Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Il lebbroso giuridicamente era considerate un morto: guarire un lebbroso era operare una resurrezione; guarire un lebbroso era un gesto che annunciava l’avvento del Messia. Inoltre il lebbroso è un impuro che non aveva eguali: “44 Quel tale è un lebbroso; è immondo e lo dovrà dichiarare immondo; la piaga è sul suo capo. 45 Il lebbroso colpito dalla lebbra porterà vesti strappate e il capo scoperto, si coprirà la barba e andrà gridando: «Immondo! Immondo!». 46 Sarà immondo finché avrà la piaga; è immondo, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento” (Lev 13,45-46).
Gesù infrange la Legge di suo Padre, la Torah, la Legge del Vecchio Testamento: tocca un intoccabile, compie un gesto rivoluzionario. Guardiamo a questo Gesù eversivo, che fa la fila con i peccatori, che si fa servire dalle donne, che sceglie lui i discepoli, che tocca gli intoccabili.
Arriva il lebbroso, si inginocchia e dice: “Se vuoi, puoi guarirmi”. La Fede è la condizione per il miracolo. Bellissimo! Non è il miracolo che produce la Fede, il miracolo non è propaganda per far credere, ma è aderendo a Cristo, è inginocchiandomi davanti a lui che sono guarito dalla mia lebbra.
“Mosso a compassione stese la mano”(v. 41): il verbo è splanchnisthèis, versione greca dell’ebraico rehamin, termine che propriamente esprime le viscere, la sede delle emozioni, il nostro “cuore”: è una forma plurale di réhèm, il seno materno, l’utero femminile. E’ il sentimento spontaneo che nasce dal legame di paternità, di maternità o di fraternità (Sl 103,13; Ger 31,20; Is 63,15-16).
Di fronte ad ogni infermità o bisogno, Gesù “si commuove”, “sente compassione”. Sono termini molto forti, che ritroviamo nei Vangeli per esprimere i sentimenti del Signore di fronte al lebbroso (Mc 1,41), alle folle senza guida e affamate (Mc 6,34; 8,2), alla gente che non ce la fa più (Mt 9,36), ai malati (Mt 14, 14), alla vedova di Naim (Lc 7,13)… E’ sempre usato il verbo splanchnìzomai, che indica commozione viscerale, che richiama l’utero materno: è il fremito di una madre per i suoi figli, è un’emozione intensissima.
Scriveva Papa Giovanni Paolo II: “Soprattutto con il suo stile di vita e con le sue azioni, Gesù ha rivelato come nel mondo in cui viviamo è presente l’amore, l’amore operante, l’amore che si rivolge all’uomo e abbraccia tutto ciò che forma la sua umanità. Tale amore si fa particolarmente notare nel contatto con la sofferenza, l’ingiustizia, la povertà, con tutta la condizione umana storica, che in vari modi manifesta la limitatezza e la fragilità dell’uomo, sia fisica che morale. Proprio questo manifestarsi dell’amore divino viene denominato, nel linguaggio biblico, misericordia”.
Gesù rifiuta chi lo accetta come glorioso taumaturgo, senza avere compreso prima la logica della croce. Anche i poveri, anche gli oppressi, anche i lebbrosi, devono capire questa logica. La povertà ha valore in sé, ha valore di distacco: anche il povero è chiamato a questa logica della croce.
Ma il lebbroso disubbidisce a Gesù Cristo che gli ha detto di stare zitto, e “allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte”.
Bellissimo, quasi umoristico: i poveri, gli emarginati diventano i primi apostoli. Quest’uomo che è stato liberato dal Signore ha fatto un apostolato, una propaganda tale che Gesù non poteva più entrare in città. Che possiamo anche noi essere talmente conquistati dalla salvezza del Signore da diventarne araldi e testimoni irrefrenabili!
Dobbiamo ricordare che sono i poveri che ci evangelizzano. Sono loro che ci insegnano il valore della vita, il valore del sorriso, la condivisione, lo stare insieme, la fedeltà al Signore, lo stupirsi di fronte alla Parola. Talora sono proprio quelli che emarginiamo che ci salvano: la pietra scartata che diventa testata d’angolo. Stare con i poveri non è paternalismo: i poveri possono diventare per noi i primi annunciatori del Vangelo.
“Se ne stava fuori, in luoghi deserti” (v. 45): questo è un grande ammonimento anche per noi. La Chiesa non deve sempre avere una parola per tutto. Deve saper tacere per annunciare un Mistero celato, un Dio nascosto; deve sapere annunciare un Dio che se ne va nel deserto invece di andare a fare i miracoli, un Dio la cui logica non è la nostra logica.
Questo Dio non è nostro: noi siamo di Dio. Noi apparteniamo a Dio, è lui che guida la storia.
