Brasile | Duecento ceste per le famiglie che vivono nelle palafitte

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12 Aprile 2025

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Dal Brasile. Luca Bianucci, il missionario laico della diocesi di Lucca, ci racconta un’opera di misericordia della comunità verso alcune famiglie più bisognose

“Dare da mangiare agli affamati” non è solo una frase, una delle opere di misericordia messe in un bell’elenco da leggere o da insegnare al catechismo.

È proprio fare sì che qualcuno che non ha cibo abbia di che sfamarsi. È fare dono di ciò che possiamo per rendere meno dura e pesante la fame dei nostri fratelli.

È quanto è successo in Brasile grazie alla risposta generosa della «comunità “Nossa Senhora das Graças e São José”, che fa parte della parrocchia e organizza la colazione con i moradores de rua».

Lo racconta a noi di spazio + spadoni Luca Bianucci, missionario laico della diocesi di Lucca, partito giovanissimo da Porcari, trent’anni fa, per mettersi al servizio degli altri: prima, dei meninos de rua e poi dei malati di lebbra e dei minori in difficoltà, oltre che economo.

Luca, che ha vissuto tra São Luís do Maranhão, Rio Branco e Aracaju, conosce bene le varie realtà brasiliane, tra cui la comunità di Jaracaty, composta da famiglie che vivono nelle palafitte. A loro sono stati donati 200 ceste di generi alimentari di prima necessità.

«Il mese scorso, abbiamo celebrato la festa di São José, e in segno di gratitudine si è pensato a questo gesto concreto di solidarietà. Per molti, è stato un bel momento perché, per la maggior parte di coloro che vi hanno partecipato, ha significato conoscere questa realtà che spesso viene ignorata».

Il fidei donum della diocesi di Lucca racconta anche che «contemporaneamente alla distribuzione di casa in casa delle ceste alimentari, davanti all’ingresso delle palafitte si svolgeva una giornata di divertimento con i bambini per tutto il pomeriggio, merenda compresa».

A dimostrazione del fatto che dare da mangiare agli affamati non è semplicemente un gesto di pietà caritatevole. È molto di più. È condivisione, è festa, è fraternità.

È impegno concreto per rendere la vita del prossimo più bella.

D’altronde, come lo stesso Luca scrive nei suoi diari riportati sul sito del centro missionario della diocesi lucchese, fin dall’inizio ha potuto “toccare con mano e sentire nella pelle le sofferenze di uomini, e donne” che lui “come cristiano”, non poteva “restare solo ad osservare”.

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