Suor Santhi chiamata in Italia a vivere le Opere di Misericordia

Suor Ines intervista suor Santhi delle Suore del Sacro Cuore di Gesù
Suor Santhi è un sentiero di speranza, di sprono al coraggio e al saper affrontare le sfide della vita abbandonandosi nelle mani di Dio anche accettando le apparenti sconfitte certi che verranno trasformate in opportunità dal soffio di Dio.
Suor Santhi, quali sono le tue origini?
Vengo dall’India del Sud, dallo stato di Tamilnadu, precisamente dal villaggio di Valispet dove coltivavo riso, arachidi ed anacardi.
Lì, vi è anche un santuario bellissimo dedicato alla Madonna della Salute Vellankanni. Soffermarsi con i pellegrini arrivati da ogni parte del mondo, ascoltare le loro storie dense di povertà, mescolarsi con i ritmi del villaggio che lavora, fa di questo luogo, un ritrovo dell’anima orante paradisiaco. Non si può dire a parole l’emozione che si prova nell’essere parte di un luogo.
Poco a poco le condizioni di povertà stanno migliorando perché molti degli abitanti si spostano per studio, anche se le radici restano.
Restano grandi nei villaggi le difficoltà di trasporto verso la città; sono pochi, infatti, gli autobus che passano.
Come hai capito che dentro di te ardeva la vocazione alla consacrazione?
In famiglia sono la quinta figlia. Già dalla seconda elementare mi immedesimavo nell’insegnante suora che avevo a scuola. Brillava la luce del suo volto e volteggiava a passi di danza, meravigliosa! Mi dicevo: “che bella, anch’io sarò come lei!”
Sì perché molte volte siamo come attratti da ciò che ci appare diverso, eppure straordinario ai nostri occhi. Dio ci cattura anche così e non molla la presa fino a quando non ci prende anche nelle nostre innocenti vanità.
Crescendo, il desiderio di consacrazione si è attutito ma si è risvegliato per la festa dell’ordinazione di mio zio.
Credo che chi fa questa scelta debba essere capace di abbandonare tutto, senza riserve. Quando si entra in Congregazione si deposita tutta la dote: orecchini, gioielli, etc. che per una donna indiana assumono un valore importante in quanto rappresentano l’idea di bellezza. Quando si lasciano questi segni ornamentali ci si sente nude, mortificate. Si sceglie la rinuncia per il tesoro di Dio: la gioia non assomiglia più ad un valore da conquistare ma a qualcosa che ci è dato, donato. Dio ci ama e questo non si può misurare né possedere.
Come vivi i tre voti fi povertà, obbedienza e castità?
I voti di castità, povertà ed obbedienza hanno il compito di aiutare a seguire Cristo in maniera più radicale, scegliendo come stato di vita lo stesso stile assunto da Lui quando si è incarnato.
Il Signore infatti ha scelto di essere povero, vergine e obbediente alla volontà del Padre fino alla morte.
Col voto di povertà si offre a Cristo quanto si possiede o si potrebbe possedere in maniera tale da non far rimanere nulla di nulla.
Col voto di obbedienza si immola la propria volontà con quella libertà che è dono sì prezioso di Dio.
Col voto di castità si consacra l’anima, lo spirito e il cuore. Amare tutti allo stesso modo.
Qual è il vostro Carisma?
Siamo le suore del Sacro Cuore di Gesù. Ci consacriamo per il servizio agli abbandonati, ai disabili fisici e mentali per promuovere l’Amore, la Pace e la Speranza tra tutti i popoli.
Il nostro motto che facciamo echeggiare alle orecchie di chi viene accolto è: “Venga il tuo Regno!”
In altre parole, facciamo scendere il paradiso su ogni volto di speranza.
Mentre ci cnfrontavamo mi hai parlato di un’altra chiamata. Cosa intendevi? Puoi dirci qualcosa in più?
Mi dedicai fin da subito all’educazione negli asili nido, poi all’improvviso mi dissero che la Madre Generale mi cercava. “Strano – pensai – avrò combinato qualcosa!” La Madre Generale da noi parla solo con i superiori ma quel giorno voleva parlare con me. Mi avevano scelta per un corso di laurea infermieristica in Italia.