Un augurio che possiamo farci è che sappiamo stare con Dio nel silenzio del suo deserto, per essere unificati interiormente dalle nostre schizofrenie, liberati dai nostri demoni, e diventare quindi annunciatori gioiosi, con gesti concreti, del Regno che viene.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
Vangelo di Domenica 14 Febbraio: Marco 1, 40-45
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Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Il lebbroso giuridicamente era considerate un morto: guarire un lebbroso era operare una resurrezione; guarire un lebbroso era un gesto che annunciava l’avvento del Messia. Inoltre il lebbroso è un impuro che non aveva eguali: “44 Quel tale è un lebbroso; è immondo e lo dovrà dichiarare immondo; la piaga è sul suo capo. 45 Il lebbroso colpito dalla lebbra porterà vesti strappate e il capo scoperto, si coprirà la barba e andrà gridando: «Immondo! Immondo!». 46 Sarà immondo finché avrà la piaga; è immondo, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento” (Lev 13,45-46).
Gesù infrange la Legge di suo Padre, la Torah, la Legge del Vecchio Testamento: tocca un intoccabile, compie un gesto rivoluzionario. Guardiamo a questo Gesù eversivo, che fa la fila con i peccatori, che si fa servire dalle donne, che sceglie lui i discepoli, che tocca gli intoccabili.
Arriva il lebbroso, si inginocchia e dice: “Se vuoi, puoi guarirmi”. La Fede è la condizione per il miracolo. Bellissimo! Non è il miracolo che produce la Fede, il miracolo non è propaganda per far credere, ma è aderendo a Cristo, è inginocchiandomi davanti a lui che sono guarito dalla mia lebbra.
“Mosso a compassione stese la mano”(v. 41): il verbo è splanchnisthèis, versione greca dell’ebraico rehamin, termine che propriamente esprime le viscere, la sede delle emozioni, il nostro “cuore”: è una forma plurale di réhèm, il seno materno, l’utero femminile. E’ il sentimento spontaneo che nasce dal legame di paternità, di maternità o di fraternità (Sl 103,13; Ger 31,20; Is 63,15-16).
Di fronte ad ogni infermità o bisogno, Gesù “si commuove”, “sente compassione”. Sono termini molto forti, che ritroviamo nei Vangeli per esprimere i sentimenti del Signore di fronte al lebbroso (Mc 1,41), alle folle senza guida e affamate (Mc 6,34; 8,2), alla gente che non ce la fa più (Mt 9,36), ai malati (Mt 14, 14), alla vedova di Naim (Lc 7,13)… E’ sempre usato il verbo splanchnìzomai, che indica commozione viscerale, che richiama l’utero materno: è il fremito di una madre per i suoi figli, è un’emozione intensissima.
Scriveva Papa Giovanni Paolo II: “Soprattutto con il suo stile di vita e con le sue azioni, Gesù ha rivelato come nel mondo in cui viviamo è presente l’amore, l’amore operante, l’amore che si rivolge all’uomo e abbraccia tutto ciò che forma la sua umanità. Tale amore si fa particolarmente notare nel contatto con la sofferenza, l’ingiustizia, la povertà, con tutta la condizione umana storica, che in vari modi manifesta la limitatezza e la fragilità dell’uomo, sia fisica che morale. Proprio questo manifestarsi dell’amore divino viene denominato, nel linguaggio biblico, misericordia”.
Gesù rifiuta chi lo accetta come glorioso taumaturgo, senza avere compreso prima la logica della croce. Anche i poveri, anche gli oppressi, anche i lebbrosi, devono capire questa logica. La povertà ha valore in sé, ha valore di distacco: anche il povero è chiamato a questa logica della croce.
Ma il lebbroso disubbidisce a Gesù Cristo che gli ha detto di stare zitto, e “allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte”.
Bellissimo, quasi umoristico: i poveri, gli emarginati diventano i primi apostoli. Quest’uomo che è stato liberato dal Signore ha fatto un apostolato, una propaganda tale che Gesù non poteva più entrare in città. Che possiamo anche noi essere talmente conquistati dalla salvezza del Signore da diventarne araldi e testimoni irrefrenabili!
Dobbiamo ricordare che sono i poveri che ci evangelizzano. Sono loro che ci insegnano il valore della vita, il valore del sorriso, la condivisione, lo stare insieme, la fedeltà al Signore, lo stupirsi di fronte alla Parola. Talora sono proprio quelli che emarginiamo che ci salvano: la pietra scartata che diventa testata d’angolo. Stare con i poveri non è paternalismo: i poveri possono diventare per noi i primi annunciatori del Vangelo.
“Se ne stava fuori, in luoghi deserti” (v. 45): questo è un grande ammonimento anche per noi. La Chiesa non deve sempre avere una parola per tutto. Deve saper tacere per annunciare un Mistero celato, un Dio nascosto; deve sapere annunciare un Dio che se ne va nel deserto invece di andare a fare i miracoli, un Dio la cui logica non è la nostra logica.
Questo Dio non è nostro: noi siamo di Dio. Noi apparteniamo a Dio, è lui che guida la storia.
Un augurio che possiamo farci è che sappiamo stare con Dio nel silenzio del suo deserto, per essere unificati interiormente dalle nostre schizofrenie, liberati dai nostri demoni, e diventare quindi annunciatori gioiosi, con gesti concreti, del Regno che viene.
Buona Misericordia a tutti!
