Vangelo di domenica 08 giugno: Pentecoste: Giovanni 14, 15-16.23b-26

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2 Giugno 2025

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Gv 14,15-16.23-26

 

15 Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16 Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre… 23b «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25 Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 26 Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

 

DIRE LO SPIRITO NELLA SCRITTURA

La parola ebraica per indicare lo spirito è “rùah”, che nell’Antico Testamento greco viene tradotta in “pneuma” 264 volte su 377 (negli altri casi viene resa con “ànemos”). “Rùah” può significare il vento (Gen 8,1; Am 4,13; Sl 104,4…), che appare, misterioso com’è, come direttamente prodotto da Dio; oppure designa il respiro, l’energia vitale (Zc 12,1; Is 42,5…) o l’animo nei suoi vari stati (Gn 41,8; 1 Sam 1,15; Sl 51,14…): ma in ogni caso Dio ne sta all’origine, perché egli è il “Dio degli spiriti che sono in ogni carne” (Nm 16,22; 27,16; cfr Gb 12,10). Nella “rùah” quindi, sia in senso cosmologico (il vento) che antropologico (lo spirito vitale), si manifesta la prodigiosa presenza di Dio stesso. Nel Nuovo Testamento, per esprimere il vento si usa “ànemos” o “pnoè” (Mc 4,37; At 2,2), eccetto che nel famoso detto di Gesù a Nicodemo, a proposito della rinascita secondo lo Spirito (Gv 3,8); in genere quindi “pneuma” designa nei sinottici o lo Spirito stesso di Dio (Mc 1,10.12; Lc 10,21; 11,13…) o gli spiriti impuri (Mc 1,26; 3,22-20…); negli Atti è un essere autonomo dotato di azione propria (At 2,4) o una forza divina che pervade l’uomo (At 6,3.5; 11,24…); in Paolo e in Giovanni è lo spirito dell’uomo, ma posto in esso da Dio, contrapposto alla “carne” (Rm 8,2-13; Gal 5,17; Gv 3,6; 6,63…), o lo Spirito di Dio personificato (Rm 8,9.15; Gal 4,6; Gv 14,16-26; 15,26; 16,13), o il dono divino dato agli uomini (Rm 5,5; 1 Cor 2,12).

Nella maggior parte dei casi nella Bibbia, lo Spirito è quindi rappresentato come una forza, che però ha una propria attività intellettuale. “La personalità divina dello Spirito Santo è invece chiaramente affermata nei passi in cui viene nominato accanto al Padre o insieme con Cristo Signore, per cui il concetto di personificazione letteraria sarebbe un controsenso: è il caso, in particolare, delle formule trinitarie, come Mt 28,19; 1 Cor 12,4-6; 2 Cor 13,13, ecc.. Ma è soprattutto nel quarto Vangelo che lo Spirito santo viene descritto nei contorni di una persona divina, distinta dal Padre e dal Figlio… Molto significativo, in questo senso, l’uso del pronome maschile «ekèinos», «egli» (Gv 16,8-15), benché il soggetto «pneuma» sia neutro” (E. Kamlah).

In ogni caso, è impossibile vedere lo Spirito, ma lo si coglie dal suo agire: se ne “sente la voce”, anche se non se ne sa “né donde viene, né dove va” (Gv 3,8).

VENI, CREATOR SPIRITUS

Noi siamo abituati a pensare la creazione come opera solo del Padre: niente di più sbagliato: la creazione infatti è evento Trinitario. Ad essa partecipa non solo il Padre, ma anche il Figlio: “Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto di ciò che esiste” (Gv 1,3; cfr 1 Cor 8,6; Col 1,15-17; Ef 1,3-4; Eb 1,2…); e vi prende parte anche lo Spirito Santo, che fin dall’inizio aleggia sulle acque (Gn 1,2) e che tutto crea: “Con la parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera” (Sl 33,6).

Non solo lo Spirito ha partecipato alla creazione primordiale, ma continuamente ci crea, facendoci sussistere in ogni momento: “Togli il loro Spirito ed essi muoiono… Mandi il tuo Spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra” (Sl 104,29-30); “Se egli… richiamasse il suo Spirito a sé e a sé ritraesse il suo soffio, ogni carne morirebbe all’istante e l’uomo ritornerebbe in polvere” (Gb 34,14-15); “«Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano»… E lo Spirito entrò in essi e ritornarono in vita” (Ez. 37,9-10); “Farò entrare in voi il mio Spirito e rivivrete” (Ez 37,14). Non dimentichiamo mai che il concetto cristiano di creazione ex nihilo implica la sua assoluta gratuità: Dio ci crea solo per amore, per avere in noi un partner d’amore. Ed è per questo che lo Spirito Santo, che è l’Amore di Dio, ha un ruolo fondamentale nel nostro esistere in ogni istante. Immersa nel mistero dell’Amore di Dio, la vita dell’uomo, anche se segnata dalla malattia, dalla sofferenza, dal peccato, ha in ogni caso un significato, perché è dono d’amore; è pervasa da una Forza intrinseca che sempre la sostiene e la consola, lo Spirito d’Amore di Dio; e ha una direzione precisa: rispondere nell’amore all’offerta di Dio, innamorato follemente degli uomini. Questo fonda la nostra gioiosa “speranza che non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostro cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).

