“Se quest’opera di misericordia io l’ho fatta, anche tu la puoi compiere”

Intervista a Nino Savarino, Governatore della Misericordia di Rosolini (Sr), in occasione della pubblicazione del suo nuovo libro
Eccoci qua, caro Nino, per parlare del tuo nuovo libro “Testimoni di Misericordia”.
Grazie per questa opportunità che mi date.
“Testimoni di Misericordia” è un vero e proprio taccuino di viaggio – di un viaggio particolare – che, passando attraverso 14 soste rigeneratrici e di riflessione, ti fa percorrere, come la definiva Papa Francesco, “la strada di amore che Gesù ci insegna” e che è costituita dalle opere di misericordia.
In ognuna di queste 14 soste, tante quante sono le opere di misericordia, corporali e spirituali, il libro ci invita a riflettere sulla Parola di Dio e sull’insegnamento del Magistero della Chiesa e ci propone via via di compiere una di esse, che annoteremo nel taccuino come memoriale.
Il termine memoriale è impegnativo…
Fare memoria di un avvenimento, ricordare un fatto, annotare qualcosa che segna un passaggio della vita è l’atto proprio del testimoniare.
Il memoriale, come ci insegna la Liturgia, attualizza il fatto ricordato e lo rende presente. Di questo fatto il testimone è chiamato a darne notizia, a diffonderlo, a garantirne veridicità e importanza. È un vero e proprio atto di evangelizzazione che assume, nel nostro caso, una duplice funzione: testimoniare non soltanto agli altri, ma anche a sé stessi.
Che vuoi dire?
L’annotazione nel taccuino è sì un modo per dire agli altri “se quest’opera di misericordia io l’ho fatta, anche tu la puoi compiere”. Ma, allo stesso tempo, è un ricordo per noi stessi: “se quest’opera io l’ho compiuta, la potrò nuovamente rifare”. Ci sono riuscito una volta, posso riuscirci altre volte. Dico di più: è un impegno costante per il cristiano, chiamato a non fermarsi mai nel compiere il bene.
Ritorniamo al libro. Come nasce l’idea?
Luigi Spadoni, in vista del trentennale della fondazione della Misericordia di Rosolini, di cui io sono il governatore, mi mandò un messaggio – era il 27 aprile scorso – invitandomi a realizzare qualcosa che raccontasse “le opere di misericordia da tenere in casa” e che potesse essere “strumento di diffusione”. Quel giorno e tutta la notte non pensai ad altro, fino a quando mi venne l’idea e mi apparve chiaro cosa fare.
Sono partito da un calcolo: spazio + spadoni è composto esattamente da 14 caratteri, tanti quante sono le opere di Misericordia. Ho pensato allora di correlare ogni lettera che compone il nome spazio + spadoni (compresa la croce) ad un particolare messaggio e quest’ultimo ad un’opera di misericordia, invitando il lettore a metterla in pratica e annotarla.
Così, ad esempio, la prima S di spazio + spadoni è legata alla Speranza e questa all’opera “consolare gli afflitti”.
L’idea prese subito corpo, aiutato dagli insegnamenti di Papa Francesco che ha fatto della Misericordia il fondamento del suo Servizio.
Parlaci di questi insegnamenti.
Spesso, siamo portati a credere che fare il bene ci impegna a compiere gesti eclatanti, visibili, che coinvolgono quante più persone possibili. Per questo, altrettanto spesso diciamo, a volte in modo cinico, “non posso certamente salvare il mondo io da solo”; oppure, in modo dimesso: “cosa posso fare io con le mie modeste capacità?”. In realtà, diciamocela tutta, è questo un modo per costruire l’alibi alla nostra inettitudine, al mantenimento delle nostre comodità, al giustificare il nostro disimpegno.
Invece, e questa è la buona notizia che ha la capacità di scuoterci dal nostro torpore, fare il bene, compiere un atto di misericordia non richiede chissà quali capacità o risorse. Papa Francesco lo ha detto durante l’udienza generale del 12 ottobre 2016: “Come, dunque, possiamo essere testimoni di misericordia? Non pensiamo che si tratti di compiere grandi sforzi o gesti sovraumani. No, non è così. Il Signore ci indica una strada molto più semplice, fatta di piccoli gesti che hanno però ai suoi occhi un grande valore, a tal punto che ci ha detto che su questi saremo giudicati”.
Ritorna il titolo del tuo libro: “Testimoni di Misericordia”.
Esatto. Questo insegnamento mi ha fornito la chiave sia per la scelta del titolo, “Testimoni di Misericordia”, sia per mettere a punto il percorso, che mi piace definire riflessivo-operativo.
Perché non iniziamo a fare questi piccoli gesti? Perché non cominciamo a realizzare il nostro piccolo atto d’amore? Non dobbiamo neanche andare lontani. Basta uscire di casa e guardarci intorno con gli occhi di Gesù. Ci accorgeremo che sono davvero tanti i fratelli che aspettano un nostro gesto: la vicina di casa che è sola; quel giovane in carrozzina che non esce e non ha vita sociale perché nessuno lo accompagna; l’ammalato che aspetta una tua carezza, un tuo sorriso; l’amico che ha preso una brutta strada e che aspetta che tu gli ricordi qual è la strada del bene.
