Suor Elisabeth, una figlia con tante mamme

Suor Elisabeth racconta a suor Ines la sua esperienza in Italia e il suo impegno nella diffusione delle Opere di Misericordia a Wamba
Sono suor Elisabeth delle Petites Sœurs de l’Evangelisation, una congregazione diocesana nata a Wamba, nella Repubblica Democratica del Congo.
Cosa intendi quando dici che hai avuto tante mamme?
Sì, proprio così, in famiglia ho avuto tante mamme e per me è stata una cosa naturale trovarmi tra tante sottane. La mamma è come il focolare di casa, è la gioia. Posso dire che questo desiderio di una maternità più grande mi ha portato ad essere suor Elisabeth oggi.
La mia vocazione è sorta quando frequentavo la classe terza della scuola primaria. Presi a modello le Suore Domenicane Missionarie del Rosario. Loro non si occupavano di crescere le bambine ma nonostante ciò hanno sostenuto la mia formazione.
Quando sono andate via, noi prestavamo servizio nella scuola e hanno lasciato la gestione cdell’istituto alla diocesi. Siamo state orientate da loro ad essere “Piccole Sorelle dell’Evangelizzazione”, fondate vescovo del tempo. Siamo dunque una lunga mano di queste suore con cui ho mantenuto ancora contatti.
E chi l’avrebbe detto? Mi sono trovata dentro la Congregazione pur prospettando diversamente il mio essere suora: mi immaginavo con velo e vestito ma alla fine porto l’abito delle mamme, della donna del mio paese.
Cosa puoi dirci della tua esperienza in Italia?
Sono stata in Italia sei mesi per svolgere il progetto HIC SUM, accolta prima dalla Misericordia di Alfero e poi dalla Congregazione Missionaria delle Sorelle di Santa Gemma. Ho vissuto quindi una realtà di volontariato e ho notato che da noi, in Africa, il volontariato non è strutturato come in Italia ma lo spirito è vivissimo. Come riconoscerete anche voi, il cuore del popolo africano è generoso. L’amore nel servizio, nell’aiutare, nell’assistere, nel consolare nasce anche dal nulla, dalla povertà. Questa si chiama reciprocità, diventare donatore di doni ricevuti.
Svolgo la mia missione a Wamba e qui mi occupo non solo dell’impresa sociale ma anche della diffusione delle Opere di Misericordia secondo il carisma di spazio + spadoni.
Wamba è una piccola città verso la foresta equatoriale dove convivono due grandi ceppi culturali: i Pigmei ed i Batú.
Non ci può essere misericordia se non uniamo il nostro cuore a quello dell’altro, al suo bisogno di sentirsi amato e rispettato, esattamente come noi, alla necessità di nutrirsi di complementarità tra dare e ricevere.
Come vivi nella tua famiglia religiosa?
A prescindere dalla formazione di ciascuna, siamo tutte dedite al ruolo della catechesi. Ci teniamo ad essere con la gente e tra la gente, non ci sono differenze tra noi ed ogni altro congolese. Ci manteniamo con il lavoro manuale (agricoltura e allevamento) e il lavoro artigianale (cucito, fabbricazione di rosari).
Dalla nostra fondazione non abbiamo mai avuto dei benefattori esterni di routine; ciò dipende anche dal fatto che siamo una congregazione indigena.
Il sostegno di spazio + spadoni volto all’attivazione di una piccola attività di piscicoltura è stato dunque determinante per l’autosostentamento della comunità. Inoltre l’impegno con i volontari per la diffusione delle Opere di Misericordia è un valore aggiunto che rafforza il carisma della nostra Congregazione.
Fonte e Immagini
Suor Elisabeth racconta a suor Ines la sua esperienza in Italia e il suo impegno nella diffusione delle Opere di Misericordia a Wamba
Sono suor Elisabeth delle Petites Sœurs de l’Evangelisation, una congregazione diocesana nata a Wamba, nella Repubblica Democratica del Congo.
Cosa intendi quando dici che hai avuto tante mamme?
Sì, proprio così, in famiglia ho avuto tante mamme e per me è stata una cosa naturale trovarmi tra tante sottane. La mamma è come il focolare di casa, è la gioia. Posso dire che questo desiderio di una maternità più grande mi ha portato ad essere suor Elisabeth oggi.
La mia vocazione è sorta quando frequentavo la classe terza della scuola primaria. Presi a modello le Suore Domenicane Missionarie del Rosario. Loro non si occupavano di crescere le bambine ma nonostante ciò hanno sostenuto la mia formazione.
Quando sono andate via, noi prestavamo servizio nella scuola e hanno lasciato la gestione cdell’istituto alla diocesi. Siamo state orientate da loro ad essere “Piccole Sorelle dell’Evangelizzazione”, fondate vescovo del tempo. Siamo dunque una lunga mano di queste suore con cui ho mantenuto ancora contatti.
E chi l’avrebbe detto? Mi sono trovata dentro la Congregazione pur prospettando diversamente il mio essere suora: mi immaginavo con velo e vestito ma alla fine porto l’abito delle mamme, della donna del mio paese.
Cosa puoi dirci della tua esperienza in Italia?
Sono stata in Italia sei mesi per svolgere il progetto HIC SUM, accolta prima dalla Misericordia di Alfero e poi dalla Congregazione Missionaria delle Sorelle di Santa Gemma. Ho vissuto quindi una realtà di volontariato e ho notato che da noi, in Africa, il volontariato non è strutturato come in Italia ma lo spirito è vivissimo. Come riconoscerete anche voi, il cuore del popolo africano è generoso. L’amore nel servizio, nell’aiutare, nell’assistere, nel consolare nasce anche dal nulla, dalla povertà. Questa si chiama reciprocità, diventare donatore di doni ricevuti.
Svolgo la mia missione a Wamba e qui mi occupo non solo dell’impresa sociale ma anche della diffusione delle Opere di Misericordia secondo il carisma di spazio + spadoni.
Wamba è una piccola città verso la foresta equatoriale dove convivono due grandi ceppi culturali: i Pigmei ed i Batú.
Non ci può essere misericordia se non uniamo il nostro cuore a quello dell’altro, al suo bisogno di sentirsi amato e rispettato, esattamente come noi, alla necessità di nutrirsi di complementarità tra dare e ricevere.
Come vivi nella tua famiglia religiosa?
A prescindere dalla formazione di ciascuna, siamo tutte dedite al ruolo della catechesi. Ci teniamo ad essere con la gente e tra la gente, non ci sono differenze tra noi ed ogni altro congolese. Ci manteniamo con il lavoro manuale (agricoltura e allevamento) e il lavoro artigianale (cucito, fabbricazione di rosari).
Dalla nostra fondazione non abbiamo mai avuto dei benefattori esterni di routine; ciò dipende anche dal fatto che siamo una congregazione indigena.
Il sostegno di spazio + spadoni volto all’attivazione di una piccola attività di piscicoltura è stato dunque determinante per l’autosostentamento della comunità. Inoltre l’impegno con i volontari per la diffusione delle Opere di Misericordia è un valore aggiunto che rafforza il carisma della nostra Congregazione.
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