Vangelo di domenica SS. Trinità C: Giovanni 16, 12-15

il: 

9 Giugno 2025

di: 

Giovanni

GIOVANNI 16,12-15

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

 

Una Chiesa guidata dallo Spirito

Luca negli Atti menziona ventun volte “lo Spirito il Santo”, con l’articolo in greco (“tò pnèuma tò àghion”), sedici volte parla dello “Spirito Santo”, senza articolo, nove volte si parla dello “Spirito”, senza aggettivo; due volte si dice: “lo Spirito del Signore” e una volta “lo Spirito di Gesù”. Almeno venti volte si dice che i cristiani sono “pieni di Spirito Santo”. “In poche parole, si ricava l’impressione che l’inizio e l’espansione del movimento cristiano stiano sotto il segno dello Spirito Santo” (R. Fabris).

Il racconto della Pentecoste (At 2,1-40) sottolinea come lo Spirito trasformi una comunità chiusa e pavida in una Chiesa evangelizzatrice, capace di parlare e di essere capita da uomini di tutte le razze. Inoltre la Chiesa diventa la comunità escatologica tutta di profeti promessa ad Israele: “Vi darò un cuore nuovo, e metterò dentro di voi uno Spirito nuovo… Porrò il mio Spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi” (Ez 36,26-27); “Spanderò il mio Spirito sulla tua progenie e la mia benedizione sulla tua prosperità: cresceranno… come salici lungo i corsi d’acqua” (Is 44,3-4); “Io effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e sulle schiave, in quei giorni, effonderò il mio Spirito” (Gl 3,1-2).

La Chiesa è sempre guidata e retta dallo Spirito: “La Chiesa… cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo” (At 9,31). Pietro accusa Anania e Saffira, che non hanno pienamente condiviso con la comunità il ricavato della vendita di un campo, di “mentire allo Spirito Santo” e di essersi accordati “per tentare lo Spirito Santo” (At 5,3.9). È lo Spirito Santo che dice al diacono Filippo di “raggiungere il carro” (At 8,29) dell’etiope, funzionario della regina Candace, per annunziargli l’Evangelo; e alla fine di questo incontro “lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il Vangelo a tutte le città” (At 8,39-40). Così è lo Spirito che ordina a Pietro (“Alzati, scendi e va’”: At 10,20) di accogliere gli inviati del centurione Cornelio, presso cui si reca per proclamargli il Vangelo di Gesù: e infine “lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso” (At 10,44). E’ lo Spirito che “disse: «Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati»” (At 13,2-3), che vieta a Timoteo e Paolo di “predicare nella provincia di Asia” (At 16,6). Questa presenza continua dello Spirito permette agli apostoli di affermare di fronte al sinedrio: “Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui” (At 5,32); o di dire, insieme agli anziani, dopo il primo “Concilio di Gerusalemme”: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi” (At 15,28).

“Il dono dello Spirito per sé non è legato a nessuna struttura o istituzione umana, neppure al rito del battesimo” (R. Fabris). Significativo è quanto avviene mentre Pietro sta parlando a casa di Cornelio: “Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano battezzati con l’acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo” (At 10,44-48).

La stessa struttura “gerarchica” della prima Chiesa è opera dello Spirito: Paolo ricorda ai presbiteri di Efeso che “lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue” (At 20,28).

“Nella Chiesa delle origini la presenza dello Spirito santo era una presenza intima alla Chiesa, direttiva, decisionale, che forniva la forza divina necessaria all’evangelizzazione ma che era anche sorgente di prodigi e guarigioni… La Chiesa cristiana delle origini si distingue per il suo cristocentrismo e per il suo pneumatocentrismo, cioè sulla consapevolezza di essere fondata sugli eventi pasquali di Gesù Cristo morto e risorto, e sulla discesa e presenza continuata e attiva dello Spirito Santo, ricevuto dal Risorto… Lo Spirito e il Cristo costituiscono, dunque, i due soggetti trascendenti della Chiesa del Nuovo Testamento, soggetti che la comunità non ha mai perso di vista perché consapevole che se questo accadesse la Chiesa perderebbe la sua stessa identità. È questo veramente un dato basilare dell’ecclesiologia biblica: la consapevolezza della Chiesa neotestamentaria di non appartenere, in maniera radicale, a nessun passato religioso e culturale, ma di procedere direttamente da un’azione molteplice e sconvolgente di Dio, compiuta in Gesù Cristo e nello Spirito Santo. La Pasqua e la Pentecoste sono, pertanto, gli eventi necessari, fondamentali e basilari per tutto il cammino che la Chiesa dovrà compiere, fino alla fine dei tempi” (S. T. Stancati).

