Dal Vangelo secondo Giovanni
Giovanni 10, 27-30
“In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,27-30).
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it).
Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
L’ASCOLTO
“La fede dipende dall’ascolto (akoè)” (Rm 10,17). Il tema è ben presente nella Bibbia: basti pensare che nell’Antico Testamento la parola “orecchio”, in ebraico ‘ozen, compare centottantasette volte. Secondo la tradizione di Israele, la parola ebraica ‘ozen, orecchio, è già in sé significativa: essa infatti è composta dalla lettera àlef, che nell’alfabeto ebraico rappresenta Dio nella sua unicità e nel suo Amore, dalla lettera zàyin, iniziale della parola “nutre”, e dalla lettera nu, iniziale di nefesh, l’anima umana. L’orecchio quindi è l’organo con cui “Dio nutre l’anima umana”: ecco quindi l’importanza dell’ascolto!
Dio ascolta
Dio non è l’essere trascendente che resta chiuso nei suoi cieli, irraggiungibile dalle preghiere umane. Dio “ascolta il lamento di Israele” (Es 2,24), “osserva la miseria del suo popolo e ode il suo grido…, conosce le sue sofferenze… e scende per liberarlo” (Es 3,7-8).
Nella Bibbia c’è una vera e propria “teologia del grido (seaqà) del povero”: il lamento dell’oppresso sempre arriva a Dio e da lui viene ascoltato; infatti “la preghiera del povero va dalla sua bocca agli orecchi di Dio, il giudizio di lui verrà a suo favore” (Sir 21,5). Dio ascolta il grido degli ultimi della terra: “Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce… Gridano e il Signore li ascolta, li salva da tutte le loro angosce” (Sl 34,7.18…). Perciò i poveri e gli oppressi gridano a Dio perché li salvi: l’ebraico shama’, ascolto, così come il greco akòuo, spesso significa anche esaudimento: mentre Dio ci ascolta, già ci esaudisce.
Dio chiede ascolto
La Parola di Dio interpella tutti gli uomini nelle profondità di loro stessi: “Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: «Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire?». Non è di là dal mare, perché tu dica: «Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire?». Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica” (Dt 30,11-14).
Dio parla, si rivela, ma chiede ascolto. “Ascolta (Shema’), popolo mio, ti voglio ammonire; Israele, se tu mi ascoltassi!” (Sl 8,9). “Fa’ attenzione, popolo mio, ora parlerò… Io sono Dio, il tuo Dio!” (Sl 50,7). L’ascolto costituisce la condizione primaria per relazionarci con Dio: “Se davvero ascolterete la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me… un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es 19,4-6).
Il Deuteronomio è un martellante invito all’ascolto della Parola di Dio: dice un suo passo, che il pio ebreo ripete più volte al giorno: “Ascolta, Israele (Shemà, Israel): il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte” (Dt 6,4-9). E Gesù, a chi gli chiede qual è “il primo di tutti i comandamenti”, risponde: “Il primo è: «Ascolta, Israele!»” (Mc 12,28-31).
Ma ormai l’ascolto della Parola di Dio sarà ascolto di Gesù, come proclama il Padre alla Trasfigurazione: “Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!” (Mc 9,7). E le pecore di Gesù sono quelle che “ascoltano la sua voce” (Gv 10,16.27). Chi non ascolta Gesù non viene da Dio: “Voi non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo… Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio” (Gv 8,43-44.47). L’ascolto di Gesù diventerà poi quello della Chiesa: “Chi ascolta voi ascolta me” (Lc 10,16). Ecco l’importanza di conoscere, amare, approfondire le Parole di Gesù, che la Chiesa ci trasmette nei secoli.
“Ascoltate e vivrete!”
L’ascolto del Signore è fonte di vita, di pienezza, di pace: “Porgete l’orecchio e venite a me; ascoltate e voi vivrete” (Is 55,3; Dt 30,15-20). Dice il Signore: “Chi ascolta me vivrà tranquillo e sicuro dal timore del male” (Pr 1,32). Mentre il non ascoltare Dio è causa solo di infelicità (Is 48,17-19). Gesù ribadisce con forza il rapporto tra l’ascolto di Dio e la vita, citando Dt 8,3: “Sta scritto: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»” (Mt 4,4). E proclama addirittura la beatitudine dell’ascolto: “Beati… i vostri orecchi, perché odono!” (Mt 13,16); “Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!” (Lc 11,28). Dice Gesù: “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Mt 7,24).
Un cuore che ascolti
Salomone è gradito a Dio perché invece di chiedergli potenza e ricchezza gli domanda: “Da’ al tuo servo un cuore docile (lev shomèa)” (1 Re 3,9). Le nostre Bibbie in genere traducono “docile”, o “intelligente”; ma letteralmente la preghiera del re è di avere “un cuore capace di ascolto”, “un cuore che ascolta” (shomèa è un participio presente che indica la continuità di un’azione).
È questa la migliore preghiera: perché “ascoltare è meglio dei sacrifici” (1 Sam 15,22). Il termine discepolo (limmud) è una forma passiva del verbo imparare, insegnare (lamad): il discepolo è colui che ha la Parola sigillata nel cuore: “Si sigilli questa rivelazione nel cuore dei miei discepoli” (Is 8,16).
Tante volte Gesù ha fatto udire i sordi: e segno dell’avvento del Messia è proprio che “i sordi odono” (Lc 7,22). Che il Signore apra i nostri cuori all’ascolto della Parola. E in questo mondo confuso da tante parole vuote e spesso cattive, si realizzi presto la profezia del profeta Amos: “Ecco, verranno giorni, – dice il Signore Dio – in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua, ma di ascoltare la Parola del Signore” (Am 8,11).
Buona Misericordia a tutti!
Carlo Miglietta
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.