Giovani e anziani: costruire alleanze

il: 

17 Agosto 2025

di: 

generazioni

“Abbiamo smarrito il legame tra generazioni”, afferma il Presidente della Fondazione per la natalità. Possono aiutare le opere di misericordia

(di Gianluigi De Palo)

La generazione precedente pensa sempre che la generazione successiva sia una generazione precedente della sua.
Fateci caso, ogni generazione guarda alla successiva con sospetto, come se stesse peggiorando rispetto a quella precedente. È accaduto sempre. Accade oggi. Accadrà ancora.

Negli anni Sessanta, i giovani venivano spesso criticati perché ritenuti “troppo ribelli”, “disinibiti”, “irrispettosi delle regole”. Mettevano in discussione i modelli tradizionali, i valori familiari, le autorità, i ruoli precostituiti. I loro genitori, cresciuti in un contesto di scarsità e ricostruzione, li guardavano con sgomento e preoccupazione: “Non hanno più valori”, si diceva.

Negli anni Ottanta, invece, si criticavano i giovani per l’individualismo, il consumismo, l’edonismo. Erano gli anni delle discoteche, delle televisioni private, dei paninari, del mito dell’apparenza.

E oggi? Oggi i giovani vengono accusati di scegliere lo spritz al posto della famiglia, i viaggi al posto dei figli, la libertà al posto della responsabilità. “Non hanno voglia di impegnarsi”, si dice. “Pensano solo a sé stessi.”

Ma davvero è così semplice? O forse il mondo che abbiamo consegnato loro è molto più complesso di quello che ci è stato dato?
A me pare che la vera risposta, la vera svolta, non stia nell’attribuire colpe, ma nel costruire alleanze.
Perché il problema non è dei giovani.
E nemmeno degli anziani.

Il problema è che abbiamo smarrito il legame tra le generazioni. Non ci riconosciamo più reciprocamente come debitori e creditori.
Io – come molti della mia età – sono debitore dei miei genitori e dei miei nonni: per la libertà che vivo, per la democrazia conquistata, per la Costituzione, per il sistema sanitario.
Ma i miei genitori sono debitori nei miei confronti: perché il sistema pensionistico oggi funziona grazie a chi lavora, nonostante la precarietà e i salari bassi; perché siamo noi a prenderci cura di loro, spesso, senza reti adeguate.
E i miei figli – che magari oggi fanno fatica a immaginare una famiglia – saranno un giorno i nostri creditori. Perché da loro dipenderà se questo Paese potrà ancora avere un futuro.

Siamo tutti parte della stessa storia. E abbiamo bisogno gli uni degli altri.
Basta con il gioco delle colpe. Basta con le generalizzazioni.
Serve una solidarietà intergenerazionale nuova, concreta, fondata sulla stima reciproca.
Solo così usciremo dalla crisi demografica, economica e culturale che ci sta avvolgendo.
Non ci salveranno i giovani da soli.
Non ci salveranno gli anziani da soli.
Ci salveremo solo se insieme torneremo a riconoscerci.

Fonte

  • Profilo Fb di Gianluigi De Palo

Immagine

  • Foto di Roman Biernacki (Pexels)

“Abbiamo smarrito il legame tra generazioni”, afferma il Presidente della Fondazione per la natalità. Possono aiutare le opere di misericordia

(di Gianluigi De Palo)

La generazione precedente pensa sempre che la generazione successiva sia una generazione precedente della sua.
Fateci caso, ogni generazione guarda alla successiva con sospetto, come se stesse peggiorando rispetto a quella precedente. È accaduto sempre. Accade oggi. Accadrà ancora.

Negli anni Sessanta, i giovani venivano spesso criticati perché ritenuti “troppo ribelli”, “disinibiti”, “irrispettosi delle regole”. Mettevano in discussione i modelli tradizionali, i valori familiari, le autorità, i ruoli precostituiti. I loro genitori, cresciuti in un contesto di scarsità e ricostruzione, li guardavano con sgomento e preoccupazione: “Non hanno più valori”, si diceva.

Negli anni Ottanta, invece, si criticavano i giovani per l’individualismo, il consumismo, l’edonismo. Erano gli anni delle discoteche, delle televisioni private, dei paninari, del mito dell’apparenza.

E oggi? Oggi i giovani vengono accusati di scegliere lo spritz al posto della famiglia, i viaggi al posto dei figli, la libertà al posto della responsabilità. “Non hanno voglia di impegnarsi”, si dice. “Pensano solo a sé stessi.”

Ma davvero è così semplice? O forse il mondo che abbiamo consegnato loro è molto più complesso di quello che ci è stato dato?
A me pare che la vera risposta, la vera svolta, non stia nell’attribuire colpe, ma nel costruire alleanze.
Perché il problema non è dei giovani.
E nemmeno degli anziani.

Il problema è che abbiamo smarrito il legame tra le generazioni. Non ci riconosciamo più reciprocamente come debitori e creditori.
Io – come molti della mia età – sono debitore dei miei genitori e dei miei nonni: per la libertà che vivo, per la democrazia conquistata, per la Costituzione, per il sistema sanitario.
Ma i miei genitori sono debitori nei miei confronti: perché il sistema pensionistico oggi funziona grazie a chi lavora, nonostante la precarietà e i salari bassi; perché siamo noi a prenderci cura di loro, spesso, senza reti adeguate.
E i miei figli – che magari oggi fanno fatica a immaginare una famiglia – saranno un giorno i nostri creditori. Perché da loro dipenderà se questo Paese potrà ancora avere un futuro.

Siamo tutti parte della stessa storia. E abbiamo bisogno gli uni degli altri.
Basta con il gioco delle colpe. Basta con le generalizzazioni.
Serve una solidarietà intergenerazionale nuova, concreta, fondata sulla stima reciproca.
Solo così usciremo dalla crisi demografica, economica e culturale che ci sta avvolgendo.
Non ci salveranno i giovani da soli.
Non ci salveranno gli anziani da soli.
Ci salveremo solo se insieme torneremo a riconoscerci.

Fonte

  • Profilo Fb di Gianluigi De Palo

Immagine

  • Foto di Roman Biernacki (Pexels)

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