La Parabola del Seminatore: un cuore da coltivare con le opere di misericordia

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7 Giugno 2025

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Dal libro “Mashàl. Le parabole: profumo di misericordia” di Palmarita Guida, la parabola del seminatore. Il riassunto e il testo integrale

La Parabola del Seminatore (Mt 13,3-9.18-23) è tra le più note del Vangelo, ma anche tra le più provocanti. Gesù non si limita a raccontare una storia: ci interpella. Ci costringe a guardarci dentro, a valutare come ascoltiamo e accogliamo la Parola di Dio nella nostra vita quotidiana. E lo fa con immagini semplici, rurali, ma cariche di significato.

Il seminatore: immagine di Dio

Il seminatore esce a seminare con gesto largo, fiducioso. Non seleziona il terreno, non risparmia il seme: lo getta ovunque. È un gesto di speranza e di abbondanza, immagine della misericordia di Dio. Anche se sa che tre semi su quattro non daranno frutto, egli semina comunque. Così fa Dio con la sua Parola: non si stanca mai di raggiungerci. E così dovremmo fare noi, attraverso le opere di misericordia.

Quattro terreni, quattro modi di ascoltare

Gesù spiega la parabola con chiarezza. Il seme è la Parola di Dio, il terreno è il nostro cuore. La differenza non è nella Parola, ma in come la accogliamo. Le reazioni sono quattro, simbolo delle nostre possibilità interiori:

  1. Il seme lungo la strada: è il cuore indurito, distratto, dove la Parola non penetra. Viene rubata subito, perché non viene compresa. È l’ascolto superficiale, formale, di chi resta in superficie.

  2. Il seme sul terreno sassoso: è il cuore entusiasta ma incostante. Accoglie con gioia, ma non mette radici. Basta una prova, una delusione, perché tutto si secchi. È il rischio di chi vive la fede in modo emotivo, non perseverante.

  3. Il seme tra i rovi: è il cuore soffocato dalle preoccupazioni mondane, dalla ricerca di successo, denaro, piacere. La Parola non riesce a crescere. È un cuore diviso, occupato da troppe cose.

  4. Il seme sul terreno buono: è il cuore umile, aperto, disponibile. Accoglie, comprende e lascia agire la Parola. Produce frutto in abbondanza, a seconda della capacità di ciascuno.

Un cuore da coltivare

Il punto centrale della parabola non è solo quale tipo di terreno siamo, ma quale possiamo diventare. Gesù usa l’espressione “Ogni volta che…” per dire che non siamo condannati a restare un tipo di terreno. Il nostro cuore può cambiare. Possiamo renderlo più accogliente alla Parola, attraverso l’ascolto, la preghiera, la conversione, l’umiltà, le opere di misericordia.

La sfida della Parola

La Parola di Dio non è solo da ascoltare: è una presenza viva che ci interpella, ci taglia dentro, ci chiede una decisione. La parabola non si conclude con una morale, ma con una sfida: “Chi ha orecchi, intenda”. In altre parole: sei disposto a farti trasformare?

Dio continua a seminare ogni giorno nel campo del nostro cuore. La sua speranza è instancabile. Ma il raccolto dipende da noi.

LEGGI IL TESTO INTEGRALE

Fonte

  • Guida Palmarita, Mashàl. Le parabole: profumo di misericordia, Gribaudi editore

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