Dal Vangelo secondo Luca
Luca 9, 28-36
28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29 E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30 Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31 apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. 32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva. 34 Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all’entrare in quella nube, ebbero paura. 35 E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo». 36 Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it).
Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
UN’ESPERIENZA POST-PASQUALE?
“L’originalità di questo brano, oltre che dalla scenografia tipicamente apocalittica, proviene dal contesto. Viene subito dopo l’annuncio della passione e morte del figlio dell’uomo, le rimostranze di Pietro e l’esortazione ai discepoli di seguire il maestro sulla «via crucis». Vuole significare che al di là della passione esiste per Gesù un futuro di gloria divina, che il crocifisso è il figlio dell’uomo che verrà alla fine nello splendore della sua divinità. La luce della Pasqua e della venuta finale illumina la tenebra del Venerdì Santo. Il servo sofferente di Dio e il figlio dell’uomo glorioso sono uniti nella stessa persona. Come valutare ora il racconto in relazione all’esperienza che i discepoli hanno avuto del maestro? Sembra di dover escludere prima di Pasqua una rivelazione del suo essere trascendente e divino. Soltanto alla luce della risurrezione essi compresero a fondo, per la prima volta, chi era Gesù è il senso della sua morte tragica. Svelato l’enigma della sua persona nelle apparizioni del Risorto, nasce la professione di fede che egli è il figlio di Dio e il figlio dell’uomo trascendente. La crocifissione non appare più un fallimento ma una tappa necessaria verso la gloria e soprattutto l’espressione della sua obbedienza di servo sofferente glorificato da Dio. Lo scandalo della morte tragica è superato. Essa ha significato l’abbassamento del figlio dell’uomo, che verrà alla fine nella pienezza della sua gloria e come Signore del mondo. Ne è garante la risurrezione. Il racconto della Trasfigurazione, originato da questa fede pasquale, intende anticipare nella trama del Vangelo il significato dell’evento di Pasqua” (G. Barbaglio).
LA MEDITAZIONE DELLA SCRITTURA CI RIVELA CRISTO
Che cosa è probabilmente successo? Che Gesù si è preso una giornata di ritiro con i suoi amici più cari, se ne è andato monte e si è messo a leggere la Bibbia, cioè Mosé ed Elia. Per dire “La Sacra Scrittura”, gli ebrei dicevano “Mosé ed Elia”, oppure “Mosé e i profeti”. Gesù legge la Bibbia – questo significa parlare con Mosé ed Elia-, ed in questa riflessione sulla Scrittura Gesù prende coscienza di essere il Messia e, per miracolo divino, questa consapevolezza viene capita anche dai tre ai discepoli che sono con lui. Non vogliamo negare a Dio la possibilità di trasfigurarsi, di diventare bianco, splendente, con tutti i raggi intorno, ma è molto più vicino a noi pensare che quando riusciamo a trovare mezza giornata per ritirarci su un monte per leggere la Scrittura, in quei momenti anche noi parliamo con Mosé e con Elia, in quei momenti Dio parla a noi e ci trasfigura, si rivela a noi, ci dice che siamo suoi figli, ci fa capire la nostra missione, ci dà coraggio per portare avanti la nostra vita. Nulla vieta di pensare e credere che sia avvenuto un fatto strepitoso, ma dobbiamo leggere la Bibbia al di là del genere letterario e recuperare il senso plastico di questo brano, la rivelazione concreta che in esso ci viene data.
“Nella fatica di ogni giorno per seguire Gesù portando la nostra propria croce (Mt 16,24) abbiamo bisogno di momenti in cui poter dire: «È bello per noi stare qui accanto a te, Gesù, nostro Signore!»; momenti in cui la luce del «Dio-con-noi» (Mt 1,23) si fa evidente, in cui la nostra fede è confermata dalla voce di Dio che ascoltiamo nel cuore: «È lui il mio Figlio amato, ascoltatelo!»” (E. Bianchi).
Afferma Papa Francesco: “Siamo chiamati a riscoprire il silenzio pacificante e rigenerante della meditazione del Vangelo, della lettura della Bibbia, che conduce verso una meta ricca di bellezza, di splendore e di gioia. E quando noi ci mettiamo così, con la Bibbia in mano, in silenzio, cominciamo a sentire questa bellezza interiore, questa gioia che genera la Parola di Dio in noi… Al termine dell’esperienza mirabile della Trasfigurazione, i discepoli scesero dal monte con occhi e cuore trasfigurati dall’incontro con il Signore. È il percorso che possiamo compiere anche noi. La riscoperta sempre più viva di Gesù non è fine a se stessa, ma ci induce a «scendere dal monte», ricaricati della forza dello Spirito divino, per decidere nuovi passi di conversione e per testimoniare costantemente la carità, come legge di vita quotidiana. Trasformati dalla presenza di Cristo e dall’ardore della sua parola, saremo segno concreto dell’amore vivificante di Dio per tutti i nostri fratelli, specialmente per chi soffre, per quanti si trovano nella solitudine e nell’abbandono, per gli ammalati e per la moltitudine di uomini e di donne che, in diverse parti del mondo, sono umiliati dall’ingiustizia, dalla prepotenza e dalla violenza”.
Buona Misericordia a tutti!
Carlo Miglietta
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.