Lo specifico della Rivelazione cristiana su Dio, già adombrata nell’Antico Testamento ma poi esplicitata nel Nuovo da Gesù stesso, che della Scrittura è esegesi definitiva, è che Dio è unico, ma che non è un solitario: l’Altissimo è comunione di Persone, è interrelazione, è comunità, anzi “la migliore comunità” (L. Boff): come più volte ha detto Giovanni Paolo II, “Dio è famiglia”.
Troppo poco abbiamo riflettuto sulla dimensione trinitaria di Dio, impoverendo e distorcendo la nostra fede. La contemplazione del mistero trinitario non è elemento secondario della nostra vita, pura speculazione da teologi, ma è per noi piena di risvolti pratici: ci cambia la vita!
Per troppi anni considerare Dio come un solitario, quale ce lo avevano presentato i filosofi, ci ha spesso portati, in campo politico, ai totalitarismi, dove uno solo comanda, come Dio è l’unico Signore.
In campo religioso, spesso ha determinato forme di autoritarismo, che non danno valore al dialogo, all’ascolto, alla collaborazione, alla ricerca comune, che non sottolineano a sufficienza la dimensione comunitaria della fede, esasperando invece quella individuale.
In campo sociale, molte volte ci ha indotti al paternalismo, sottovalutando la partecipazione di tutti, la collaborazione.
Nella vita familiare, sovente questa concezione ha portato alla visione della famiglia come semplice somma di individualità, e non comunione profonda di persone, e talora ha sostenuto il maschilismo, dove al maschio tocca il comando, e alla donna la completa subordinazione.
Al principio di tutto non c’è però la solitudine: c’è la comunione, il dialogo. Non possiamo pensare il Padre senza il Figlio e lo Spirito Santo, che nella Prima Lettura è identificato con la Sapienza (Pr 8,22-31), e nella Seconda con l’Amore stesso di Dio (Rm 5,1-5). Tra i tre c’è una meravigliosa e continua dinamica d’amore: i teologi parlano, per esprimere questo mistero di comunione, di “pericoresi”, che significa, in senso statico, che ogni Persona contiene le altre, le inabita, perché ogni Persona divina esiste solo nelle altre, con le altre, dalle altre e per le altre (“circuminsessione”); in senso dinamico, significa che ogni Persona interpenetra attivamente le altre, in un dono ed un interscambio vicendevole continuo (“circumincessione”). Nella Trinità non c’è però solo un dono reciproco (“missio ad intra”), ma l’amore trabocca all’esterno, nella creazione e nella salvezza del mondo (“missio ad extra”).
LA FAMIGLIA IMMAGINE DELLA TRINITÀ
Questo Dio-Comunità, Famiglia, modella l’umanità a sua immagine e somiglianza. Lo afferma la fonte sacerdotale della Genesi (Gn 1,26-28), del VI sec. a. C.: “Dio creò l’adam a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gn 1,27). In questo versetto la Bibbia ci fa veramente una rivelazione-bomba: essa proclama anzitutto che l’adam è immagine (“selem”), cioè la riproduzione, il ritratto, la copia concreta, potremmo dire la statua, la fotografia, e somiglianza (“demut”), cioè la corrispondenza più in senso spirituale, di Dio stesso.
Ma il versetto specifica anche che l’adam è formato dal maschio (“zakhar”) e dalla femmina (“neqebhah”): fondamentale è il passaggio dal pronome singolare (“‘oto”) a quello plurale (“otam”): “Dio creò l’adam, a immagine di Dio «lo» creò, maschio e femmina «li» creò” (Gn 1,27). “Secondo il ritmo poetico, regolato dalla legge del parallelismo, in questo caso chiasmatico progressivo… è evidente che il parallelo di «immagine» è «maschio e femmina», cioè l’uomo nella sua bipolarità sessuale. Soltanto l’umanità come maschilità e femminilità diventa la vera effige di Dio, la sua statua vivente” (G. Ravasi).
Quindi l’adam creato a immagine e somiglianza di Dio è l’unione dell’uomo e della donna, è la coppia! Non l’uomo solo, non la donna sola, ma l’insieme dei due è immagine di Dio! La coppia è immagine e somiglianza di Dio! È una rivelazione sconvolgente, su cui non si è forse riflettuto abbastanza. Eppure essa dà uno spessore particolare alla vita coniugale, chiamandola a fondarsi sulla natura trinitaria di Dio stesso e ad esserne segno. “«Dio ha creato Adamo ed Eva per il massimo di amore tra loro, riflesso del mistero dell’unità divina» (Teofilo d’Antiochia). Quindi è l’uomo coniugale quello che costituisce l’immagine del Dio trino, e il dogma trinitario è l’archetipo divino, l’icona della comunità coniugale” (P. Evdokimov).
Ne deriva che “l’unità e l’indissolubilità del matrimonio sono in stretta relazione con il fatto che celebrare il matrimonio significa celebrare l’amore della Trinità” (M. M. Peque).
