Ho sperimentato l’amore misericordioso di Dio

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3 Giugno 2025

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Dall’America latina, la missionaria Rita Usai della Comunità di Villaregia ci racconta com’è nata la sua vocazione

Mi chiamo Rita Usai e ho 66 anni. Sono originaria della Sardegna, di Quartu Sant’Elena e sono missionaria della Comunità di Villaregia in Portorico e nella Repubblica Dominicana.

Mi piace esprimere la mia vocazione con una frase che Papa Benedetto ha scritto nell’enciclica Deus Caritas Est: “Non si comincia ad essere cristiani per una decisione etica o una grande idea, ma per l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà un nuovo orizzonte alla vita e, con ciò, una direzione decisiva”.

Nel mio cammino da cristiana, a un certo punto della mia adolescenza, mi sono chiesta se fossi cattolica perché i miei genitori me l’avevano insegnato o perché la stavo scegliendo io. Questa ricerca è durata alcuni anni ed è stata determinata anche dalla domanda vocazionale a causa di una visita ad una suora di clausura della mia parrocchia. Assolutamente non c’era nella mia visione l’idea della consacrazione.

Ma dopo aver partecipato a un ritiro sulla confessione durante un fine settimana, e aver incontrato un Dio vivo, che mi voleva bene, che era al mio fianco, che mi faceva percepire gli stessi sentimenti che provavo per un ragazzo, si è veramente aperto un nuovo orizzonte nella mia vita e con esso una direzione decisiva.

A 17 anni, mi dissi: se aver incontrato un sacerdote che mi ha fatto conoscere il vero Cristo ha cambiato la mia esistenza, dandole un senso di pienezza, allora perché non posso fare lo stesso per altri fratelli?

Da lì è cambiato l’orizzonte del mio futuro, non più studiare chimica, non più sposarmi e avere una famiglia numerosa, ma scegliere la consacrazione. E questo mi ha permesso di fare cambiamenti nella mia vita, non truccarmi, smettere di fumare, non avere complessi per la mia statura, ecc. Dio mi voleva, così come ero.

Chiaramente nel mio cammino mi sono chiesta più volte: “Sarà che Dio possa chiamare alla vita di consacrazione una come me, irrequieta, ribelle, che non le piacciono le strutture ben definite?”.

Quando scelsi la consacrazione, non esisteva ancora la comunità, quindi mi stavo orientando verso una congregazione di missionarie che non indossavano l’abito, ma si vestivano normalmente.

Quando capimmo che la Comunità era qualcosa che Dio desiderava per il gruppo missionario, e anche per me, fu una gioia particolarmente grande. Potevamo vivere in modo permanente, così dicevamo tra di noi, quella vita di comunione e di donazione che stavamo sperimentando nel gruppo missionario: “Perché non facciamo una comunità permanente?”.

Quando dissi il mio “sì” per la comunità, avevo dato tre motivi: perché desideravo dare tutto a Dio, perché desideravo vivere l’amore Trinitario e perché desideravo amare i fratelli poveri.

Ho detto ‘sì’ a qualcosa che non esisteva in una forma strutturata, ma in noi c’era la certezza che Dio ci chiamasse a questa vita di amore, per donare amore.

 I miei anni di consacrazione sono stati condotti in modo particolare, oltre al capitolo di Giovanni 17, da tre citazioni bibliche:

  • “Dio ama chi dà con gioia” (2 Corinzi 9,7)
  • “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20,35)
  • “Ma quando verrà lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” (Giovanni 16,13)

Quando feci i primi voti e ci consegnarono le prime costituzioni, scelsi tra le parole scritte questa parola come parola per la mia vita: “La caratteristica di ogni membro della comunità missionaria è l’amore pronto, instancabile, totale e gratuito verso l’uomo”. Percepisco che nella misura in cui ho vissuto questa offerta, ho vissuto anche i voti di povertà, castità, obbedienza e il voto della vita comunitaria per la missione.

Ho desiderato in questi 40 anni di consacrazione dare questo colore al mio essere e al mio fare. Questo mi ha permesso di poter sperimentare sempre più l’amore di Dio verso di me, costruire nella preghiera una relazione sempre più profonda che ha dato e continua a dare senso al mio esistere.

Mi ha permesso di amare la comunità, la vita stessa e ogni fratello che Dio ha posto al mio fianco senza stancarmi, e di ampliare sempre più il mio cuore affinché potesse e possa esserci un posto per ogni uomo che incontro.

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