Ovviamente giungere in Italia mi faceva paura, non conoscevo la lingua ed era un mondo completamente diverso. Ma ad oggi, il consiglio che posso dare è di non fermarsi mai, e nella paura possiamo trovare rifugio nella preghiera
Arrivai a Padova, dove svolsi tirocinio ma fui subito impressionata dalla prima operazione chirurgica a cui assistetti. Così, rinunciai allo studio per recarmi a Firenze dove mi posi a servizio della parrocchia e dell’asilo nido, dopo aver conseguito il diploma di OSA.
Avevo trascorso quindici anni in Italia e mi rivolsi alla Superiora: “Fatemi la carità di tornare in India!”.
La sua risposta fu: “Tu dovrai andare a Lucca“. Infatti, avrei dovuto avviare una nuova comunità e partecipare al progetto HIC SUM e alla diffussione delle Opere di Misericordia promossa da spazio + spadoni. Lì venni accolta alla grande dalla Misericordia di Camaiore e Lido e fui felice ancora di aver risposto “Eccomi” alla nuova chiamata di Dio.
Suor Santhi, qual è il tuo sogno?
Dare una testimonianza credibile alla Misericordia e a spazio + spadoni. Ho atteso con grande speranza e gratitudine di aprire una nuova comunità, l’undicesima della nostra Congregazione.
Essere con la Misericordia è stata e continua ad essere un’esperienza meravigliosa anche se non mi trovo più a Camaiore ma ho iniziato una nuova avventura a Pontedera.
La testimonianza migliore che possa rendere a spazio + spadoni è di far comprendere a voi, Misericordie, che quello che questo Movimento offre è una grande opportunità da cogliere al volo senza doverci pensare.
E la reciprocità sta proprio in questo scambio di amore. Ho avuto modo di sperimentarla stando con i bambini, lavorando con i giovani ed in particolare con i senzatetto.
Mi piace vivere la missione in Misericordia, lavorare per tutti i poveri della strada, anche solo giocare con i bambini, pregare per gli altri e con gli altri, prestare il nostro tempo.
Fonte e Immagini
Suor Ines intervista suor Santhi delle Suore del Sacro Cuore di Gesù
Suor Santhi è un sentiero di speranza, di sprono al coraggio e al saper affrontare le sfide della vita abbandonandosi nelle mani di Dio anche accettando le apparenti sconfitte certi che verranno trasformate in opportunità dal soffio di Dio.
Suor Santhi, quali sono le tue origini?
Vengo dall’India del Sud, dallo stato di Tamilnadu, precisamente dal villaggio di Valispet dove coltivavo riso, arachidi ed anacardi.
Lì, vi è anche un santuario bellissimo dedicato alla Madonna della Salute Vellankanni. Soffermarsi con i pellegrini arrivati da ogni parte del mondo, ascoltare le loro storie dense di povertà, mescolarsi con i ritmi del villaggio che lavora, fa di questo luogo, un ritrovo dell’anima orante paradisiaco. Non si può dire a parole l’emozione che si prova nell’essere parte di un luogo.
Poco a poco le condizioni di povertà stanno migliorando perché molti degli abitanti si spostano per studio, anche se le radici restano.
Restano grandi nei villaggi le difficoltà di trasporto verso la città; sono pochi, infatti, gli autobus che passano.
Come hai capito che dentro di te ardeva la vocazione alla consacrazione?
In famiglia sono la quinta figlia. Già dalla seconda elementare mi immedesimavo nell’insegnante suora che avevo a scuola. Brillava la luce del suo volto e volteggiava a passi di danza, meravigliosa! Mi dicevo: “che bella, anch’io sarò come lei!”
Sì perché molte volte siamo come attratti da ciò che ci appare diverso, eppure straordinario ai nostri occhi. Dio ci cattura anche così e non molla la presa fino a quando non ci prende anche nelle nostre innocenti vanità.
Crescendo, il desiderio di consacrazione si è attutito ma si è risvegliato per la festa dell’ordinazione di mio zio.
