La Parabola del ricco epulone e di Lazzaro: vivere solo per sé stessi?

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16 Agosto 2025

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Immagine creata digitalmente da spazio + spadoni

Dal libro “Mashàl”, una parabola che ci invita a guardarci dentro e preoccuparci degli altri. Il riassunto e il testo integrale

Tra le parabole più forti e dirette raccontate da Gesù, quella del ricco epulone e del povero Lazzaro – riportata dall’evangelista Luca – è una vera scossa al cuore. Un invito a fermarci, guardarci dentro, e chiederci: che posto ha l’altro nella mia vita?

Questa parabola è rivolta ai farisei, ma oggi potrebbe essere rivolta a noi. A chi vive in un mondo dove il consumo e il benessere individuale rischiano di diventare idoli. A chi – immerso in uno stile di vita opulento – smette di vedere ciò che accade alla porta di casa. Il rischio più grande non è avere molto, ma vivere solo per sé, chiusi nel proprio mondo, ciechi davanti al bisogno altrui.

Due vite, due mondi

Luca tratteggia con poche pennellate due figure contrastanti: un uomo ricco, anonimo, e un povero che invece ha un nome – Lazzaro, che significa “Dio aiuta”. Il ricco vive nel lusso, preoccupato solo del suo cibo, dei suoi abiti, del suo piacere. Non ha spazio per altri. Nemmeno si accorge del mendicante alla sua porta, coperto di piaghe, affamato. Non lo vede. Eppure è lì, ogni giorno.

Lazzaro non chiede nulla. Sta in silenzio. Solo i cani, simbolo di disprezzo all’epoca, sembrano avere compassione per lui. È una scena paradossale: chi è considerato “impuro” ha pietà, mentre l’uomo “realizzato” vive senza cuore.

L’aldilà: la grande inversione

Poi la morte, che azzera tutto. Le posizioni si ribaltano. Il ricco finisce in un luogo di tormento; Lazzaro è accolto nel seno di Abramo, un’immagine biblica che indica consolazione e pace eterna.

È qui che il ricco vede, per la prima volta, Lazzaro. Solo dopo morto. Solo quando non può più fare nulla. E ancora – incredibilmente – cerca di usare Lazzaro per i suoi scopi: vuole che gli porti un po’ d’acqua, o che vada ad avvisare i suoi fratelli. Ma la risposta di Abramo è netta: “Hanno Mosè e i Profeti, ascoltino loro”. Cioè: hanno la Parola. Quella basta.

Non servono miracoli, servono orecchie e cuore aperti.

Una parabola per la missione

Per chi vive la missione come stile di vita, questa parabola è uno specchio impegnativo. Ci chiede:

  • Chi è il Lazzaro alla mia porta oggi?

  • Cosa faccio del mio tempo, dei miei beni, della mia attenzione?

  • Quali parole o opere di misericordia ho per chi è invisibile, ferito, dimenticato?

La Parola di Dio non ci lascia tranquilli. Ci provoca, ci scuote, ci invita a non sprecare la vita. A non vivere da “ricchi senza nome”, senza traccia, ma da figli e figlie che riconoscono nell’altro il volto di Cristo.

Ricordarsi dei dimenticati – come fa Dio – è fare spazio nel cuore alla misericordia, alla giustizia, alla condivisione. È scegliere di vivere con sobrietà, liberi dall’egoismo, per essere davvero disponibili agli altri.

LEGGI IL TESTO INTEGRALE

Leggi anche l’intervista di Luigi Spadoni a suor Palmarita Guida

SEGUI LE ALTRE PARABOLE DEL LIBRO

Fonte

  • Guida Palmarita, Mashàl. Le parabole: profumo di misericordia, Gribaudi editore, pp. 77-81

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Dal libro “Mashàl”, una parabola che ci invita a guardarci dentro e preoccuparci degli altri. Il riassunto e il testo integrale

Tra le parabole più forti e dirette raccontate da Gesù, quella del ricco epulone e del povero Lazzaro – riportata dall’evangelista Luca – è una vera scossa al cuore. Un invito a fermarci, guardarci dentro, e chiederci: che posto ha l’altro nella mia vita?

Questa parabola è rivolta ai farisei, ma oggi potrebbe essere rivolta a noi. A chi vive in un mondo dove il consumo e il benessere individuale rischiano di diventare idoli. A chi – immerso in uno stile di vita opulento – smette di vedere ciò che accade alla porta di casa. Il rischio più grande non è avere molto, ma vivere solo per sé, chiusi nel proprio mondo, ciechi davanti al bisogno altrui.

Due vite, due mondi

Luca tratteggia con poche pennellate due figure contrastanti: un uomo ricco, anonimo, e un povero che invece ha un nome – Lazzaro, che significa “Dio aiuta”. Il ricco vive nel lusso, preoccupato solo del suo cibo, dei suoi abiti, del suo piacere. Non ha spazio per altri. Nemmeno si accorge del mendicante alla sua porta, coperto di piaghe, affamato. Non lo vede. Eppure è lì, ogni giorno.

Lazzaro non chiede nulla. Sta in silenzio. Solo i cani, simbolo di disprezzo all’epoca, sembrano avere compassione per lui. È una scena paradossale: chi è considerato “impuro” ha pietà, mentre l’uomo “realizzato” vive senza cuore.

L’aldilà: la grande inversione

Poi la morte, che azzera tutto. Le posizioni si ribaltano. Il ricco finisce in un luogo di tormento; Lazzaro è accolto nel seno di Abramo, un’immagine biblica che indica consolazione e pace eterna.

È qui che il ricco vede, per la prima volta, Lazzaro. Solo dopo morto. Solo quando non può più fare nulla. E ancora – incredibilmente – cerca di usare Lazzaro per i suoi scopi: vuole che gli porti un po’ d’acqua, o che vada ad avvisare i suoi fratelli. Ma la risposta di Abramo è netta: “Hanno Mosè e i Profeti, ascoltino loro”. Cioè: hanno la Parola. Quella basta.

Non servono miracoli, servono orecchie e cuore aperti.

Una parabola per la missione

Per chi vive la missione come stile di vita, questa parabola è uno specchio impegnativo. Ci chiede:

  • Chi è il Lazzaro alla mia porta oggi?

  • Cosa faccio del mio tempo, dei miei beni, della mia attenzione?

  • Quali parole o opere di misericordia ho per chi è invisibile, ferito, dimenticato?

La Parola di Dio non ci lascia tranquilli. Ci provoca, ci scuote, ci invita a non sprecare la vita. A non vivere da “ricchi senza nome”, senza traccia, ma da figli e figlie che riconoscono nell’altro il volto di Cristo.

Ricordarsi dei dimenticati – come fa Dio – è fare spazio nel cuore alla misericordia, alla giustizia, alla condivisione. È scegliere di vivere con sobrietà, liberi dall’egoismo, per essere davvero disponibili agli altri.

LEGGI IL TESTO INTEGRALE

Leggi anche l’intervista di Luigi Spadoni a suor Palmarita Guida

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Fonte

  • Guida Palmarita, Mashàl. Le parabole: profumo di misericordia, Gribaudi editore, pp. 77-81

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