“Il tuo Spirito incorruttibile è in tutte le cose” (Sap 12,1): è questa la percezione chiara che tanti popoli, nella loro storia, hanno sempre avuto: “ruah” per gli ebrei, “pneuma” per i greci, “spiritus” per i latini, “mana” per i melanesiani, “wakan” per i pellirosse dakota, “shi” per i cinesi, “ki” per gli asiatici, “axè” per talune genti africane… Lo Spirito è “realtà energetica che riempie gli spazi cosmici in espansione…, è l’ambiente vitale, la biosfera… Poiché la biosfera è intimamente legata all’idrosfera, alla litosfera e alla geosfera, possiamo concludere, che la «ruah», come dicono le Scritture, «riempie l’universo»” (Sap 1,7)” (L. Boff). Lo Spirito è la forza cosmica, è l’energia che preside alla cosmogenesi fin da quando aleggiava sulle acque del caos originario (Gn 1,2).

Dire allora che “Dio è Spirito” (Gv 4,24) significa uscire dalla concezione statica di un Dio “motore immobile” di aristotelica memoria per passare a contemplare un Dio che è forza dirompente, esplosione, passione, energia, e al contempo meraviglioso ordine e razionalità sottesi a tutto l’universo, regola dinamica dell’esistenza dell’infinitamente grande (lo scorrere delle stagioni, i moti degli astri…) e dell’infinitamente piccolo (la vita della cellula, dell’atomo, dei protoni e dei neutroni…).

Siamo qui al vero fondamento di una teologia dell’ecologia: “si tratti di energie primordiali, di galassie e di conglomerati di galassie, di miliardi di stelle con i rispettivi pianeti, di esseri organici e inorganici, di esseri intelligenti ed estremamente complessi: tutti provengono dal medesimo Spirito che tutti compenetra, infondendo movimento e irradiazione e colmandoli di promesse da compiersi in futuro” (L. Boff). Lo Spirito è “ubique diffusus, transfusus e circumfusus”, come dicevano i Padri della Chiesa. Il mondo quindi è pieno di Spirito, che emerge nei fiumi, nelle montagne, nei venti, nelle città, negli animali, negli uomini. Una poesia orientale ben lo esprime: “Lo Spirito dorme nella pietra, sogna nel fiore, si sveglia nell’animale e sa di essere sveglio nell’essere umano”.

Siamo ben lungi, sia chiaro, dai vari panteismi, cioè non stiamo dicendo che tutto è Dio: siamo piuttosto di fronte a un “pan- en – teismo”, cioè alla presenza permanente dello Spirito in tutte le cose: presenza vera, profonda, al punto che lo Spirito si è anch’egli, come il Figlio, autoesiliato nella creazione, e con essa gioisce e soffre, geme e aspetta la liberazione finale (Rm 8,19-24). Tutto quindi ci parla dello Spirito, tutto ce lo annuncia: e noi dobbiamo diventare capaci di scorgerlo nell’energia germinale del cosmo, nella vita delle piante e degli animali, nell’essere umano che ne è portatore in maniera particolare, non solo come Spirito vitale ma, unico, come Spirito infuso “a immagine e somiglianza” di Dio stesso (Gn 1,27; 2,7); e soprattutto nei profeti, nei leaders carismatici, nei Santi, negli artisti e nei poeti, in quelle persone che riconosciamo “ispirate”, con una speciale “presenza di Spirito”. Ancora, dobbiamo contemplare lo Spirito in tutto ciò che è novità e freschezza (Gn 1,2; Mt 1,20; Rm 1,4; 1 Tm 3,16; At 2,32), forza di sintesi e di unità, e al contempo energia di differenziazione e di pluralismo (1 Cor 12,7-13), in tutto ciò che è comunicazione e relazione (At 2,11), che è capacità di significazione profonda e di trascendenza (Gv 6,63).

Per cogliere lo Spirito, dobbiamo diventare capaci di estasi e di entusiamo: estasi che non è alzarsi da terra di mezzo metro, ma che è saper “uscire da noi stessi” per contemplare il miracolo presente in un’ alba in montagna, nel colore dei fiori, nel sorriso di un bimbo, nell’incontro con un amico; e tutto ci deve diventare “miraculum”, “cosa da ammirare”, in cui intuiamo la Presenza dello Spirito: di questa “Spiritualità” è fulgido esempio San Francesco, che predicava ai fiori, ai fiumi, ai venti, ai pesci e agli uccelli, che invitava la cicala a pregare con lui, che rifocillava persino i vermi e le api stremate dal freddo, che considerava “fratelli” e “sorelle” tutte le creature, anche le tribolazioni e le sofferenze. Entusiasmo poi, come dice la parola stessa, significa “possedere Dio dentro”: “èntheos” è colui che è inabitato da Dio: avere entusiasmo è lasciarsi guidare dall’energia creativa e vivificante dello Spirito che è in noi (Gv 14,16-17; Rm 8,9-11; 1 Cor 3,16). E se lo Spirito è vita, opposto della vita non è la materia, ma la morte: “Spiritualità” sarà allora orientare con passione tutta la propria esistenza a contrapporsi alla logica di morte presente nel mondo attuale, impegnandosi a promuovere ogni forma di vita, di tutti e in ogni occasione, a partire da quelle vite più minacciate e oppresse, in cui lo Spirito Santo “è abbattuto” e “rattristato” (1 Ts 5,19; Ef 4,30).

Buona Misericordia a tutti!

Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.

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