I sogni di un missionario… CONOSCERE

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18 Giugno 2025

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conoscere

Che cosa sogna un missionario? In questa nuova rubrica, ce lo racconterà padre Oliviero Ferro, missionario saveriano

Siamo abituati a vedere i missionari e le missionarie come persone “di azione”, concrete, che fanno i fatti. Perché, di fronte alla povertà e a tante situazioni drammatiche, sanno tenere i piedi per terra.

Tuttavia, prima di agire, loro sognano in grande. La loro stessa vocazione è il sogno di Dio che si realizza nel mondo; è il segno di un pensiero che sa darsi le ali per volare lontano e farsi vicino.

Partire, sperare, crescere, imparare, donare…
Sono solo alcuni dei sogni dei missionari. Sono i desideri di infinito che hanno nel cuore, e che traducono in amore, servizio e condivisione nella vita dei fratelli incontrati.

Dai sogni alle opere, appunto.

Forse è un virus che mi hanno inoculato i miei genitori, ma a me (e anche a mia sorella) è sempre piaciuto conoscere le cose nuove. Certo, se non avessi scelto di diventare missionario, avrei fatto l’archeologo. Ogni tanto mi diletto anche a fare “il giornalista”.

Il sogno di andare in Africa mi ha aiutato a imparare a conoscere tante cose. Le avevo lette sui libri o viste nei film. Ma la realtà è molto diversa. Quindi diventa spontaneo conoscere.

La prima condizione è lasciare da parte i pregiudizi e porsi come un bambino che apre gli occhi su un mondo nuovo. E poi, lasciarsi aiutare da chi già ci abita. Insomma, bisogna diventare curiosi. Fare domande, andare dappertutto, aprire gli occhi, fare attenzione a tanti piccoli particolari, non dare mai niente per scontato.

E così, piano piano, ho cominciato a sentirmi parte di questo nuovo mondo. Ho visto che ci sono tante cose da imparare, da conoscere. Ho capito che se si conosce, diventa più facile volere bene.

Ho trovato delle persone che, con pazienza, mi hanno introdotto nelle realtà che non tutti vedono. I capi tradizionali, soprattutto uno di nome Andrè, hanno cominciato a fare un piccolo gruppo (la confraternita di san Nicodemo) per studiare come si può fare incontrare la tradizione africana con quella cristiana. È un lavoro affascinante che procura delle sorprese ogni giorno.

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Che cosa sogna un missionario? In questa nuova rubrica, ce lo racconterà padre Oliviero Ferro, missionario saveriano

Siamo abituati a vedere i missionari e le missionarie come persone “di azione”, concrete, che fanno i fatti. Perché, di fronte alla povertà e a tante situazioni drammatiche, sanno tenere i piedi per terra.

Tuttavia, prima di agire, loro sognano in grande. La loro stessa vocazione è il sogno di Dio che si realizza nel mondo; è il segno di un pensiero che sa darsi le ali per volare lontano e farsi vicino.

Partire, sperare, crescere, imparare, donare…
Sono solo alcuni dei sogni dei missionari. Sono i desideri di infinito che hanno nel cuore, e che traducono in amore, servizio e condivisione nella vita dei fratelli incontrati.

Dai sogni alle opere, appunto.

Forse è un virus che mi hanno inoculato i miei genitori, ma a me (e anche a mia sorella) è sempre piaciuto conoscere le cose nuove. Certo, se non avessi scelto di diventare missionario, avrei fatto l’archeologo. Ogni tanto mi diletto anche a fare “il giornalista”.

Il sogno di andare in Africa mi ha aiutato a imparare a conoscere tante cose. Le avevo lette sui libri o viste nei film. Ma la realtà è molto diversa. Quindi diventa spontaneo conoscere.

La prima condizione è lasciare da parte i pregiudizi e porsi come un bambino che apre gli occhi su un mondo nuovo. E poi, lasciarsi aiutare da chi già ci abita. Insomma, bisogna diventare curiosi. Fare domande, andare dappertutto, aprire gli occhi, fare attenzione a tanti piccoli particolari, non dare mai niente per scontato.

E così, piano piano, ho cominciato a sentirmi parte di questo nuovo mondo. Ho visto che ci sono tante cose da imparare, da conoscere. Ho capito che se si conosce, diventa più facile volere bene.

Ho trovato delle persone che, con pazienza, mi hanno introdotto nelle realtà che non tutti vedono. I capi tradizionali, soprattutto uno di nome Andrè, hanno cominciato a fare un piccolo gruppo (la confraternita di san Nicodemo) per studiare come si può fare incontrare la tradizione africana con quella cristiana. È un lavoro affascinante che procura delle sorprese ogni giorno.

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