Carlo Acutis, “un santo del banco accanto”

Il ricordo di suor Monica Ceroni — preside e insegnante di religione dell’Istituto Marcelline in Piazza Tommaseo a Milano — sul giovane Carlo Acutis
Carlo era un ragazzo “fuori dalle righe”, ma autentico. Così lo presenta suor Monica Ceroni, che a lui ha insegnato religione a scuola.
Non era certo uno studente perfetto: compiti talvolta in ritardo, quaderni disordinati, voti altalenanti. Tuttavia, nella sua materia aveva sempre il massimo: Carlo si distingueva non per ostentazione ma per profonda autenticità. La sua curiosità lo spingeva, infatti, a cercare il significato profondo delle cose, e l’insegnamento spesso veniva dalla sua voglia di andare oltre.
Amico fedele e inclusivo
Era anche un amico vero: capace di avvicinare chi era emarginato. Suor Monica ricorda con affetto come invitasse in classe compagni in difficoltà, come Andrea, facendoli sentire importanti. Non aveva bisogno di proclamarlo a parole: “Aveva Gesù nel cuore”, dice l’insegnante.
Un’eroicità della fede vissuta nella semplicità
La fede di Carlo non era un’esibizione: non girava con il rosario in mano né recitava preghiere ad alta voce. Al contrario, il suo rapporto con Gesù era una bussola silenziosa, che lo guidava nelle scelte quotidiane, rendendo accessibile il senso della fede anche ai coetanei.
La scuola come luogo di vita
Dall’età di sei fino ai quattordici anni, Carlo ha vissuto un’infanzia e un’adolescenza normali tra banchi, compagni, giochi e risate nei corridoi. Era quel tipo di ragazzo concreto: sorriso pronto, spirito vivace, piccole marachelle (come nascondersi nell’armadio insieme a un amico per spaventare una professoressa!). Ma ogni gesto quotidiano restava impregnato di umanità e fede.
Un’eredità che continua a vivere
Per suor Monica, l’immagine di Carlo continua a incarnare la possibilità concreta della santità: non distante, ma calata nella vita ordinaria. Nei suoi ricordi, Carlo protegge, accompagna e ispira ogni giovane che percorre ancora quei corridoi.
“Ciao Carlo, pensaci tu”, è il suo saluto silenzioso mentre gli affida gli studenti e i giovani.
Fonte
Immagine
- Immagine creata digitalmente da spazio + spadoni
Il ricordo di suor Monica Ceroni — preside e insegnante di religione dell’Istituto Marcelline in Piazza Tommaseo a Milano — sul giovane Carlo Acutis
Carlo era un ragazzo “fuori dalle righe”, ma autentico. Così lo presenta suor Monica Ceroni, che a lui ha insegnato religione a scuola.
Non era certo uno studente perfetto: compiti talvolta in ritardo, quaderni disordinati, voti altalenanti. Tuttavia, nella sua materia aveva sempre il massimo: Carlo si distingueva non per ostentazione ma per profonda autenticità. La sua curiosità lo spingeva, infatti, a cercare il significato profondo delle cose, e l’insegnamento spesso veniva dalla sua voglia di andare oltre.
Amico fedele e inclusivo
Era anche un amico vero: capace di avvicinare chi era emarginato. Suor Monica ricorda con affetto come invitasse in classe compagni in difficoltà, come Andrea, facendoli sentire importanti. Non aveva bisogno di proclamarlo a parole: “Aveva Gesù nel cuore”, dice l’insegnante.
Un’eroicità della fede vissuta nella semplicità
La fede di Carlo non era un’esibizione: non girava con il rosario in mano né recitava preghiere ad alta voce. Al contrario, il suo rapporto con Gesù era una bussola silenziosa, che lo guidava nelle scelte quotidiane, rendendo accessibile il senso della fede anche ai coetanei.
La scuola come luogo di vita
Dall’età di sei fino ai quattordici anni, Carlo ha vissuto un’infanzia e un’adolescenza normali tra banchi, compagni, giochi e risate nei corridoi. Era quel tipo di ragazzo concreto: sorriso pronto, spirito vivace, piccole marachelle (come nascondersi nell’armadio insieme a un amico per spaventare una professoressa!). Ma ogni gesto quotidiano restava impregnato di umanità e fede.
Un’eredità che continua a vivere
Per suor Monica, l’immagine di Carlo continua a incarnare la possibilità concreta della santità: non distante, ma calata nella vita ordinaria. Nei suoi ricordi, Carlo protegge, accompagna e ispira ogni giovane che percorre ancora quei corridoi.
“Ciao Carlo, pensaci tu”, è il suo saluto silenzioso mentre gli affida gli studenti e i giovani.
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