Opere di misericordia… sostenibili
Domenica scorsa, è stato inaugurato in Camerun, a Balumba, il progetto di coltivazione del mais con i giovani della diocesi di Bafia
Il terreno fertile non è solo quello che sostiene il seme, ma anche quello che sostiene il futuro. In quest’ottica, ieri è stato ufficialmente avviato nella regione di Mbam, nel cuore del Camerun, un nuovo progetto agricolo dedicato alla coltivazione del mais, con l’obiettivo di formare e coinvolgere attivamente i giovani della diocesi di Bafia.
Un’iniziativa semplice ma strategica che unisce la terra alla speranza, le piantine alla crescita umana, e che porta la firma congiunta di spazio + spadoni e della Chiesa locale, grazie alla consulenza di una suora con anni di esperienza nel settore.
La missione: formare e nutrire
Il progetto nasce come risposta concreta alla duplice sfida che molte comunità del Camerun devono affrontare: la disoccupazione giovanile e la mancanza di accesso a un’agricoltura moderna e sostenibile.
La regione di Mbam, prevalentemente rurale, presenta un notevole potenziale agricolo, in parte ancora non sfruttato. È qui, su un terreno messo a disposizione dalla diocesi di Bafia, che ha preso forma l’idea di trasformare la coltivazione del mais in un’opportunità educativa, economica e comunitaria.
Guida esperta e giovani protagonisti
Il progetto è coordinato da suor Bernadette, una suora camerunense con oltre vent’anni di esperienza nel campo dell’agricoltura e della formazione, già coinvolta in progetti simili in altre parti del Paese. Con competenza e determinazione, suor Bernadette ha selezionato i primi 300 giovani partecipanti al programma: ragazzi e ragazze di età compresa tra i 18 e i 25 anni, provenienti da contesti socialmente vulnerabili, ma fortemente motivati a mettersi in gioco. La formazione viene erogata a ondate di 50 giovani e 150 dei 300 selezionati sono già stati formati.
Domenica, la prima zolla, il primo passo
La giornata di ieri ha segnato l’inizio vero e proprio delle attività, con la benedizione della terra, la distribuzione degli strumenti di lavoro e la prima semina collettiva. È stato un momento simbolico e operativo al tempo stesso. La comunità locale si è stretta attorno ai giovani, testimoniando il valore condiviso di questo gesto, che non è solo agricolo, ma anche sociale ed ecclesiale.
Formazione sul posto di lavoro e supporto tecnico
Tutto è stato realizzato in modo partecipativo ed ogni fase è diventata un’occasione di apprendimento collettivo. I giovani hanno già iniziato a seguire moduli di formazione pratica e teorica, acquisendo nozioni di base di agronomia, gestione dell’acqua, compostaggio naturale e uso razionale delle risorse.
Il Movimento spazio + spadoni ha sostenuto l’intera fase di avvio, fornendo sementi certificate, attrezzi agricoli di base, un piccolo impianto di irrigazione a gravità e un fondo di sussistenza per i partecipanti. Il coinvolgimento diretto della Diocesi di Bafia ha permesso di attivare una rete di supporto composta da parrocchie, volontari e agronomi locali.
Un progetto pilota con uno sguardo al futuro
“Il mais non è solo un alimento di base qui in Camerun”, spiega suor Bernadette, “È anche un simbolo di autosufficienza. Coltivarlo con i giovani significa seminare dignità, competenze e futuro. Ogni spiga che crescerà sarà il frutto di un percorso condiviso”.
Il progetto è concepito come schema pilota, con l’obiettivo di valutarne la sostenibilità tecnica ed economica al termine del primo ciclo produttivo. Se i risultati saranno positivi – come è auspicabile – è già prevista una fase di espansione: ampliamento dei terreni coltivabili, coinvolgimento di nuovi giovani, introduzione di varietà agricole complementari (come fagioli e manioca) e creazione di piccoli moduli di trasformazione alimentare per la produzione di farina e mangimi.
Le opere di misericordia si concretizzano
Questa iniziativa è pienamente in linea con la “Ri-evoluzione delle opere di misericordia” promossa da spazio + spadoni. La formazione dei giovani, il sostegno alle comunità locali, la promozione del lavoro dignitoso e la valorizzazione dei saperi religiosi e tradizionali si fondono qui in una sintesi eloquente. Si tratta di misericordia “al lavoro”, che non si limita a prestare soccorso, ma costruisce, sostiene e trasforma.
Per i giovani coinvolti, questa esperienza è molto più di un’opportunità formativa. È un gesto di fiducia da parte della Chiesa e della società, un investimento sulla loro capacità di essere protagonisti del cambiamento. Per la Diocesi di Bafia, è un segno di rinascita pastorale e sociale, capace di coniugare Vangelo e zappa, spiritualità e vita quotidiana.
Guardare al futuro
“Se il progetto avrà successo”, dice il vescovo della diocesi di Bafia Emmanuel Dasi Youfang, “potremmo pensare a una vera e propria scuola di agricoltura pastorale, capace di formare decine di giovani ogni anno. Il seme è stato piantato ieri: ora speriamo che cresca e dia frutti”.
In una terra dove il sole è generoso ma il futuro è spesso incerto, questo nuovo inizio a Balamba è un piccolo miracolo quotidiano, reso possibile da collaborazione, visione e fiducia. Come un campo secco dopo la stagione secca, Balamba ora ha speranza. E con essa spera tutta la Chiesa del Camerun.