Afferma Papa Francesco: “Nel Credo, subito dopo aver professato la fede nello Spirito Santo, diciamo: «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». C’è un profondo legame tra queste due realtà di fede: è lo Spirito Santo, infatti, che dà vita alla Chiesa, guida i suoi passi. Senza la presenza e l’azione incessante dello Spirito Santo, la Chiesa non potrebbe vivere e non potrebbe realizzare il compito che Gesù risorto le ha affidato di andare e fare discepoli tutti i popoli (cfr Mt 28,18)… Chi è il vero motore dell’evangelizzazione nella nostra vita e nella Chiesa? Paolo VI scriveva con chiarezza: «È lui, lo Spirito Santo che, oggi come agli inizi della Chiesa, opera in ogni evangelizzatore che si lasci possedere e condurre da Lui, che gli suggerisce le parole che da solo non saprebbe trovare, predisponendo nello stesso tempo l’animo di chi ascolta perché sia aperto ad accogliere la Buona Novella e il Regno annunziato». Per evangelizzare, allora, è necessario ancora una volta aprirsi all’orizzonte dello Spirito di Dio, senza avere timore di che cosa ci chieda e dove ci guidi. Affidiamoci a Lui! Lui ci renderà capaci di vivere e testimoniare la nostra fede, e illuminerà il cuore di chi incontriamo”.

Gesù non ci ha detto tutto

“Gesù (Gv 16,12-15) è consapevole di aver narrato, spiegato (exeghésato: Gv 1,18) Dio ai discepoli per alcuni anni con il suo comportamento e le sue parole, soprattutto amando i suoi fino alla fine (Gv 13,1), ma sa anche che avrebbe potuto dire molte cose in più. Gesù sa che c’è una progressiva iniziazione alla conoscenza di Dio, una crescita di questa stessa conoscenza, che non può essere data una volta per tutte. Il discepolo impara a conoscere il Signore ogni giorno della sua vita, «di inizio in inizio, per inizi che non hanno mai fine» (Gregorio di Nissa). La vita del discepolo deve essere vissuta per una comprensione sempre più grande, e tutto ciò che una persona vive (incontri, realtà, ecc.), attraverso l’energia dello Spirito santo apre una via, approfondisce la conoscenza, rivela un senso. Ognuno di noi lo sperimenta: più andiamo avanti nella vita personale e nella risposta alla chiamata del Signore nella storia, più lo conosciamo! Il Vangelo è sempre lo stesso, “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre” (Eb 13,8), non cambia, ma noi lo conosciamo meglio proprio vivendo la nostra storia e la storia del mondo.

Per questo Gesù confessa di non aver detto tutto: ha detto l’essenziale riguardo a Dio, quello che basta alla salvezza, ma la conoscenza è infinita. Ora Gesù è nel Regno con il Padre, ma lo Spirito santo che egli invia ai discepoli ricorda loro le sue parole (Gv 14,26), le approfondisce, rende comprensibile ciò che essi non hanno compreso su di lui durante la sua vita (cf. Gv 2,22; 12,16). Nuovi eventi e realtà sono illuminati e compresi proprio grazie alla presenza dello Spirito santo” (E. Bianchi).

Lo Spirito vi guiderà a tutta la verità

La dottrina della Chiesa è quindi in continua evoluzione fino alla fine dei tempi. Questo perché “ogni scriba divenuto discepolo del Regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52). Infatti la Chiesa ha ricevuto il dono dello Spirito che la guida in maniera dinamica a una comprensione sempre più piena del mistero di Dio. Gesù infatti ci ha assicurato: “Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26); “Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future” (Gv 16,13). Lo Spirito ci guida quindi progressivamente, giorno dopo giorno, alla “verità tutta intera”.

