Dario Leoni, laico fidei donum della diocesi di Milano in Camerun dal 2018 al 2022, ci racconta la passione dei bambini e dei giovani camerunensi per il volley
(di Dario Leoni)
Quando sono arrivato a Yagoua nel 2018, mi dicevo che lo sport in generale, e la pallavolo in particolare, mi sarebbero mancati tantissimo ma che c’era poco da fare, non poteva esserci nulla di simile qui…Così non ho neanche cercato.
Un giorno, verso il tardo pomeriggio, stavo tornando verso casa e ho preso una pista nella sabbia diversa dalle solite.
Un pallone da volley mi attraversa la strada con un bambino con le scarpe da ginnastica (!) subito dietro. Mi fermo e scendo dall’auto. C’è una rete montata e altri bambini/e e ragazzi/e con diversi palloni da volley grigi venuti direttamente dal passato, da far tremare i polsi solo a guardarli. Dev’essere così che i bambini di qui diventano forti.
Così, per caso ho scoperto una realtà portata avanti quotidianamente da un gruppo di insegnanti di educazione fisica che allenano, autosostentandosi, un folto gruppo di giovani ambosessi.
Noi “vétérans” si gioca il sabato mattino, appuntamento divenuto da lì pressoché fisso.
La squadra di Yagoua è anzi la più forte dell’Estremo Nord, mi dicono, vai a sapere poi… Comunque, è una realtà abbastanza strutturata e ogni qualche settimana ci sono trasferte a Maroua, Mora…
Qualche settimana fa, si doveve andare a Doukoula, poco più che un villaggio lontano 40 km da Yagoua, per giocare contro la squadra del luogo. Perché là, chiedo? C’è la palestra. In mezzo alla brousse? Eh sì, il ministro dello sport veniva da lì e ha voluto la palestra da lui.
Ok, in Camerun ci sono circa 70 ministri e praticamente ogni villaggio ha un suo ministro o segretario nazionale di qualcosa.
Appuntamento alle 7 (mi raccomando, puntuali che partiamo subito, che dobbiamo andare con le moto e la strada è lunga con le piste come sono messe). La macchina è dal meccanico e me la faccio a piedi fino all’ospedale. Alle 7.03 chiamo tutti i contatti che ho per dire che sto arrivando. Nessuno risponde, arrivo lì e non c’è nessuno. Magari sono già partiti e chiamo e richiamo. Alle 7.40 la prima risposta – ero il primo -, poi il gruppo si ricompatta verso le 8.45 e partiamo alle 9.
Ma tanto non è un problema. Quelli di Doukoula neanche si presentano, Yagoua fa paura. Perciò ce la prendiamo comoda, té e beignets al mercato e poi la palestra è tutta per noi. Già di nostro, solo Yagoua, siamo in 2 squadre.
La palestra, classica cattedrale nel deserto, è di un rosa che deve fare un certo effetto al tramonto – bisognerà tornare verso sera una volta – ed è stata ultimata circa 6 anni fa. Non doveva essere male, ma ora è in stato di abbandono – che poi, il ministro non è più neanche al suo posto – con un dito di polvere ben distribuito su tutta la superficie. Non è mai in funzione, salvo essere diventata l’ufficio del delegato di circoscrizione dello sport che qui ha la sua scrivania in una stanzetta presso la quale riceve, forse. Chi, poi ?
Giochiamo e perdiamo, il nostro palleggiatore non poteva venire che era nei campi oggi. La maglietta me l’hanno prestata e la devo ridare subito. Peccato, era bellina. Il ginocchio e la gamba sinistra sanguinano, ad un certo momento mi sono tuffato come prima facevo raramente, in un punto pieno di ghiaia quasi sotto rete in un campo praticamente diventato in terra battuta.
Il volley altrove, insomma. La passione è incredibile, tante persone che dedicano del loro tempo e le risorse disponibili, perlopiù insegnanti (nelle scuole statali, in tutto il Paese, hanno il problema di salari non versati da anni, oppure con percentuali trattenute alla fonte da qualche funzionario).
Tanti bambini e bambine, in Africa, sono felici di condividere questo gioco meraviglioso, e i giovani selezionati per l’under 20 sono entusiasti (per inciso, il Camerun é campione d’Africa in carica sia nel maschile che nel femminile), un progetto che si porta avanti come si può. “Quando vai a Yaoundé, se puoi, portaci su qualche pallone che qui non ce n’è”.
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