Credo che chi fa questa scelta debba essere capace di abbandonare tutto, senza riserve. Quando si entra in Congregazione si deposita tutta la dote: orecchini, gioielli, etc. che per una donna indiana assumono un valore importante in quanto rappresentano l’idea di bellezza. Quando si lasciano questi segni ornamentali ci si sente nude, mortificate. Si sceglie la rinuncia per il tesoro di Dio: la gioia non assomiglia più ad un valore da conquistare ma a qualcosa che ci è dato, donato. Dio ci ama e questo non si può misurare né possedere.
Come vivi i tre voti fi povertà, obbedienza e castità?
I voti di castità, povertà ed obbedienza hanno il compito di aiutare a seguire Cristo in maniera più radicale, scegliendo come stato di vita lo stesso stile assunto da Lui quando si è incarnato.
Il Signore infatti ha scelto di essere povero, vergine e obbediente alla volontà del Padre fino alla morte.
Col voto di povertà si offre a Cristo quanto si possiede o si potrebbe possedere in maniera tale da non far rimanere nulla di nulla.
Col voto di obbedienza si immola la propria volontà con quella libertà che è dono sì prezioso di Dio.
Col voto di castità si consacra l’anima, lo spirito e il cuore. Amare tutti allo stesso modo.
Qual è il vostro Carisma?
Siamo le suore del Sacro Cuore di Gesù. Ci consacriamo per il servizio agli abbandonati, ai disabili fisici e mentali per promuovere l’Amore, la Pace e la Speranza tra tutti i popoli.
Il nostro motto che facciamo echeggiare alle orecchie di chi viene accolto è: “Venga il tuo Regno!”
In altre parole, facciamo scendere il paradiso su ogni volto di speranza.
Mentre ci cnfrontavamo mi hai parlato di un’altra chiamata. Cosa intendevi? Puoi dirci qualcosa in più?
Mi dedicai fin da subito all’educazione negli asili nido, poi all’improvviso mi dissero che la Madre Generale mi cercava. “Strano – pensai – avrò combinato qualcosa!” La Madre Generale da noi parla solo con i superiori ma quel giorno voleva parlare con me. Mi avevano scelta per un corso di laurea infermieristica in Italia.
Ovviamente giungere in Italia mi faceva paura, non conoscevo la lingua ed era un mondo completamente diverso. Ma ad oggi, il consiglio che posso dare è di non fermarsi mai, e nella paura possiamo trovare rifugio nella preghiera
Arrivai a Padova, dove svolsi tirocinio ma fui subito impressionata dalla prima operazione chirurgica a cui assistetti. Così, rinunciai allo studio per recarmi a Firenze dove mi posi a servizio della parrocchia e dell’asilo nido, dopo aver conseguito il diploma di OSA.
Avevo trascorso quindici anni in Italia e mi rivolsi alla Superiora: “Fatemi la carità di tornare in India!”.
La sua risposta fu: “Tu dovrai andare a Lucca“. Infatti, avrei dovuto avviare una nuova comunità e partecipare al progetto HIC SUM e alla diffussione delle Opere di Misericordia promossa da spazio + spadoni. Lì venni accolta alla grande dalla Misericordia di Camaiore e Lido e fui felice ancora di aver risposto “Eccomi” alla nuova chiamata di Dio.
Suor Santhi, qual è il tuo sogno?
Dare una testimonianza credibile alla Misericordia e a spazio + spadoni. Ho atteso con grande speranza e gratitudine di aprire una nuova comunità, l’undicesima della nostra Congregazione.
Essere con la Misericordia è stata e continua ad essere un’esperienza meravigliosa anche se non mi trovo più a Camaiore ma ho iniziato una nuova avventura a Pontedera.
La testimonianza migliore che possa rendere a spazio + spadoni è di far comprendere a voi, Misericordie, che quello che questo Movimento offre è una grande opportunità da cogliere al volo senza doverci pensare.
E la reciprocità sta proprio in questo scambio di amore. Ho avuto modo di sperimentarla stando con i bambini, lavorando con i giovani ed in particolare con i senzatetto.
Mi piace vivere la missione in Misericordia, lavorare per tutti i poveri della strada, anche solo giocare con i bambini, pregare per gli altri e con gli altri, prestare il nostro tempo.
Fonte e Immagini
