Gesù Crocifisso e abbandonato come fonte di Misericordia
Nel cammino verso la Pasqua, meditiamo la croficissione di Gesù
Siamo vicini alla Pasqua, centro della nostra esistenza e fede, come ha espresso San Paolo: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede… e voi siete ancora nei vostri peccati” (1 Cor 15,14.17).
Ma prima della Risurrezione di Gesù c’è stata la morte, e non qualsiasi morte, ma una morte sulla croce.
“Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1:22-24).
Possiamo guardare a Gesù crocifisso e scoprire la vera fonte di tutte le opere di misericordia.
Una delle prime giovani che seguì Dio nella strada del carisma di Chiara Lubich, ebbe un contagio alla faccia mentre aiutava dei poveri.
In isolamento presso la propria abitazione, un sacerdote accompagnato da Chiara, le portò la comunione. Dopo la comunione, lo stesso sacerdote, chiese ad entrambe:
“Qual è il momento che Gesù ha sofferto di più nella sua Passione?”
Chiara e la giovane, risposero facendo riferimento all’Orto degli Ulivi. Ma il sacerdote corresse e disse: “il momento più doloroso è stato quando, sulla Croce, il Signore ha gridato – Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Infatti, in quel grido è arrivato al culmine del suo dolore. Possiamo immaginare si sentisse deluso, tradito, fallito, incapace, inchiodato, vergognato, impaurito, affamato, assetato, nudo, confuso, scioccato, perso, incompreso, non riconosciuto, diverso, strano, invisibile, bullizzato, umiliato, senza pace, oppresso, in conflitto, solo, con un grande senso di colpa verso la mamma. Il pensiero di essere senza Dio era straziante.
In quel momento ha portato su di sé tutte le nostre sofferenze e peccati, al punto che si sentiva irriconoscibile da Dio.
Ogni volta che sperimentiamo qualsiasi dolore, incontriamo Lui che ha messo addosso questo nostro dolore, lo ha abitato e vissuto fino all’ultimo momento, solo per dire a me e a te “non sei solo\a, ti capisco fino in fondo, so quanto si difficile!”
Ma, alla fine, Lui è Risorto, è vivo! La morte si è trasformata in vita, la fame e la sete in sazietà, la nudità si è vestita di gloria, la solitudine è divenuta compagnia, la malattia guarigione, la prigione in libertà e così via ha riempito ogni voto. Già tutto redento! Tocca a noi a portare questo Risorto nel mondo di oggi, come ieri e domani ed entrare in questa dimensione di Risurrezione.