Dal Vangelo secondo Matteo
Matteo 5, 1-12
LE BEATITUDINI
LUCA 6,17-26 [17]Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante… [20]Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. [21]Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. [22]Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. [23]Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. [24]Ma guai a voi, ricchi, perché avete gia la vostra consolazione. [25]Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. [26]Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti”. |
MATTEO 5,1-12 [1]Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. [2]Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: [3]”Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. [4]Beati gli afflitti, perché saranno consolati. [5]Beati i miti, perché erediteranno la terra. [6]Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. [7]Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. [8]Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. [9]Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. [10]Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. [11]Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. [12]Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi” |
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it).
Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Differenze tra i due testi
La versione di Luca (6,17-26) ci trasmette meglio il tono del documento-base. Le parole di Gesù sono trasmesse assimilate alla vita delle prime comunità, alle loro problematiche. Per Luca, il discorso della montagna è proclamazione del Regno di Dio che è venuto per salvare gli uomini; ciò che Matteo (5,1-12) invece vede nel discorso della montagna, è in primo luogo un programma di vita, un insegnamento morale per la Chiesa. Se in Luca le beatitudini sono parole di consolazione per gli infelici, per Matteo sono un catalogo di virtù ad uso delle prime comunità, definendo le condizioni per entrare nel regno di Dio.
L’EVANGELO DELLE BEATITUDINI
Entrambi i testi, sia quello di Luca che quello di Matteo, sono Parola di Dio per noi: tutti e due perciò parlano oggi al cuore del credente.
LA LIETA NOTIZIA PER I POVERI
Le Beatitudini sono innanzitutto la gioiosa proclamazione di un grande “Purim”, di un totale ribaltamento delle sorti: esse sono l’annuncio del compimento della speranza di tutte le categorie di oppressi e di sfruttati della terra!
Nella traduzione greca dell’Antico Testamento, quella dei LXX, il termine ptochòs, povero (da ptòssò, accatto), compare circa cento volte, traducendo vocaboli ebraici che han sempre il significato di povertà materiale. Afflitto, pèntos, traduce ‘ebel, esprime non tanto una tristezza interiore, ma la sua esplosione all’esterno: Luca quindi riserva la beatitudine degli afflitti a “quelli che piangono” (klaìontes). Affamato, peinòn, corrisponde all’aggettivo rà’èb: non sono quelli che hanno appetito, ma quelli che sono privi del nutrimento indispensabile, che non hanno il minimo per vivere: la vera traduzione sarebbe “famelico”.
Prospettiva teologica: Le prime beatitudini ci rimandano all’oracolo di Is 61,1-3. Come per le monarchie dei popoli vicini, in Israele la cura del debole e del povero sono attributo specifico del buon re; ma Dio è il Re unico di Israele: la difesa e la liberazione degli oppressi sono quindi sue caratteristiche irrinunciabili. Nella Bibbia c’è una vera e propria “teologia del grido del povero” che sempre viene ascoltato da Dio (Es 3,7; 22,21-26; Dt 24,14-15; Gc 5,4-5…).
Prospettiva cristologica: Il Nuovo Testamento compie questo annuncio nella Parola definitiva e nell’esempio concreto di Gesù Cristo. L’Evangelo è innanzitutto la “buona novella annunciata ai poveri” (Mt 11,5; Lc 7,22), che sono i destinatari privilegiati del Regno che viene. “Saranno consolati”, “saranno saziati”, “erediteranno la terra”, “otterranno misericordia”, “vedranno Dio”: è vero, si parla di ricompensa futura. Ma la prima beatitudine precisa ai poveri che di essi “è” il regno di Dio: in Gesù ormai “il Regno di Dio è vicino”, “è giunto a voi il regno di Dio” (Mt 12,28; Lc 11,20).
LE CONDIZIONI PER ENTRARE NEL REGNO DI DIO
Dalla prospettiva teologica-antropologica si passò presto, nella prima Chiesa, a quella antropologica. L’attenzione si trasferì dal comportamento di Dio nell’instaurare il Regno a quello dell’uomo per potervi accedere. Le Beatitudini sono un invito a stare sempre dalla parte dei poveri, degli ultimi, degli emarginati, degli oppressi, concretamente
VIVERE SECONDO LE BEATITUDINI
Essere poveri di spirito: la povertà di spirito è la sintesi di tutte le virtù cristiane, è la condizione previa per possederle.
Essere miti: i miti (praeis) sono i mansueti, i sottomessi, i disponibili, coloro che non pretendono di avere ragione, sereni, ottimisti.
Essere affamati ed assetati di giustizia: la giustizia in senso biblico è la capacità di relazione con Dio e con i fratelli (Mt 5,10.20; 6,1.13).
Essere misericordiosi: il primo dei termini ebraici che designa la misericordia è rehamin, che propriamente esprime le viscere, la sede delle emozioni, il nostro “cuore” (Sl 103,13; Ger 31,20; Is 63,15-16…).
Essere puri di cuore: significa avere un cuore nuovo, di carne e non di pietra (Ez 36,26-28), non sclerotico. Significa essere onesti, trasparenti, leali, senza finzioni (Gv 1,47).
Essere operatori di pace (eirenopoiòi): “facitori di pace”, non “pacifici”.
Essere perseguitati: i cristiani saranno perseguitati per causa di Cristo (Mt 5,11; 10,24; Gv 15,20-21), come furono prima perseguitati i profeti (Mt 5,12; At 7,52).
IL PREMIO
Il premio (misthòs: Mt 5,12) è certamente l’amicizia con Dio, la beatitudine del suo amore nell’escatologia. Ma “già al presente cento volte” (Mc 10,30), e la “gioia piena” (Gv 16,24).
Buona Misericordia a tutti!
Carlo Miglietta
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.