“Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo”

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14 Maggio 2025

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Continua l’impegno per la pace da parte di papa Leone XIV che, oggi, ha incontrato le Chiese orientali per il loro Giubileo

Papa Leone XIV, questa mattina, ha ricevuto in udienza i partecipanti al Giubileo delle Chiese orientali  (patriarchi, arcivescovi maggiori, metropoliti, ecc.) ai quali ha fatto appello perché insieme possano diffondere la pace.

Fin dalla sua prima apparizione pubblica, dal loggione della Basilica di San Pietro, il Pontefice non smette di invocare la fine delle guerre e di richiamare tutti all’impegno per essa.

“Io impiegherò ogni sforzo”, ha detto con convinzione, affermando la disponibilità della Santa Sede a far incontrare “i nemici”, perché si “incontrino e si guardino negli occhi”.

Ecco uno stralcio del suo discorso:

“Chi dunque, più di voi, può cantare parole di speranza nell’abisso della violenza? Chi più di voi, che conoscete da vicino gli orrori della guerra, tanto che Papa Francesco chiamò le vostre Chiese «martiriali» (Discorsoalla ROACO, cit.)?
È vero: dalla Terra Santa all’Ucraina, dal Libano alla Siria, dal Medio Oriente al Tigray e al Caucaso, quanta violenza! E su tutto questo orrore, sui massacri di tante giovani vite, che dovrebbero provocare sdegno, perché, in nome della conquista militare, a morire sono le persone, si staglia un appello: non tanto quello del Papa, ma di Cristo, che ripete: «Pace a voi!» (Gv 20,19.21.26). E specifica: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27).
La pace di Cristo non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione,
ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita.
Preghiamo per questa pace, che è riconciliazione, perdono, coraggio di voltare pagina e ricominciare.

Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo.
La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace.
I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!
La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare.
Rifuggiamo le visioni manichee tipiche delle narrazioni violente, che dividono il mondo in buoni e cattivi.

La Chiesa non si stancherà di ripetere: tacciano le armi“.

Un altro aspetto importante di questo incontro è la valorizzazione delle Chiese orientali, il riconoscimento del ruolo prezioso dei cristiani in Medio Oriente che, pur tra le enormi difficoltà, testimoniano Cristo:


“Vorrei ringraziare Dio per quanti nel silenzio, nella preghiera, nell’offerta cuciono trame di pace;
e i cristiani – orientali e latini – che, specialmente in Medio Oriente, perseverano e resistono nelle loro terre,
più forti della tentazione di abbandonarle.
Ai cristiani va data la possibilità, non solo a parole, di rimanere nelle loro terre con tutti i diritti necessari
per un’esistenza sicura. Vi prego, ci si impegni per questo!”.

Fonte e immagine:

Continua l’impegno per la pace da parte di papa Leone XIV che, oggi, ha incontrato le Chiese orientali per il loro Giubileo

Papa Leone XIV, questa mattina, ha ricevuto in udienza i partecipanti al Giubileo delle Chiese orientali  (patriarchi, arcivescovi maggiori, metropoliti, ecc.) ai quali ha fatto appello perché insieme possano diffondere la pace.

Fin dalla sua prima apparizione pubblica, dal loggione della Basilica di San Pietro, il Pontefice non smette di invocare la fine delle guerre e di richiamare tutti all’impegno per essa.

“Io impiegherò ogni sforzo”, ha detto con convinzione, affermando la disponibilità della Santa Sede a far incontrare “i nemici”, perché si “incontrino e si guardino negli occhi”.

Ecco uno stralcio del suo discorso:

“Chi dunque, più di voi, può cantare parole di speranza nell’abisso della violenza? Chi più di voi, che conoscete da vicino gli orrori della guerra, tanto che Papa Francesco chiamò le vostre Chiese «martiriali» (Discorsoalla ROACO, cit.)?
È vero: dalla Terra Santa all’Ucraina, dal Libano alla Siria, dal Medio Oriente al Tigray e al Caucaso, quanta violenza! E su tutto questo orrore, sui massacri di tante giovani vite, che dovrebbero provocare sdegno, perché, in nome della conquista militare, a morire sono le persone, si staglia un appello: non tanto quello del Papa, ma di Cristo, che ripete: «Pace a voi!» (Gv 20,19.21.26). E specifica: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27).
La pace di Cristo non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione,
ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita.
Preghiamo per questa pace, che è riconciliazione, perdono, coraggio di voltare pagina e ricominciare.

Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo.
La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace.
I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!
La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare.
Rifuggiamo le visioni manichee tipiche delle narrazioni violente, che dividono il mondo in buoni e cattivi.

La Chiesa non si stancherà di ripetere: tacciano le armi“.

Un altro aspetto importante di questo incontro è la valorizzazione delle Chiese orientali, il riconoscimento del ruolo prezioso dei cristiani in Medio Oriente che, pur tra le enormi difficoltà, testimoniano Cristo:


“Vorrei ringraziare Dio per quanti nel silenzio, nella preghiera, nell’offerta cuciono trame di pace;
e i cristiani – orientali e latini – che, specialmente in Medio Oriente, perseverano e resistono nelle loro terre,
più forti della tentazione di abbandonarle.
Ai cristiani va data la possibilità, non solo a parole, di rimanere nelle loro terre con tutti i diritti necessari
per un’esistenza sicura. Vi prego, ci si impegni per questo!”.

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