Nel sottotitolo del Taccuino si legge: “Camminiamo insieme lungo la via della riEvoluzione delle Opere di Misericordia”.
Il termine “riEvoluzione delle Opere di Misericordia” è stato coniato proprio da spazio + spadoni.
L’attuazione delle Opere di Misericordia, nella loro semplicità, rappresenta per il cristiano – ma possiamo dire tranquillamente per ciascun uomo – l’unica strada che conduce a Dio, perché sono gocce d’amore verso il prossimo che vediamo, icona di Gesù, con le quali amiamo concretamente il nostro Padre Celeste che non vediamo.
Ce lo insegna San Giovanni apostolo nella sua prima Lettera: “Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello” (Gv. 4, 20). Ecco il modo concreto di amare: compiere le opere che Gesù ci ha indicato. Piccoli gesti capaci di cambiare la Storia, perché sono capaci di cambiare il cuore dell’uomo, di colui che li compie e di colui che li riceve.
Si è persa, o magari sottovalutata, la grande forza rivoluzionaria rappresentata dalle opere di misericordia. Questa è la missione di spazio + spadoni: parlare di questa forza, diffonderla ovunque e operare per una nuova rivoluzione. O meglio, per una riEvoluzione che tenga conto nel mondo di oggi, della sua evoluzione che necessità di essere riportata nel solco d’amore tracciato da Gesù.
Il libro, molto sommessamente, vuole invitare il lettore ad essere testimone di questa riEvoluzione: ogni opera buona contribuisce potentemente, perché gradita a Dio, a costruire la civiltà dell’amore.
Prima di lasciarci, Nino Savarino ha voluto fare un ringraziamento particolare a Luigi Spadoni.
Mi faccia ringraziare Luigi Spadoni e tutta la sua Opera M. So che lui non ama i ringraziamenti. Ama agire nel nascondimento. Tuttavia, ritengo una necessità del testimone dire a tutti la genesi del suo narrare, perché in tal modo aiuta la crescita e la diffusione di questa nuova missione evangelizzatrice, che coinvolge il tuo vicino di casa e allo stesso tempo anche il fratello che abita alla fine del mondo.
L’opera di Luigi Spadoni è globale, cattolica, coinvolgente e missionaria, e riesce a costruire quei ponti voluti da Papa Leone XIV. L’Opera M è un dono prezioso per tutta la Chiesa e i suoi frutti, che già sono copiosi, contribuiranno sempre più a diffondere nel mondo il Vangelo.
Intervista a Nino Savarino, Governatore della Misericordia di Rosolini (Sr), in occasione della pubblicazione del suo nuovo libro
Eccoci qua, caro Nino, per parlare del tuo nuovo libro “Testimoni di Misericordia”.
Grazie per questa opportunità che mi date.
“Testimoni di Misericordia” è un vero e proprio taccuino di viaggio – di un viaggio particolare – che, passando attraverso 14 soste rigeneratrici e di riflessione, ti fa percorrere, come la definiva Papa Francesco, “la strada di amore che Gesù ci insegna” e che è costituita dalle opere di misericordia.
In ognuna di queste 14 soste, tante quante sono le opere di misericordia, corporali e spirituali, il libro ci invita a riflettere sulla Parola di Dio e sull’insegnamento del Magistero della Chiesa e ci propone via via di compiere una di esse, che annoteremo nel taccuino come memoriale.
Il termine memoriale è impegnativo…
Fare memoria di un avvenimento, ricordare un fatto, annotare qualcosa che segna un passaggio della vita è l’atto proprio del testimoniare.
Il memoriale, come ci insegna la Liturgia, attualizza il fatto ricordato e lo rende presente. Di questo fatto il testimone è chiamato a darne notizia, a diffonderlo, a garantirne veridicità e importanza. È un vero e proprio atto di evangelizzazione che assume, nel nostro caso, una duplice funzione: testimoniare non soltanto agli altri, ma anche a sé stessi.
Che vuoi dire?
L’annotazione nel taccuino è sì un modo per dire agli altri “se quest’opera di misericordia io l’ho fatta, anche tu la puoi compiere”. Ma, allo stesso tempo, è un ricordo per noi stessi: “se quest’opera io l’ho compiuta, la potrò nuovamente rifare”. Ci sono riuscito una volta, posso riuscirci altre volte. Dico di più: è un impegno costante per il cristiano, chiamato a non fermarsi mai nel compiere il bene.
Ritorniamo al libro. Come nasce l’idea?
Luigi Spadoni, in vista del trentennale della fondazione della Misericordia di Rosolini, di cui io sono il governatore, mi mandò un messaggio – era il 27 aprile scorso – invitandomi a realizzare qualcosa che raccontasse “le opere di misericordia da tenere in casa” e che potesse essere “strumento di diffusione”. Quel giorno e tutta la notte non pensai ad altro, fino a quando mi venne l’idea e mi apparve chiaro cosa fare.
