Femminicidi | Misericordia per le donne!
Continua la lista dei femminicidi. L’ultimo ha riguardato una ragazza di 14 anni, Martina Carbonaro
Un’altra vittima della violenza. Un’altra donna. Questa volta, era un’adolescente.
Martina Carbonaro, di Afragola (in provincia di Napoli), aveva solo 14 anni e il suo ex fidanzato ha confessato di averla uccisa a sassate perché lo ha lasciato.
Misericordia per le donne! Misericordia per tutte queste vite spezzate in nome di un maschilismo becero che si nutre di possesso, di egocentrismo, di smanie di controllo. Misericordia per tutte le vittime di femminicidio!
E’ una piaga dolorosa e profonda, non solo per le famiglie che vengono toccate da queste tragedie, ma per la società intera. Un fallimento collettivo: culturale, educativo, istituzionale.
Serve giustizia. Serve educazione sentimentale. Serve informazione. E serve misericordia, perché dal cuore passa la capacità di prendersi cura delle persone, di desiderare il loro bene, di dare valore alla loro vita.
Misericordia intesa come capacità di tenere viva la memoria di quelle donne che non ci sono più, da non ridurre a casi di cronaca nera. Chiamarle per nome, ricordare i loro sogni, la loro umanità. Custodirne la storia per impedire che la loro morte venga normalizzata o assorbita dalle notizie successive.
Martina, Sara, Ilaria, Eliza, Maria… Un nome dopo l’altro, a ritroso, di una lunga lista macchiata di sangue. Già i primi di aprile, in Italia, erano undici dall’inizio del 2025. Una spirale di crudeltà e di violenza che sembra non arrestarsi, segnale di un degrado e di un disagio della società, con i suoi modelli e i suoi valori, che richiedono la massima allerta e attenzione.
Per questa ragione, non va solo ottenuta la punizione dell’aggressore, ma va perseguita la guarigione collettiva, nella scelta coraggiosa di trasformare il dolore in cambiamento.
E, inoltre, bisognerebbe educare i bambini fin da piccolissimi ai gesti e alle parole gentili. Le opere di misericordia diventerebbero, infatti, un esercizio importante, perché sono il terreno fertile in cui germogliano i semi del rispetto, della gratuità, del dono, dell’accoglienza. Di quell’amore vero che ha conosciuto Dio e si riversa sul prossimo.
Infine, misericordia per chi resta: i figli orfani, le madri e i padri distrutti, le sorelle, le amiche. Facciamo in modo che chi ha già vissuto il dolore della perdita non debba provare anche quello della solitudine e dell’abbandono.
E’ nostro compito e dovere essere e diventare società, chiesa, famiglia umana che si stringe attorno a chi soffre e che protegge i più fragili, non restando in silenzio e promuovendo la cultura del dialogo e del rispetto.