Myanmar: gli sfollati del terremoto da accogliere

Si aggrava ancora di più la condizione degli sfollati del sisma a Mandalay, in Myanmar: servono opere di misericordia
Con l’arrivo della stagione delle piogge, la condizione degli sfollati a Mandalay e Sagaing – già duramente provati dal terremoto del 28 marzo – rischia di aggravarsi gravemente. Le piogge torrenziali intensificano la crisi umanitaria, seminando pericolo, malattia e incomprensione.
Migliaia di famiglie, che hanno già perso tutto nel sisma, ora sono costrette a vivere in tende improvvisate o all’aperto, spesso protette solo da teli di plastica inadatti alla pioggia monsonica. La mancanza di acqua potabile, servizi igienici e ripari sicuri espone, inoltre, la popolazione a malattie trasmesse da acqua contaminata, come colera e dissenteria.
Alloggiare i pellegrini: un’opera di misericordia
Nel linguaggio evangelico, “alloggiare i pellegrini” è una delle opere di misericordia corporale: accogliere, offrire rifugio a chi è in cammino. In questa situazione, chi sono i pellegrini? Sono gli sfollati costretti a peregrinare tra le macerie, i volontari che camminano con loro, i brancoli che cercano speranza. E lo spazio offerto dalla comunità cattolica – un tetto, un pasto, un gesto di fraternità – diventa casa di misericordia per molti in grave difficoltà.
Di fronte a questa emergenza, la comunità cattolica locale vive in prima persona la realtà degli sfollati: si dorme insieme a loro sotto le tende, si distribuiscono cibo, acqua, medicine, kit igienici, si trasforma il cortile della cattedrale del Sacro Cuore in un rifugio interreligioso, aperto a cristiani, buddisti, musulmani e indù.
Così l’opera di alloggiare assume un volto nuovo: non soltanto accoglienza materiale, ma custodia del cammino umano e della speranza, offrendo ascolto, cura, dialogo, solidarietà concreta.
L’invito di spazio + spadoni per una fraternità in cammino
L’esperienza della Chiesa in Myanmar è una lezione vivente: non basta sostenere da lontano, occorre farsi prossimi, abitare la stessa terra instabile, custodire insieme il futuro dei più fragili.
Nel cuore di questa emergenza, spicca infatti una verità semplice e profonda: accogliere chi è in cammino è un segno di Speranza, è costruire ponti tra il dolore e la rinascita. Alloggiare i pellegrini, anche quando le strade sono impervie, è un atto di profonda fraternità.
Per spazio + spadoni, questo gesto si inscrive in un cammino già tracciato: vivere la carità come stile di vita, non come atto occasionale. Accogliere i pellegrini – nei loro bisogni, nelle loro vulnerabilità – è fare spazio alla misericordia, l’anelito del Vangelo che trasforma la persona e la comunità.
E’ questa la sfida: educare a prendersi cura, creare luoghi di accoglienza, custodire la fragilità come risorsa, seminare segni di pace e umanità.
Fonte
Immagine
- Foto di p. Piero Masolo
Si aggrava ancora di più la condizione degli sfollati del sisma a Mandalay, in Myanmar: servono opere di misericordia
Con l’arrivo della stagione delle piogge, la condizione degli sfollati a Mandalay e Sagaing – già duramente provati dal terremoto del 28 marzo – rischia di aggravarsi gravemente. Le piogge torrenziali intensificano la crisi umanitaria, seminando pericolo, malattia e incomprensione.
Migliaia di famiglie, che hanno già perso tutto nel sisma, ora sono costrette a vivere in tende improvvisate o all’aperto, spesso protette solo da teli di plastica inadatti alla pioggia monsonica. La mancanza di acqua potabile, servizi igienici e ripari sicuri espone, inoltre, la popolazione a malattie trasmesse da acqua contaminata, come colera e dissenteria.
Alloggiare i pellegrini: un’opera di misericordia
Nel linguaggio evangelico, “alloggiare i pellegrini” è una delle opere di misericordia corporale: accogliere, offrire rifugio a chi è in cammino. In questa situazione, chi sono i pellegrini? Sono gli sfollati costretti a peregrinare tra le macerie, i volontari che camminano con loro, i brancoli che cercano speranza. E lo spazio offerto dalla comunità cattolica – un tetto, un pasto, un gesto di fraternità – diventa casa di misericordia per molti in grave difficoltà.
Di fronte a questa emergenza, la comunità cattolica locale vive in prima persona la realtà degli sfollati: si dorme insieme a loro sotto le tende, si distribuiscono cibo, acqua, medicine, kit igienici, si trasforma il cortile della cattedrale del Sacro Cuore in un rifugio interreligioso, aperto a cristiani, buddisti, musulmani e indù.
Così l’opera di alloggiare assume un volto nuovo: non soltanto accoglienza materiale, ma custodia del cammino umano e della speranza, offrendo ascolto, cura, dialogo, solidarietà concreta.
L’invito di spazio + spadoni per una fraternità in cammino
L’esperienza della Chiesa in Myanmar è una lezione vivente: non basta sostenere da lontano, occorre farsi prossimi, abitare la stessa terra instabile, custodire insieme il futuro dei più fragili.
Nel cuore di questa emergenza, spicca infatti una verità semplice e profonda: accogliere chi è in cammino è un segno di Speranza, è costruire ponti tra il dolore e la rinascita. Alloggiare i pellegrini, anche quando le strade sono impervie, è un atto di profonda fraternità.
Per spazio + spadoni, questo gesto si inscrive in un cammino già tracciato: vivere la carità come stile di vita, non come atto occasionale. Accogliere i pellegrini – nei loro bisogni, nelle loro vulnerabilità – è fare spazio alla misericordia, l’anelito del Vangelo che trasforma la persona e la comunità.
E’ questa la sfida: educare a prendersi cura, creare luoghi di accoglienza, custodire la fragilità come risorsa, seminare segni di pace e umanità.
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Immagine
- Foto di p. Piero Masolo