Una teologia in divenire

“Però, assicura Gesù, «quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità… e vi annuncerà…» – e questo è importantissimo – «le cose future»… Lo Spirito spinge al futuro. Lo Spirito non ripete le cose del passato: c’è sempre la tentazione da parte degli uomini di rimpiangere i bei tempi di una volta, che erano belli soltanto perché sono passati e sono dimenticati e, quindi, di rimpiangere un tempo passato e non di proiettarsi verso il tempo che arriva. Ebbene, quando si rimpiange il tempo passato lì lo Spirito non può far nulla, perché lo Spirito di Dio è quello che – dice la scrittura – “fa nuove tutte le cose”. Allora, l’apertura al nuovo fa emergere lo Spirito. Cosa significa questo? Che la tensione della comunità cristiana ai sempre nuovi bisogni dell’umanità, farà scoprire nuove capacità di risposta. In queste nuove risposte ai bisogni dell’umanità emerge lo Spirito della verità. Questa è la dinamica della vita del cristiano, quindi, sempre teso verso il nuovo, sempre pronto a dare nuove risposte, non le risposte antiche. Non si possono dare ai bisogni di oggi risposte antiche, ma formulare, inventare, creare, nuove risposte per i bisogni dell’umanità” (A. Maggi).

Scriveva Ortensio da Spinetoli: “L’evangelizzazione non è la standardizzazione dei testi neotestamentari, ma la loro rilettura, reinterpretazione, trasposizione alle situazioni nuove in cui l’uomo è chiamato a vivere e alla maturità spirituale a cui è pervenuto. Importa sempre ricordare ciò che Gesù ha detto e fatto, ma ancor più ciò che direbbe e farebbe se, per aiutarlo a risolvere i suoi problemi, si rivolgesse all’uomo di oggi, inquadrato in situazioni sociali e culturali ben diverse dalle sue. E siccome egli non ha più la possibilità di intervenire spetta ai suoi seguaci l’arduo compito di attualizzare nel tempo il suo messaggio. La parola di Dio non è lettera morta ma viva e, come la vita, capace di crescita e di adattamento (Eb 4,12)”.

Buona Misericordia a tutti!

Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.

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GIOVANNI 16,12-15

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

 

Una Chiesa guidata dallo Spirito

Luca negli Atti menziona ventun volte “lo Spirito il Santo”, con l’articolo in greco (“tò pnèuma tò àghion”), sedici volte parla dello “Spirito Santo”, senza articolo, nove volte si parla dello “Spirito”, senza aggettivo; due volte si dice: “lo Spirito del Signore” e una volta “lo Spirito di Gesù”. Almeno venti volte si dice che i cristiani sono “pieni di Spirito Santo”. “In poche parole, si ricava l’impressione che l’inizio e l’espansione del movimento cristiano stiano sotto il segno dello Spirito Santo” (R. Fabris).

Il racconto della Pentecoste (At 2,1-40) sottolinea come lo Spirito trasformi una comunità chiusa e pavida in una Chiesa evangelizzatrice, capace di parlare e di essere capita da uomini di tutte le razze. Inoltre la Chiesa diventa la comunità escatologica tutta di profeti promessa ad Israele: “Vi darò un cuore nuovo, e metterò dentro di voi uno Spirito nuovo… Porrò il mio Spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi” (Ez 36,26-27); “Spanderò il mio Spirito sulla tua progenie e la mia benedizione sulla tua prosperità: cresceranno… come salici lungo i corsi d’acqua” (Is 44,3-4); “Io effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e sulle schiave, in quei giorni, effonderò il mio Spirito” (Gl 3,1-2).