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Spazio Spadoni
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Vangelo di domenica 06 aprile V Domenica di Quaresima anno C – Giovanni 8, 1-11
Vangelo di domenica 30 marzo IV Domenica di Quaresima anno C – Luca 15, 1 – 3. 11-32
Vangelo di domenica 23 marzo III Domenica di Quaresima anno C – Luca 13, 1-9
Vangelo di domenica 16 marzo: II Domenica di Quaresima anno C – Luca 9, 28-36
Vangelo di domenica 09 marzo: I Domenica di Quaresima anno C – Luca 4,1-13
Vangelo di domenica 02 marzo: VII Domenica C: Luca 6, 39-45
Vangelo di domenica 23 febbraio: VI Domenica C: Luca 6, 27-38
Vangelo di domenica 16 febbraio: VI Domenica C: Luca 6, 17. 20-26
Vangelo di domenica 09 febbraio: V Domenica C: Luca 5, 1-11
Vangelo di domenica 02 febbraio: Presentazione del Signore C: Luca 2, 22-40
Vangelo di domenica 26 gennaio III Domenica C: Luca 1, 1-4; 4, 14-21
Vangelo di domenica 19 gennaio: Giovanni 2,1-11
Vangelo di domenica 12 gennaio: Luca 3,15-22
Vangelo di lunedì 06 gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di domenica 05 gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di mercoledì 1 gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di domenica 29 dicembre: Luca 2, 41-52
Vangelo di mercoledì 25 dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di domenica 22 dicembre: Luca 1, 39-45
Vangelo di domenica 15 dicembre: Luca 3, 10-18
Vangelo di domenica 08 dicembre: Luca 1, 26-38
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Vangelo di domenica 17 novembre: Marco 13,24-32
Vangelo di domenica 10 novembre: Marco 12, 38-44
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Vangelo di domenica 03 novembre: Marco 12, 28b-34
Vangelo di domenica 27 ottobre: Marco 10, 46-52
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Vangelo di domenica 13 ottobre: Marco 10, 17-30
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Vangelo di domenica 18 agosto: Giovanni 6, 51-58
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Vangelo di Domenica 14 aprile: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 07 aprile: Giovanni 20, 19-31
Pasqua di Resurrezione: Giovanni 20, 1-9
Vangelo di Domenica 24 marzo: Marco 14, 1-15, 47
Vangelo di Domenica 17 marzo: Giovanni 12, 20-33
Vangelo di Domenica 10 marzo: Giovanni 3, 14-21
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Vangelo di Domenica 13 Febbraio: Luca 6, 17. 20-26
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Vangelo di Lunedì 1 Novembre: Luca 6, 17. 20-26/ Matteo 5, 1-12
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Vangelo di Domenica 18 Aprile: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 11 Aprile: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di Venerdì 2 Aprile: Giovanni 18-19
Vangelo di Giovedì 1 Aprile: Giovanni 13, 1-15
Vangelo di Domenica 28 Marzo: Marco 14-15
Vangelo di Domenica 21 Marzo: Giovanni 12, 20-33
Vangelo di Domenica 14 Marzo: Giovanni 3, 14-21
Vangelo di Domenica 7 Marzo: Giovanni 2, 13-25
Vangelo di Domenica 28 Febbraio: Marco 9, 2-10
Vangelo di Domenica 21 Febbraio: Marco 1, 12-15
Vangelo di Domenica 7 Febbraio: Marco 1, 29-39
Vangelo di Domenica 31 Gennaio: Marco 1, 21-28
Vangelo di Domenica 24 Gennaio: Marco 1, 14-20
Vangelo di Domenica 10 Gennaio: Marco 1, 9-11
Vangelo di Giovedì 7 Gennaio: Giovanni 1, 35-42
Vangelo di Mercoledì 6 Gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Domenica 3 Gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di Venerdì 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 27 Dicembre: Luca 2, 25-38
Vangelo di Venerdì 25 Dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 20 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 13 Dicembre: Giovanni 1, 6-8.19-28
Vangelo di Domenica 6 Dicembre: Marco 1, 1-8
Vangelo di Domenica 29 Novembre: Marco 13, 33-37
Vangelo di Domenica 22 Novembre: Matteo 25, 31-46
Vangelo di Domenica 15 novembre: Matteo 25, 14-30
Vangelo di Domenica 8 Novembre: Matteo 25, 1-13
Vangelo di Domenica 1 Novembre: Luca 6, 17. 20-26/ Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 25 Ottobre: Matteo 22, 34-40
Vangelo di Domenica 18 Ottobre: Matteo 22, 15-21
Vangelo di Domenica 10 Ottobre: Matteo 22, 1-14
Vangelo di Domenica 4 Ottobre: Matteo 21, 33-43
Vangelo di Domenica 27 Settembre: Matteo 21, 28-32
Vangelo di Domenica 20 Settembre: Matteo 20, 1-16
Vangelo di Domenica 13 Settembre: Matteo 18, 21-35
Vangelo di Domenica 6 Settembre: Matteo 18, 15-20
Vangelo di Domenica 6 Settembre