I sogni di un missionario… FATICARE

Che cosa sogna un missionario? In questa nuova rubrica, ce lo racconterà padre Oliviero Ferro, missionario saveriano
Siamo abituati a vedere i missionari e le missionarie come persone “di azione”, concrete, che fanno i fatti. Perché, di fronte alla povertà e a tante situazioni drammatiche, sanno tenere i piedi per terra.
Tuttavia, prima di agire, loro sognano in grande. La loro stessa vocazione è il sogno di Dio che si realizza nel mondo; è il segno di un pensiero che sa darsi le ali per volare lontano e farsi vicino.
Partire, sperare, crescere, imparare, donare…
Sono solo alcuni dei sogni dei missionari. Sono i desideri di infinito che hanno nel cuore, e che traducono in amore, servizio e condivisione nella vita dei fratelli incontrati.
Dai sogni alle opere, appunto.
Forse qualcuno pensa che essere missionario sia solo predicare, fare bei discorsi e cose simili.
Invece, bisogna faticare, fare tante piccole cose ogni giorno. Insomma un po’ quello che si fa in casa. Tanti piccoli lavori che richiedono fantasia e sapersi arrangiare.
Non è che puoi telefonare all’idraulico o al muratore. Devi cercare di fare qualcosa. Poi, se proprio non riesci, andrai nel villaggio a chiedere l’aiuto di qualcuno. I nostri fratelli africani sono veramente ingegnosi e se la sanno cavare in tanti modi.
Non c’è solo la fatica materiale. C’è anche quella che ti ritrovi nella stagione delle piogge, quando devi andare a visitare le comunità dell’interno. Piccolo problema: le strade. Se hai fortuna, sono sassose e quindi un po’ di scosse mettono in ordine le tue ossa. Altrimenti, c’è il fango e allora l’equilibrismo è richiesto e un po’ di fantasia e…fortuna per non restare impantanato.
Ti può anche capitare che arrivi a un ponte e non ci sono più le tavole per passare e ci sono dei tronchi. Allora dovrai fare prova di ingegneria e prendere le misure, altrimenti sono guai.
Ma la fatica più grande è dialogare. È l’incontro di culture diverse, di lingue diverse, di persone diverse, che si devono mettere insieme per trovare delle soluzioni. Ci vuole tempo, pazienza e un po’ di umorismo.
Bene che ti vada, alla sera, ti ritrovi con un discreto mal di testa e la lingua morsicata in più punti. Volevi parlare e ti è stato detto di aspettare. Non sei tu il depositario della verità, ma ognuno ha qualcosa da condividere. Però, alla fine, si è contenti perché si è faticato insieme.
E quando vai a dormire, ti metterai a sognare. Forse la prossima volta farai meno fatica, perché ormai sei già allenato!
Immagine in evidenza
Che cosa sogna un missionario? In questa nuova rubrica, ce lo racconterà padre Oliviero Ferro, missionario saveriano
Siamo abituati a vedere i missionari e le missionarie come persone “di azione”, concrete, che fanno i fatti. Perché, di fronte alla povertà e a tante situazioni drammatiche, sanno tenere i piedi per terra.
Tuttavia, prima di agire, loro sognano in grande. La loro stessa vocazione è il sogno di Dio che si realizza nel mondo; è il segno di un pensiero che sa darsi le ali per volare lontano e farsi vicino.
Partire, sperare, crescere, imparare, donare…
Sono solo alcuni dei sogni dei missionari. Sono i desideri di infinito che hanno nel cuore, e che traducono in amore, servizio e condivisione nella vita dei fratelli incontrati.
Dai sogni alle opere, appunto.
Forse qualcuno pensa che essere missionario sia solo predicare, fare bei discorsi e cose simili.
Invece, bisogna faticare, fare tante piccole cose ogni giorno. Insomma un po’ quello che si fa in casa. Tanti piccoli lavori che richiedono fantasia e sapersi arrangiare.
Non è che puoi telefonare all’idraulico o al muratore. Devi cercare di fare qualcosa. Poi, se proprio non riesci, andrai nel villaggio a chiedere l’aiuto di qualcuno. I nostri fratelli africani sono veramente ingegnosi e se la sanno cavare in tanti modi.
Non c’è solo la fatica materiale. C’è anche quella che ti ritrovi nella stagione delle piogge, quando devi andare a visitare le comunità dell’interno. Piccolo problema: le strade. Se hai fortuna, sono sassose e quindi un po’ di scosse mettono in ordine le tue ossa. Altrimenti, c’è il fango e allora l’equilibrismo è richiesto e un po’ di fantasia e…fortuna per non restare impantanato.
Ti può anche capitare che arrivi a un ponte e non ci sono più le tavole per passare e ci sono dei tronchi. Allora dovrai fare prova di ingegneria e prendere le misure, altrimenti sono guai.
Ma la fatica più grande è dialogare. È l’incontro di culture diverse, di lingue diverse, di persone diverse, che si devono mettere insieme per trovare delle soluzioni. Ci vuole tempo, pazienza e un po’ di umorismo.
Bene che ti vada, alla sera, ti ritrovi con un discreto mal di testa e la lingua morsicata in più punti. Volevi parlare e ti è stato detto di aspettare. Non sei tu il depositario della verità, ma ognuno ha qualcosa da condividere. Però, alla fine, si è contenti perché si è faticato insieme.
E quando vai a dormire, ti metterai a sognare. Forse la prossima volta farai meno fatica, perché ormai sei già allenato!
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