I sogni di un missionario… IMPARARE

Che cosa sogna un missionario? In questa nuova rubrica, ce lo racconterà padre Oliviero Ferro, missionario saveriano
Siamo abituati a vedere i missionari e le missionarie come persone “di azione”, concrete, che fanno i fatti. Perché, di fronte alla povertà e a tante situazioni drammatiche, sanno tenere i piedi per terra.
Tuttavia, prima di agire, loro sognano in grande. La loro stessa vocazione è il sogno di Dio che si realizza nel mondo; è il segno di un pensiero che sa darsi le ali per volare lontano e farsi vicino.
Partire, sperare, crescere, imparare, donare…
Sono solo alcuni dei sogni dei missionari. Sono i desideri di infinito che hanno nel cuore, e che traducono in amore, servizio e condivisione nella vita dei fratelli incontrati.
Dai sogni alle opere, appunto.
Prima di partire per l’Africa, mi hanno detto che devo imparare ad imparare.
Non mi devo mai ritenere soddisfatto di quello che so. E così, dopo il corso di lingua francese, ci siamo di nuovo messi davanti a un maestro per cominciare a imparare la lingua. Tre mesi di scuola con degli incontri anche per conoscere cultura, religione… Insomma, il luogo dove eravamo stati mandati.
Poi, dopo un viaggio di tutta una giornata, arriviamo a Baraka, sulle rive del lago Tanganika. E si continua a imparare. Come trattare le persone, come parlare, come salutare, come difendersi dalle zanzare, come cominciare a mangiare i cibi locali…e la scuola continua.
Bisogna incominciare a dire qualcosa durante la liturgia domenicale. Si cominciano a scrivere delle piccole frasi e poi…si correggono. La scuola continua. Incontri i bambini che si mettono a ridere, vedendo i tuoi sforzai per imparare. Ma sono benevoli. Ti aiutano a correggere gli sbagli…a patto che gli allunghi qualche caramella.
Poi, un giorno ti dicono: “bisogna andare a trovare le comunità che stanno dall’altra parte del Lago”. E quindi si impara ad andare in un battellino. Io poi non so nemmeno nuotare. A un certo punto, bisogna lasciare il battellino e entrare in una piroga. Semplice a parole, ma non in pratica. Bisogna prendere il tempo giusto, altrimenti si finisce in acqua. Poi arrivando a riva, bisogna saltare al momento giusto, altrimenti ci si lava i piedi.
Imparare a capire che siamo nei villaggi del lago. Niente luce, solo lampade a petrolio. Niente doccia, ci si lava buttandosi un secchiello d’acqua sulla schiena. Si mangia tutti insieme, anche se a te riservano un piatto particolare. Si accetta quello che ci danno. Il menù è il solito: riso o manioca, pesce secco e…tanta fantasia.
Alla sera, dopo tanti discorsi, vai a dormire e hai diritto a un bel letto di legno, dove sarai visitato, ma non sempre, dai topi che vanno alla ricerca del pesce nelle capanne vicine.
Ultima lezione, la più interessante. Quando vai a visitare le comunità della montagna, ti capiterà di arrivare vicino a un fiumiciattolo. Il ponte non è previsto, ma un lungo tronco con due corde ai lati ti aspetta. Loro passano velocemente. Invece, dovendo andare dall’altra parte, mi sono seduto con le gambe a cavalcioni e piano piano sono andato a raggiungere i miei accompagnatori. Piccolo particolare insignificante: se avessi perso l’equilibro, sarei finito in acqua e mi avrebbero, forse, trovato nel lago. Ma se non fossi stato molto fortunato, avrebbero dovuto anche chiedere ai coccodrilli di aprire gentilmente la loro bocca…
Non si finisce mai di imparare. E allora, qualche volta è bello sognare: quando sarà la prossima lezione?
Immagine in evidenza
- Foto di p. Giovanni Piumatti
Che cosa sogna un missionario? In questa nuova rubrica, ce lo racconterà padre Oliviero Ferro, missionario saveriano
Siamo abituati a vedere i missionari e le missionarie come persone “di azione”, concrete, che fanno i fatti. Perché, di fronte alla povertà e a tante situazioni drammatiche, sanno tenere i piedi per terra.
Tuttavia, prima di agire, loro sognano in grande. La loro stessa vocazione è il sogno di Dio che si realizza nel mondo; è il segno di un pensiero che sa darsi le ali per volare lontano e farsi vicino.
Partire, sperare, crescere, imparare, donare…
Sono solo alcuni dei sogni dei missionari. Sono i desideri di infinito che hanno nel cuore, e che traducono in amore, servizio e condivisione nella vita dei fratelli incontrati.
Dai sogni alle opere, appunto.
Prima di partire per l’Africa, mi hanno detto che devo imparare ad imparare.
Non mi devo mai ritenere soddisfatto di quello che so. E così, dopo il corso di lingua francese, ci siamo di nuovo messi davanti a un maestro per cominciare a imparare la lingua. Tre mesi di scuola con degli incontri anche per conoscere cultura, religione… Insomma, il luogo dove eravamo stati mandati.
Poi, dopo un viaggio di tutta una giornata, arriviamo a Baraka, sulle rive del lago Tanganika. E si continua a imparare. Come trattare le persone, come parlare, come salutare, come difendersi dalle zanzare, come cominciare a mangiare i cibi locali…e la scuola continua.
Bisogna incominciare a dire qualcosa durante la liturgia domenicale. Si cominciano a scrivere delle piccole frasi e poi…si correggono. La scuola continua. Incontri i bambini che si mettono a ridere, vedendo i tuoi sforzai per imparare. Ma sono benevoli. Ti aiutano a correggere gli sbagli…a patto che gli allunghi qualche caramella.
Poi, un giorno ti dicono: “bisogna andare a trovare le comunità che stanno dall’altra parte del Lago”. E quindi si impara ad andare in un battellino. Io poi non so nemmeno nuotare. A un certo punto, bisogna lasciare il battellino e entrare in una piroga. Semplice a parole, ma non in pratica. Bisogna prendere il tempo giusto, altrimenti si finisce in acqua. Poi arrivando a riva, bisogna saltare al momento giusto, altrimenti ci si lava i piedi.
Imparare a capire che siamo nei villaggi del lago. Niente luce, solo lampade a petrolio. Niente doccia, ci si lava buttandosi un secchiello d’acqua sulla schiena. Si mangia tutti insieme, anche se a te riservano un piatto particolare. Si accetta quello che ci danno. Il menù è il solito: riso o manioca, pesce secco e…tanta fantasia.
Alla sera, dopo tanti discorsi, vai a dormire e hai diritto a un bel letto di legno, dove sarai visitato, ma non sempre, dai topi che vanno alla ricerca del pesce nelle capanne vicine.
Ultima lezione, la più interessante. Quando vai a visitare le comunità della montagna, ti capiterà di arrivare vicino a un fiumiciattolo. Il ponte non è previsto, ma un lungo tronco con due corde ai lati ti aspetta. Loro passano velocemente. Invece, dovendo andare dall’altra parte, mi sono seduto con le gambe a cavalcioni e piano piano sono andato a raggiungere i miei accompagnatori. Piccolo particolare insignificante: se avessi perso l’equilibro, sarei finito in acqua e mi avrebbero, forse, trovato nel lago. Ma se non fossi stato molto fortunato, avrebbero dovuto anche chiedere ai coccodrilli di aprire gentilmente la loro bocca…
Non si finisce mai di imparare. E allora, qualche volta è bello sognare: quando sarà la prossima lezione?
Immagine in evidenza
- Foto di p. Giovanni Piumatti
