Dal Vangelo secondo Matteo
Matteo 5, 1-12
1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli.
2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
3″Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi”.
Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it).
Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
LE CONDIZIONI PER ENTRARE NEL REGNO DI DIO
Del Discorso di Gesù sulle Beatitudini possediamo due versioni. Quella di Luca (Lc 6,17-26) è proclamazione del Regno di Dio che è venuto per salvare gli uomini; ciò che Matteo (Mt 5,1-12) invece vede nel discorso della montagna, è in primo luogo un programma di vita, un
insegnamento morale per la Chiesa. “Nonostante le parole di Gesù possano sembrarci poetiche, tuttavia vanno molto controcorrente rispetto a quanto è abituale, a quanto si fa nella società…; il mondo ci porta verso un altro stile di vita” (Papa Francesco, Gaudete et exsultate, nn. 65)
BEATI I POVERI IN SPIRITO
I poveri: Nella traduzione greca dell’Antico Testamento, quella dei LXX, il termine ptochòs, povero (da ptòssò, accatto), compare circa cento volte, traducendo vocaboli ebraici che han sempre il significato di povertà materiale.
Il Dio dei poveri: Nella Bibbia c’è una vera e propria “teologia del grido del povero” che sempre viene ascoltato da Dio (Es 3,7; 22,21-26; Dt 24,14-15; Gc 5,4-5…). L’Evangelo è innanzitutto la “buona novella annunciata ai poveri” (Mt 11,5; Lc 7,22), che sono i destinatari privilegiati del Regno che viene: “di essi è il Regno di Dio”!
“Vostro è il Regno”: Non si parla di una ricompensa finale, escatologica. La prima beatitudine precisa ai poveri che di essi “è” il regno di Dio: in Gesù ormai “il Regno di Dio è vicino”, “è giunto a voi il regno di Dio” (Mt 12,28; Lc 11,20).
Scegliere i poveri: Le Beatitudini sono un invito a stare sempre dalla parte dei poveri, degli ultimi, degli emarginati, degli oppressi, concretamente. Spesso mitighiamo la durezza delle parole di Gesù intendendole in senso spirituale, ma San Basilio afferma: “Ecco chi sono i poveri di Spirito: sono quelli che per nessuna altra ragione sono poveri se non a motivo dello Spirito del Signore”.
Alla scuola dei poveri: Scrive papa Francesco: “Desidero una Chiesa povera per i poveri… È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro” (Evangelii gaudium, n. 198).
BEATI QUELLI CHE SONO NEL PIANTO
Quelli che sono nel pianto: Afflitto, pèntos, traduce ‘ebel, ed esprime non tanto una tristezza interiore, ma la sua esplosione all’esterno. “Il mondo ci propone il contrario: il divertimento, il godimento, la distrazione, lo svago, e ci dice che questo è ciò che rende buona la vita” (Gaudete et exsultate, n, 75).
“Piangete con quelli che piangono”: “La persona che vede le cose come sono realmente…, sente che l’altro è carne della sua carne, non teme di avvicinarsi fino a toccare la sua ferita… Così è possibile accogliere quell’esortazione di san Paolo: «Piangete con quelli che sono nel pianto» (Rm 12,15)” (Gaudete et exultate, n. 76).
Gesù l’afflitto vince la morte: Gesù, il Figlio di Dio non solo sta dalla parte di chi soffre: egli stesso soffre, condivide l’esperienza umana di finitudine, sussumendone tutto il male e il dolore (Mc 1,41; 6,34; 8,2; Mt 9,36; 14, 14; 20,34; Lc 7,13) e vincendoli con la sua Resurrezione.
Dio è allegro: Dio gode nel beneficare gli uomini (Ger 32,41); è il Dio che “esulta di gioia per te…, si rallegra per te con grida di gioia” (Sof 3,17-18). “Il regno di Dio è… gioia” (Rm 14,17; cfr Is 9,2; 12,2-6; Sof 3,14-18; Gl 2,21.23; Lam 4,21). Gesù era un uomo gioioso, che sapeva godere dell’amicizia, della buona tavola, delle bellezze della natura che tante volte cita nelle sue parabole. In Gesù c’è la “charà pepleromène”, la “gioia piena” (Gv 15,11; 16,24; 1 Gv 1,4; 2 Gv 12).
Il dovere della gioia: “Fratelli miei, state lieti nel Signore” (Fil 3,1; cfr Fil 4,4-5; 1 Ts 5,18); “Esultate di gioia indicibile e gloriosa” (1 Pt 1,6-9). “Non si tratta dunque di un semplice augurio o di un’esortazione, ma di un ordine, di un comando apostolico… Ciò implica lo sforzo della lotta contro la tentazione della tristezza, subdolo «verme del cuore» (Evagrio)” (E. Bianchi), anche nella tribolazione (At 5,41; 2 Cor 7,4; Fil 2,17-18; Col 1,24; 1 Ts 1,6; Fil 4,4-5).