La Chiesa è sempre guidata e retta dallo Spirito: “La Chiesa… cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo” (At 9,31). Pietro accusa Anania e Saffira, che non hanno pienamente condiviso con la comunità il ricavato della vendita di un campo, di “mentire allo Spirito Santo” e di essersi accordati “per tentare lo Spirito Santo” (At 5,3.9). È lo Spirito Santo che dice al diacono Filippo di “raggiungere il carro” (At 8,29) dell’etiope, funzionario della regina Candace, per annunziargli l’Evangelo; e alla fine di questo incontro “lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il Vangelo a tutte le città” (At 8,39-40). Così è lo Spirito che ordina a Pietro (“Alzati, scendi e va’”: At 10,20) di accogliere gli inviati del centurione Cornelio, presso cui si reca per proclamargli il Vangelo di Gesù: e infine “lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso” (At 10,44). E’ lo Spirito che “disse: «Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati»” (At 13,2-3), che vieta a Timoteo e Paolo di “predicare nella provincia di Asia” (At 16,6). Questa presenza continua dello Spirito permette agli apostoli di affermare di fronte al sinedrio: “Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui” (At 5,32); o di dire, insieme agli anziani, dopo il primo “Concilio di Gerusalemme”: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi” (At 15,28).

“Il dono dello Spirito per sé non è legato a nessuna struttura o istituzione umana, neppure al rito del battesimo” (R. Fabris). Significativo è quanto avviene mentre Pietro sta parlando a casa di Cornelio: “Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano battezzati con l’acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo” (At 10,44-48).

La stessa struttura “gerarchica” della prima Chiesa è opera dello Spirito: Paolo ricorda ai presbiteri di Efeso che “lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue” (At 20,28).

“Nella Chiesa delle origini la presenza dello Spirito santo era una presenza intima alla Chiesa, direttiva, decisionale, che forniva la forza divina necessaria all’evangelizzazione ma che era anche sorgente di prodigi e guarigioni… La Chiesa cristiana delle origini si distingue per il suo cristocentrismo e per il suo pneumatocentrismo, cioè sulla consapevolezza di essere fondata sugli eventi pasquali di Gesù Cristo morto e risorto, e sulla discesa e presenza continuata e attiva dello Spirito Santo, ricevuto dal Risorto… Lo Spirito e il Cristo costituiscono, dunque, i due soggetti trascendenti della Chiesa del Nuovo Testamento, soggetti che la comunità non ha mai perso di vista perché consapevole che se questo accadesse la Chiesa perderebbe la sua stessa identità. È questo veramente un dato basilare dell’ecclesiologia biblica: la consapevolezza della Chiesa neotestamentaria di non appartenere, in maniera radicale, a nessun passato religioso e culturale, ma di procedere direttamente da un’azione molteplice e sconvolgente di Dio, compiuta in Gesù Cristo e nello Spirito Santo. La Pasqua e la Pentecoste sono, pertanto, gli eventi necessari, fondamentali e basilari per tutto il cammino che la Chiesa dovrà compiere, fino alla fine dei tempi” (S. T. Stancati).

Afferma Papa Francesco: “Nel Credo, subito dopo aver professato la fede nello Spirito Santo, diciamo: «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». C’è un profondo legame tra queste due realtà di fede: è lo Spirito Santo, infatti, che dà vita alla Chiesa, guida i suoi passi. Senza la presenza e l’azione incessante dello Spirito Santo, la Chiesa non potrebbe vivere e non potrebbe realizzare il compito che Gesù risorto le ha affidato di andare e fare discepoli tutti i popoli (cfr Mt 28,18)… Chi è il vero motore dell’evangelizzazione nella nostra vita e nella Chiesa? Paolo VI scriveva con chiarezza: «È lui, lo Spirito Santo che, oggi come agli inizi della Chiesa, opera in ogni evangelizzatore che si lasci possedere e condurre da Lui, che gli suggerisce le parole che da solo non saprebbe trovare, predisponendo nello stesso tempo l’animo di chi ascolta perché sia aperto ad accogliere la Buona Novella e il Regno annunziato». Per evangelizzare, allora, è necessario ancora una volta aprirsi all’orizzonte dello Spirito di Dio, senza avere timore di che cosa ci chieda e dove ci guidi. Affidiamoci a Lui! Lui ci renderà capaci di vivere e testimoniare la nostra fede, e illuminerà il cuore di chi incontriamo”.

