmo allora uscirne. Da impaziente che era, la Chiesa si fa Chiesa della silenziosa attesa, da Chiesa dell’impetuosa esigenza di vedere, si fa Chiesa della fede senza esaltazione, da Chiesa dell’autoidolatria, si fa Chiesa che adora il solo Dio… In quanto Chiesa che è contemporaneamente Chiesa di Mosè e di Aronne, noi indichiamo la croce e diciamo: «Ecco, Israele, questo è il tuo Dio che ti ha liberato dalla schiavitù e continuerà a farlo. Venite, credete, adorate!»“.
La Chiesa deve essere innanzitutto docile all’azione dello Spirito, che “viene in aiuto alla nostra debolezza” (Rm 8,26), per trasformare la sua Chiesa con la sua “azione” costante (2 Cor 3,18), con la sua “forza” (Lc 24,49), con la sua “potenza” (Lc 4,14): “Ricevete su di voi la forza dello Spirito Santo… Allora diventerete miei testimoni” (At 1,8).
Lo Spirito rende la Chiesa capace di entusiasmo e di estasi. “Entusiasmo”, come dice la parola stessa, significa “possedere Dio dentro”: “èntheos” è colui che è inabitato da Dio. Lo Spirito dà alla Chiesa la consapevolezza di essere il luogo della Presenza di Dio: avere entusiasmo è lasciarsi guidare dall’energia creativa e vivificante dello Spirito stesso. Estasi non è tanto esperienza prodigiosa quanto saper “uscire da noi stessi” andare verso il mondo per servirlo, amarlo, proclamare l’Evangelo, come ci racconta la Prima Lettura (At 2,1-11).
Lo Spirito dà alla Chiesa novità e freschezza, forza di sintesi e di unità, e al contempo energia di differenziazione e di pluralismo, capacità di comunicazione e relazione, vita piena nello Spirito stesso.
“Sì, voglio una Chiesa aperta, una Chiesa che abbia le porte aperte alla gioventù, una Chiesa che guardi lontano. Non saranno né il conformismo né tiepide promesse a rendere la Chiesa interessante. Io confido nella radicalità della parola di Gesù che dobbiamo tradurre nel nostro mondo: come aiuto nell’affrontare la vita, come buona novella che Gesù vuole portare” (C. M. Martini). “Spiritualità” sarà allora essere pieni di Spirito Santo per orientare con passione tutta la propria esistenza a contrapporsi alla logica di morte presente nel mondo attuale: come afferma la Seconda Lettura: “Voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia” (Rm 8,8-17),
Vivere quindi “secondo lo Spirito” (Rm 8,4-5) è impegnarsi a promuovere ogni forma di esistenza, di tutti e in ogni occasione, a partire da quelle vite più minacciate e oppresse, in cui lo Spirito Santo “è spento” (1 Ts 5,19) e “rattristato” (Ef 4,30).
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