Piccole braccia al lavoro

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1 Maggio 2025

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L’infanzia negata nel mondo. Milioni di bambini sfruttati e costretti a lavorare hanno bisogno di persone misericordiose che li sollevino dal peso della fatica

di Miela Fagiolo D’Attilia

Nel cuore dello Stato indiano del Tamil Nadu, in una zona isolata abitata prevalentemente dalla casta dei parìa– il gradino sociale più basso della società suddivisa in caste –, ci sono villaggi poverissimi.

Adulti e bambini mandati a lavorare dai genitori, confezionano i beede, le tradizionali sigarette indiane, per tutto il giorno o dopo le ore della scuola. Qui i Salesiani hanno organizzato un progetto per creare 15 Tuition Center in 12 villaggi, per sottrarre 400 bambini al lavoro minorile, reintroducendoli nel sistema scolastico e tenendoli lontani dal rischio di sfruttamento.

La scommessa dei missionari punta sulle “tre E”, creando un circolo virtuoso tra Education, Empowerment and Employment (Educazione, Potenziamento e Occupazione), secondo l’esempio di Don Bosco con i suoi ragazzi al Valdocco.

È solo uno dei tanti esempi del lavoro che i missionari svolgono nell’educazione e nella crescita dei bambini in un continente come l’Asia in cui il lavoro minorile è particolarmente diffuso. E questo malgrado l’articolo 32 della Convenzione sui Diritti del l’infanzia e dell’adolescenza sancisca «il diritto del fanciullo di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischio sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute».

A garanzia di questo, la Convenzione n. 182 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro-Ilo del 1999 ha ribadito la necessità e l’urgenza di adottare delle strategie per eliminare lo sfruttamento, cercando di andare alle cause del problema.

Proprio dall’Ilo viene l’allarme sull’aumento del fenomeno in Myanmar, da tre anni fuori dai radar internazionali per il conflitto civile che lo sta dilaniando. È proprio questa violenza diffusa che ha generato una carenza di lavoratori, anche per l’emigrazione dei giovani che fuggono per evitare la legge di leva obbligatoria.

Un sacerdote di Yangoon riferisce all’Agenzia Fidesche «Nelle parrocchie cattoliche, laddove è ancora possibile, si cerca di avere un’attenzione speciale per i bambini, celebrando ad esempio una speciale messa per loro, portandoli a essere vicini a Gesù in questa condizione di sofferenza. La parrocchia è un’oasi per la loro anima e per la loro vita. Sacerdoti consacrati, laici e catechisti si prendono cura di loro».

(Miela Fagiolo D’Attilia, Popoli e Missione 1/2025 – Piccole braccia al lavoro, pp. 36-37 – Dal Dossier “Eppure siamo bambini”)

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