BEATI I MITI
I miti: I miti (praeis) sono i mansueti, i sottomessi, i disponibili, sereni, ottimisti. “La mitezza non è altro che quell’aspetto dell’umiltà che si manifesta nell’affabilità messa in atto nei rapporti con il prossimo” (J. Dupont). Gesù si propone come modello di mitezza: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore” (Mt 11,29).
La mitezza, virtù politica: “Tutta la terra è un dono (eredità) di Dio ai popoli, da abitare senza violenza, in mitezza, in pace e ospitalità reciproca… È per questo che soltanto i miti «possiedono» la terra… La mitezza, la nonviolenza, è annunciata dal vangelo di Gesù non come la più impolitica, ma come la più politica delle virtù” (E. Peyretti).
Rivestitevi di mitezza: Gesù il mite chiederà ai suoi lo stesso atteggiamento: “Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” (Mt 5,38-44). Paolo invita i cristiani a “rivestirsi… di mansuetudine (pràutes)” (Col 3,12). “La fermezza interiore, che è opera della grazia, ci preserva dal lasciarci trascinare dalla violenza che invade la vita sociale” (Gaudete et exsultate, n. 116).
BEATI QUELLI CHE HANNO FAME E SETE DELLA GIUSTIZIA
Affamati ed assetati della giustizia: Affamato, peinòn, corrisponde all’aggettivo rà’èb: non sono quelli che hanno appetito, ma quelli che sono privi del nutrimento indispensabile: la vera traduzione sarebbe “famelico”. “Tale giustizia… si esprime nel «soccorrere l’oppresso, rendere giustizia all’orfano, difendere la causa della vedova» (Is 1,17)” (Gaudete et exultate, n. 79).
BEATI I MISERICORDIOSI
Essere misericordiosi: Il primo dei termini ebraici che designa la misericordia è rehamin, che propriamente esprime le viscere, la sede delle emozioni, il nostro “cuore”: è una forma plurale di réhèm, il seno materno. In latino misericors (gen.: misericordis) deriva da misereor (ho pietà dei miseri) e cor (gen.: cordis (cuore): significa avere un cuore che ha pietà dei miseri.
“Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36): Essere misericordiosi nasce dalla nostra chiamata all’imitatio Dei, a cercare di essere come Dio (Lc 6,36): e Dio è misericordia (Es 34,6).
I misericordiosi troveranno misericordia: Ai misericordiosi, Gesù promette nient’altro che quello che già vivono: la misericordia. I misericordiosi vivono già della vita stessa di Dio.
BEATI I PURI DI CUORE
I puri: Quando noi parliamo di “purezza” spesso pensiamo a qualcosa inerente alla sessualità, al sesto o al nono comandamento. Ma per la Bibbia è puro tutto ciò che attiene alla sfera di Dio, tutto ciò che gli appartiene. È puro chi appartiene a Dio, chi sta a lui vicino, chi è legato strettamente a lui.
BEATI GLI OPERATORI DI PACE
Operatori di pace: Eirenopoiòi, indica non solo l’atteggiamento di chi cerca di non avere conflitti con nessuno, ma il comportamento attivo di chi si fa davvero costruttore di pace, uomo di riconciliazione e di comunione con tutti.
BEATI I PERSEGUITATI PER LA GIUSTIZIA…, BEATI QUANDO VI INSULTERANNO
Perseguitati per la giustizia: Sono coloro che vengono perseguitati a causa della loro Fede in Gesù o della loro Carità verso i fratelli. Ciò può portare al martirio: martyrìa significa “testimonianza” (Gv 9,22; 12,42).
Il martirio, chiamata per tutti: “In una tale società alienata, intrappolata in una trama politica, mediatica, economica, culturale e persino religiosa che ostacola l’autentico sviluppo umano e sociale, vivere le Beatitudini diventa difficile e può essere addirittura una cosa malvista, sospetta, ridicolizzata” (Gaudete et exsultate, nn. 90-91).
Rallegratevi ed esultate!: La Beatitudine della persecuzione si chiude con uno strano comando: “Quando vi insulteranno, vi perseguiteranno…, rallegratevi ed esultate!” (Mt 5,11-12). C’è ancora un grande richiamo a quella gioia che deve sempre caratterizzare il cristiano, anche nella persecuzione.
ESSERE COME GESÙ
Le Beatitudini “sono una specie di autoritratto di Cristo, sono un invito alla sua sequela e alla comunione con lui” (Veritatis splendor, n. 16). Gesù è il modello delle Beatitudini: Gesù è il povero (Lc 2,11-12; cfr Mt 8,20), l’afflitto (Mc 1,41; 6,34; 8,2; Lc 22,44; Mt 26-27), il mite (Mt 11,29; Is 53,7, il giusto, la misericordia del Padre (Fil 2,5-11), il puro di cuore, la Pace (Ef 2,14-17; Gv 14,27; 16,33; Col 3,15; Fil 4,7), il perseguitato (Mc 3,21; Lc 4,28-29; Gv 6,66…).
Buona Misericordia a tutti!
Carlo Miglietta
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.