Contro il traffico di persone. Accoglienza e liberazione

Su Missioni Consolata, un articolo su suor Maresa Sabena, che da trent’anni aiuta donne vittime della tratta e della prostituzione forzata
di Luca Lorusso
Ha conosciuto centinaia di donne, soprattutto nigeriane, vittime di tratta e sfruttamento sessuale, suor Maresa Sabena, missionaria della Consolata, 90 anni in questo 2025.
Negli ultimi trent’anni ne ha aiutate molte a uscire dalla loro condizione di schiavitù e ritrovare la propria identità e dignità. Lo ha fatto nel contesto del grande lavoro svolto dall’Ufficio pastorale migranti (Upm) dell’arcidiocesi di Torino: un insieme di centinaia di persone che, per lavoro, o per volontariato, si occupano dei migranti che si trovano nel territorio torinese e che, per vari motivi, si rivolgono a loro.
Dolcezza e fermezza
Incontriamo suor Maresa nella Casa Madre dell’Istituto delle Missionarie della Consolata, in via Coazze 1, a Torino.
Ci accoglie in portineria con un sorriso gentile incorniciato dal velo grigio, e ci conduce in una stanza luminosa e dal soffitto alto dove ci fa accomodare.
I suoi gesti garbati, ma chiari e decisi, la sua voce delicata, ma ferma, ci fanno intravvedere un carattere dolce e forte allo stesso tempo: quello che serve per ascoltare le centinaia di donne vittime di tratta e per affrontare i pericoli che può comportare la loro liberazione, spesso ottenuta tramite la denuncia degli sfruttatori.
Oggi suor Maresa fa un’opera soprattutto di accoglienza e di ascolto, ma c’è stato un tempo nel quale era abituata a trattare con forze dell’ordine, tribunali, sfruttatori, percorsi di protezione per le donne che denunciavano.
I primi vent’anni di missione
Curiosi di conoscere il suo percorso, le chiediamo di darci qualche coordinata per capire chi è: «Sono nata nel 1935 a Savigliano (Cn). Ero figlia unica. Ho studiato a Pinerolo (To) dove la mia famiglia si era trasferita.
Io desideravo la missione. Nel 1956, allora, sono venuta a Torino per presentarmi alle Missionarie della Consolata.
Ho fatto la prima professione nel ’59 e, dopo due giorni, sono entrata nell’amministrazione generale a Grugliasco (To) dove sono rimasta per quasi vent’anni aiutando nelle opere delle missionarie nel mondo. Ricordo in particolare il tempo della guerra in Mozambico. È stato un periodo di lavoro molto intenso per far arrivare gli aiuti alle consorelle».
Fonte
Immagine
Su Missioni Consolata, un articolo su suor Maresa Sabena, che da trent’anni aiuta donne vittime della tratta e della prostituzione forzata
di Luca Lorusso
Ha conosciuto centinaia di donne, soprattutto nigeriane, vittime di tratta e sfruttamento sessuale, suor Maresa Sabena, missionaria della Consolata, 90 anni in questo 2025.
Negli ultimi trent’anni ne ha aiutate molte a uscire dalla loro condizione di schiavitù e ritrovare la propria identità e dignità. Lo ha fatto nel contesto del grande lavoro svolto dall’Ufficio pastorale migranti (Upm) dell’arcidiocesi di Torino: un insieme di centinaia di persone che, per lavoro, o per volontariato, si occupano dei migranti che si trovano nel territorio torinese e che, per vari motivi, si rivolgono a loro.
Dolcezza e fermezza
Incontriamo suor Maresa nella Casa Madre dell’Istituto delle Missionarie della Consolata, in via Coazze 1, a Torino.
Ci accoglie in portineria con un sorriso gentile incorniciato dal velo grigio, e ci conduce in una stanza luminosa e dal soffitto alto dove ci fa accomodare.
I suoi gesti garbati, ma chiari e decisi, la sua voce delicata, ma ferma, ci fanno intravvedere un carattere dolce e forte allo stesso tempo: quello che serve per ascoltare le centinaia di donne vittime di tratta e per affrontare i pericoli che può comportare la loro liberazione, spesso ottenuta tramite la denuncia degli sfruttatori.
Oggi suor Maresa fa un’opera soprattutto di accoglienza e di ascolto, ma c’è stato un tempo nel quale era abituata a trattare con forze dell’ordine, tribunali, sfruttatori, percorsi di protezione per le donne che denunciavano.
I primi vent’anni di missione
Curiosi di conoscere il suo percorso, le chiediamo di darci qualche coordinata per capire chi è: «Sono nata nel 1935 a Savigliano (Cn). Ero figlia unica. Ho studiato a Pinerolo (To) dove la mia famiglia si era trasferita.
Io desideravo la missione. Nel 1956, allora, sono venuta a Torino per presentarmi alle Missionarie della Consolata.
Ho fatto la prima professione nel ’59 e, dopo due giorni, sono entrata nell’amministrazione generale a Grugliasco (To) dove sono rimasta per quasi vent’anni aiutando nelle opere delle missionarie nel mondo. Ricordo in particolare il tempo della guerra in Mozambico. È stato un periodo di lavoro molto intenso per far arrivare gli aiuti alle consorelle».
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