Santissima Trinità
il:
– di:
Letture: Pr 8,22-31; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15
DIO È TRINITÀ
Lo specifico della Rivelazione cristiana su Dio, già adombrata nell’Antico Testamento ma poi esplicitata nel Nuovo da Gesù stesso, che della Scrittura è esegesi definitiva, è che Dio è unico, ma che non è un solitario: l’Altissimo è comunione di Persone, è interrelazione, è comunità, anzi “la migliore comunità” (L. Boff): come più volte ha detto Giovanni Paolo II, “Dio è famiglia”.
Troppo poco abbiamo riflettuto sulla dimensione trinitaria di Dio, impoverendo e distorcendo la nostra fede. La contemplazione del mistero trinitario non è elemento secondario della nostra vita, pura speculazione da teologi, ma è per noi piena di risvolti pratici: ci cambia la vita!
Per troppi anni considerare Dio come un solitario, quale ce lo avevano presentato i filosofi, ci ha spesso portati, in campo politico, ai totalitarismi, dove uno solo comanda, come Dio è l’unico Signore.
In campo religioso, spesso ha determinato forme di autoritarismo, che non danno valore al dialogo, all’ascolto, alla collaborazione, alla ricerca comune, che non sottolineano a sufficienza la dimensione comunitaria della fede, esasperando invece quella individuale.
In campo sociale, molte volte ci ha indotti al paternalismo, sottovalutando la partecipazione di tutti, la collaborazione.
Nella vita familiare, sovente questa concezione ha portato alla visione della famiglia come semplice somma di individualità, e non comunione profonda di persone, e talora ha sostenuto il maschilismo, dove al maschio tocca il comando, e alla donna la completa subordinazione.
Al principio di tutto non c’è però la solitudine: c’è la comunione, il dialogo. Non possiamo pensare il Padre senza il Figlio e lo Spirito Santo, che nella Prima Lettura è identificato con la Sapienza (Pr 8,22-31), e nella Seconda con l’Amore stesso di Dio (Rm 5,1-5). Tra i tre c’è una meravigliosa e continua dinamica d’amore: i teologi parlano, per esprimere questo mistero di comunione, di “pericoresi”, che significa, in senso statico, che ogni Persona contiene le altre, le inabita, perché ogni Persona divina esiste solo nelle altre, con le altre, dalle altre e per le altre (“circuminsessione”); in senso dinamico, significa che ogni Persona interpenetra attivamente le altre, in un dono ed un interscambio vicendevole continuo (“circumincessione”). Nella Trinità non c’è però solo un dono reciproco (“missio ad intra”), ma l’amore trabocca all’esterno, nella creazione e nella salvezza del mondo (“missio ad extra”).
LA FAMIGLIA IMMAGINE DELLA TRINITÀ
Questo Dio-Comunità, Famiglia, modella l’umanità a sua immagine e somiglianza. Lo afferma la fonte sacerdotale della Genesi (Gn 1,26-28), del VI sec. a. C.: “Dio creò l’adam a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gn 1,27). In questo versetto la Bibbia ci fa veramente una rivelazione-bomba: essa proclama anzitutto che l’adam è immagine (“selem”), cioè la riproduzione, il ritratto, la copia concreta, potremmo dire la statua, la fotografia, e somiglianza (“demut”), cioè la corrispondenza più in senso spirituale, di Dio stesso.
Ma il versetto specifica anche che l’adam è formato dal maschio (“zakhar”) e dalla femmina (“neqebhah”): fondamentale è il passaggio dal pronome singolare (“‘oto”) a quello plurale (“otam”): “Dio creò l’adam, a immagine di Dio «lo» creò, maschio e femmina «li» creò” (Gn 1,27). “Secondo il ritmo poetico, regolato dalla legge del parallelismo, in questo caso chiasmatico progressivo… è evidente che il parallelo di «immagine» è «maschio e femmina», cioè l’uomo nella sua bipolarità sessuale. Soltanto l’umanità come maschilità e femminilità diventa la vera effige di Dio, la sua statua vivente” (G. Ravasi).
Quindi l’adam creato a immagine e somiglianza di Dio è l’unione dell’uomo e della donna, è la coppia! Non l’uomo solo, non la donna sola, ma l’insieme dei due è immagine di Dio! La coppia è immagine e somiglianza di Dio! È una rivelazione sconvolgente, su cui non si è forse riflettuto abbastanza. Eppure essa dà uno spessore particolare alla vita coniugale, chiamandola a fondarsi sulla natura trinitaria di Dio stesso e ad esserne segno. “«Dio ha creato Adamo ed Eva per il massimo di amore tra loro, riflesso del mistero dell’unità divina» (Teofilo d’Antiochia). Quindi è l’uomo coniugale quello che costituisce l’immagine del Dio trino, e il dogma trinitario è l’archetipo divino, l’icona della comunità coniugale” (P. Evdokimov).
Ne deriva che “l’unità e l’indissolubilità del matrimonio sono in stretta relazione con il fatto che celebrare il matrimonio significa celebrare l’amore della Trinità” (M. M. Peque).
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Ascensione
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V Domenica Di Pasqua Anno C
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