Gesù non ci ha detto tutto

“Gesù (Gv 16,12-15) è consapevole di aver narrato, spiegato (exeghésato: Gv 1,18) Dio ai discepoli per alcuni anni con il suo comportamento e le sue parole, soprattutto amando i suoi fino alla fine (Gv 13,1), ma sa anche che avrebbe potuto dire molte cose in più. Gesù sa che c’è una progressiva iniziazione alla conoscenza di Dio, una crescita di questa stessa conoscenza, che non può essere data una volta per tutte. Il discepolo impara a conoscere il Signore ogni giorno della sua vita, «di inizio in inizio, per inizi che non hanno mai fine» (Gregorio di Nissa). La vita del discepolo deve essere vissuta per una comprensione sempre più grande, e tutto ciò che una persona vive (incontri, realtà, ecc.), attraverso l’energia dello Spirito santo apre una via, approfondisce la conoscenza, rivela un senso. Ognuno di noi lo sperimenta: più andiamo avanti nella vita personale e nella risposta alla chiamata del Signore nella storia, più lo conosciamo! Il Vangelo è sempre lo stesso, “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre” (Eb 13,8), non cambia, ma noi lo conosciamo meglio proprio vivendo la nostra storia e la storia del mondo.

Per questo Gesù confessa di non aver detto tutto: ha detto l’essenziale riguardo a Dio, quello che basta alla salvezza, ma la conoscenza è infinita. Ora Gesù è nel Regno con il Padre, ma lo Spirito santo che egli invia ai discepoli ricorda loro le sue parole (Gv 14,26), le approfondisce, rende comprensibile ciò che essi non hanno compreso su di lui durante la sua vita (cf. Gv 2,22; 12,16). Nuovi eventi e realtà sono illuminati e compresi proprio grazie alla presenza dello Spirito santo” (E. Bianchi).

Lo Spirito vi guiderà a tutta la verità

La dottrina della Chiesa è quindi in continua evoluzione fino alla fine dei tempi. Questo perché “ogni scriba divenuto discepolo del Regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52). Infatti la Chiesa ha ricevuto il dono dello Spirito che la guida in maniera dinamica a una comprensione sempre più piena del mistero di Dio. Gesù infatti ci ha assicurato: “Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26); “Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future” (Gv 16,13). Lo Spirito ci guida quindi progressivamente, giorno dopo giorno, alla “verità tutta intera”.

Una teologia in divenire

“Però, assicura Gesù, «quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità… e vi annuncerà…» – e questo è importantissimo – «le cose future»… Lo Spirito spinge al futuro. Lo Spirito non ripete le cose del passato: c’è sempre la tentazione da parte degli uomini di rimpiangere i bei tempi di una volta, che erano belli soltanto perché sono passati e sono dimenticati e, quindi, di rimpiangere un tempo passato e non di proiettarsi verso il tempo che arriva. Ebbene, quando si rimpiange il tempo passato lì lo Spirito non può far nulla, perché lo Spirito di Dio è quello che – dice la scrittura – “fa nuove tutte le cose”. Allora, l’apertura al nuovo fa emergere lo Spirito. Cosa significa questo? Che la tensione della comunità cristiana ai sempre nuovi bisogni dell’umanità, farà scoprire nuove capacità di risposta. In queste nuove risposte ai bisogni dell’umanità emerge lo Spirito della verità. Questa è la dinamica della vita del cristiano, quindi, sempre teso verso il nuovo, sempre pronto a dare nuove risposte, non le risposte antiche. Non si possono dare ai bisogni di oggi risposte antiche, ma formulare, inventare, creare, nuove risposte per i bisogni dell’umanità” (A. Maggi).

Scriveva Ortensio da Spinetoli: “L’evangelizzazione non è la standardizzazione dei testi neotestamentari, ma la loro rilettura, reinterpretazione, trasposizione alle situazioni nuove in cui l’uomo è chiamato a vivere e alla maturità spirituale a cui è pervenuto. Importa sempre ricordare ciò che Gesù ha detto e fatto, ma ancor più ciò che direbbe e farebbe se, per aiutarlo a risolvere i suoi problemi, si rivolgesse all’uomo di oggi, inquadrato in situazioni sociali e culturali ben diverse dalle sue. E siccome egli non ha più la possibilità di intervenire spetta ai suoi seguaci l’arduo compito di attualizzare nel tempo il suo messaggio. La parola di Dio non è lettera morta ma viva e, come la vita, capace di crescita e di adattamento (Eb 4,12)”.

Buona Misericordia a tutti!

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