Sono partito da un calcolo: spazio + spadoni è composto esattamente da 14 caratteri, tanti quante sono le opere di Misericordia. Ho pensato allora di correlare ogni lettera che compone il nome spazio + spadoni (compresa la croce) ad un particolare messaggio e quest’ultimo ad un’opera di misericordia, invitando il lettore a metterla in pratica e annotarla.
Così, ad esempio, la prima S di spazio + spadoni è legata alla Speranza e questa all’opera “consolare gli afflitti”.
L’idea prese subito corpo, aiutato dagli insegnamenti di Papa Francesco che ha fatto della Misericordia il fondamento del suo Servizio.
Parlaci di questi insegnamenti.
Spesso, siamo portati a credere che fare il bene ci impegna a compiere gesti eclatanti, visibili, che coinvolgono quante più persone possibili. Per questo, altrettanto spesso diciamo, a volte in modo cinico, “non posso certamente salvare il mondo io da solo”; oppure, in modo dimesso: “cosa posso fare io con le mie modeste capacità?”. In realtà, diciamocela tutta, è questo un modo per costruire l’alibi alla nostra inettitudine, al mantenimento delle nostre comodità, al giustificare il nostro disimpegno.
Invece, e questa è la buona notizia che ha la capacità di scuoterci dal nostro torpore, fare il bene, compiere un atto di misericordia non richiede chissà quali capacità o risorse. Papa Francesco lo ha detto durante l’udienza generale del 12 ottobre 2016: “Come, dunque, possiamo essere testimoni di misericordia? Non pensiamo che si tratti di compiere grandi sforzi o gesti sovraumani. No, non è così. Il Signore ci indica una strada molto più semplice, fatta di piccoli gesti che hanno però ai suoi occhi un grande valore, a tal punto che ci ha detto che su questi saremo giudicati”.
Ritorna il titolo del tuo libro: “Testimoni di Misericordia”.
Esatto. Questo insegnamento mi ha fornito la chiave sia per la scelta del titolo, “Testimoni di Misericordia”, sia per mettere a punto il percorso, che mi piace definire riflessivo-operativo.
Perché non iniziamo a fare questi piccoli gesti? Perché non cominciamo a realizzare il nostro piccolo atto d’amore? Non dobbiamo neanche andare lontani. Basta uscire di casa e guardarci intorno con gli occhi di Gesù. Ci accorgeremo che sono davvero tanti i fratelli che aspettano un nostro gesto: la vicina di casa che è sola; quel giovane in carrozzina che non esce e non ha vita sociale perché nessuno lo accompagna; l’ammalato che aspetta una tua carezza, un tuo sorriso; l’amico che ha preso una brutta strada e che aspetta che tu gli ricordi qual è la strada del bene.
Nel sottotitolo del Taccuino si legge: “Camminiamo insieme lungo la via della riEvoluzione delle Opere di Misericordia”.
Il termine “riEvoluzione delle Opere di Misericordia” è stato coniato proprio da spazio + spadoni.
L’attuazione delle Opere di Misericordia, nella loro semplicità, rappresenta per il cristiano – ma possiamo dire tranquillamente per ciascun uomo – l’unica strada che conduce a Dio, perché sono gocce d’amore verso il prossimo che vediamo, icona di Gesù, con le quali amiamo concretamente il nostro Padre Celeste che non vediamo.
Ce lo insegna San Giovanni apostolo nella sua prima Lettera: “Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello” (Gv. 4, 20). Ecco il modo concreto di amare: compiere le opere che Gesù ci ha indicato. Piccoli gesti capaci di cambiare la Storia, perché sono capaci di cambiare il cuore dell’uomo, di colui che li compie e di colui che li riceve.
Si è persa, o magari sottovalutata, la grande forza rivoluzionaria rappresentata dalle opere di misericordia. Questa è la missione di spazio + spadoni: parlare di questa forza, diffonderla ovunque e operare per una nuova rivoluzione. O meglio, per una riEvoluzione che tenga conto nel mondo di oggi, della sua evoluzione che necessità di essere riportata nel solco d’amore tracciato da Gesù.
Il libro, molto sommessamente, vuole invitare il lettore ad essere testimone di questa riEvoluzione: ogni opera buona contribuisce potentemente, perché gradita a Dio, a costruire la civiltà dell’amore.
Prima di lasciarci, Nino Savarino ha voluto fare un ringraziamento particolare a Luigi Spadoni.
Mi faccia ringraziare Luigi Spadoni e tutta la sua Opera M. So che lui non ama i ringraziamenti. Ama agire nel nascondimento. Tuttavia, ritengo una necessità del testimone dire a tutti la genesi del suo narrare, perché in tal modo aiuta la crescita e la diffusione di questa nuova missione evangelizzatrice, che coinvolge il tuo vicino di casa e allo stesso tempo anche il fratello che abita alla fine del mondo.
L’opera di Luigi Spadoni è globale, cattolica, coinvolgente e missionaria, e riesce a costruire quei ponti voluti da Papa Leone XIV. L’Opera M è un dono prezioso per tutta la Chiesa e i suoi frutti, che già sono copiosi, contribuiranno sempre più a diffondere nel mondo il Vangelo.
