Andate… fino ai confini digitali

P. Antonio Spadaro al giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici: cosa afferma la teologia sulla missione, ai tempi delle reti e degli algoritmi?
1. Il tempo che brucia: un’urgenza missionaria
2. La rete non è virtuale: è realtà quotidiana
3. Missionari digitali: abitare, non solo postare
4. Influencer o creatori di senso?
5. La comunicazione della compassione
⸻
1. Il tempo che brucia: un’urgenza missionaria
Non siamo qui per strategie, per imparare a ottenere più engagement in nome di Gesù. Non siamo a un laboratorio di comunicazione. Siamo qui perché il mondo – il nostro mondo – sta bruciando. Brucia di solitudine, di rabbia, di paura. E noi, cristiani, siamo chiamati non a funzionare ma a bruciare, ad ardere. Il nostro tempo ha fame di senso. Il Giubileo Missionario della Speranza nasce da questa consapevolezza: che non possiamo più tacere. Che non siamo spettatori di un incendio, ma portatori di fuoco.
⸻
2. La rete non è virtuale: è realtà quotidiana
Il digitale non è un mondo parallelo, lo diceva già Benedetto XVI nel 2013: “L’ambiente digitale è parte della realtà quotidiana, specialmente dei giovani”. E allora smettiamola di parlare della rete come di un semplice strumento per evangelizzare. Non è un mezzo, è uno spazio da abitare con responsabilità, con verità, con compassione.
Nella rete si vive davvero: ci si ama, si soffre, si guarisce o ci si ferisce. Le parole lì dette sono reali. E dunque anche lì, proprio lì, siamo chiamati ad essere missionari. Non si tratta solo di cosa postare domani, ma di chiedersi: che cosa mi brucia dentro e non posso più tenere per me?
⸻
3. Missionari digitali: abitare, non solo postare
Non servono più contenuti ben confezionati. Ce ne sono troppi. Il mondo è saturo di parole, immagini, video. Ma quante di queste ci cambiano? Quante restano addosso?
La missione non è un algoritmo, è un fuoco che si comunica per contatto. Se non c’è vita vera dietro a ciò che pubblichiamo, sarà solo ideologia. Possiamo citare il Vangelo, ma se non siamo noi stessi parola incarnata, sarà solo rumore.
Essere missionari digitali significa generare presenza, accendere l’anima del tempo anche nel silenzio. Significa che il nostro post nasce non per attirare like, ma perché non possiamo non condividerlo, come Geremia: “C’era un fuoco nelle ossa, e non potevo trattenerlo”.
⸻
4. Influencer o creatori di senso?
Il linguaggio cambia, e non a caso oggi si parla più di creator che di influencer. Perché non basta più spostare opinioni: bisogna creare valore, dare forma a nuovi immaginari, generare narrazioni di speranza.
Il tuo profilo non è una vetrina: è un possibile spazio di comunione, di ferite condivise, di domande vere, di attese piene. La rete ha bisogno di testimoni autentici, non di cattolici performativi che cercano consensi.
Oggi non ci sono più solo avversari, ma nemici, alimentati da bolle filtrate e algoritmi che selezionano ciò che vogliamo sentire. Rompere queste bolle è missione. L’altro, anche se diverso, anche se distante, rimane persona. E la fraternità è più urgente della visibilità.
⸻
5. La comunicazione della compassione
Papa Francesco ha detto: “La comunicazione non deve fomentare livore, ma aiutare a riflettere pacatamente”. E ancora, in un incontro privato: “Mi preoccupa come la compassione abbia perso la sua centralità anche nella Chiesa”.
Nel digitale spesso vince la condanna, lo stigma, la polarizzazione. Ma la comunicazione cristiana è compassione, è uno spazio di misericordia. Non si tratta di creare ghetti religiosi, ma comunità vive. Non basta collegare, dobbiamo comunicare.
Ecco il cuore del Giubileo Missionario della Speranza: non siate solo connessi, siate radicati. Non vi chiediamo di brillare, ma di bruciare. Perché il mondo è pieno di luci artificiali, ma ha fame di calore, di vita vera. E solo chi è fuoco può accendere fuochi.
⸻
Conclusione: Siate fuoco
In un tempo in cui tutti urlano, rispondere con silenzio, preghiera e testimonianza è rivoluzionario. Non siete chiamati a vincere una battaglia mediatica, ma a trasformare lo sguardo del mondo.
Restate umani. Restate veri. Siate artigiani di speranza, creatori di senso, testimoni di luce.
Non vi chiedo di essere virali. Vi chiedo di essere fuoco.
Il resto verrà da sé.
Immagine
- Immagine creata digitalmente da spazio + spadoni
P. Antonio Spadaro al giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici: cosa afferma la teologia sulla missione, ai tempi delle reti e degli algoritmi?
1. Il tempo che brucia: un’urgenza missionaria
2. La rete non è virtuale: è realtà quotidiana
3. Missionari digitali: abitare, non solo postare
4. Influencer o creatori di senso?
5. La comunicazione della compassione
⸻
1. Il tempo che brucia: un’urgenza missionaria
Non siamo qui per strategie, per imparare a ottenere più engagement in nome di Gesù. Non siamo a un laboratorio di comunicazione. Siamo qui perché il mondo – il nostro mondo – sta bruciando. Brucia di solitudine, di rabbia, di paura. E noi, cristiani, siamo chiamati non a funzionare ma a bruciare, ad ardere. Il nostro tempo ha fame di senso. Il Giubileo Missionario della Speranza nasce da questa consapevolezza: che non possiamo più tacere. Che non siamo spettatori di un incendio, ma portatori di fuoco.
⸻
2. La rete non è virtuale: è realtà quotidiana
Il digitale non è un mondo parallelo, lo diceva già Benedetto XVI nel 2013: “L’ambiente digitale è parte della realtà quotidiana, specialmente dei giovani”. E allora smettiamola di parlare della rete come di un semplice strumento per evangelizzare. Non è un mezzo, è uno spazio da abitare con responsabilità, con verità, con compassione.
Nella rete si vive davvero: ci si ama, si soffre, si guarisce o ci si ferisce. Le parole lì dette sono reali. E dunque anche lì, proprio lì, siamo chiamati ad essere missionari. Non si tratta solo di cosa postare domani, ma di chiedersi: che cosa mi brucia dentro e non posso più tenere per me?
⸻
3. Missionari digitali: abitare, non solo postare
Non servono più contenuti ben confezionati. Ce ne sono troppi. Il mondo è saturo di parole, immagini, video. Ma quante di queste ci cambiano? Quante restano addosso?
La missione non è un algoritmo, è un fuoco che si comunica per contatto. Se non c’è vita vera dietro a ciò che pubblichiamo, sarà solo ideologia. Possiamo citare il Vangelo, ma se non siamo noi stessi parola incarnata, sarà solo rumore.
Essere missionari digitali significa generare presenza, accendere l’anima del tempo anche nel silenzio. Significa che il nostro post nasce non per attirare like, ma perché non possiamo non condividerlo, come Geremia: “C’era un fuoco nelle ossa, e non potevo trattenerlo”.
⸻
4. Influencer o creatori di senso?
Il linguaggio cambia, e non a caso oggi si parla più di creator che di influencer. Perché non basta più spostare opinioni: bisogna creare valore, dare forma a nuovi immaginari, generare narrazioni di speranza.
Il tuo profilo non è una vetrina: è un possibile spazio di comunione, di ferite condivise, di domande vere, di attese piene. La rete ha bisogno di testimoni autentici, non di cattolici performativi che cercano consensi.
Oggi non ci sono più solo avversari, ma nemici, alimentati da bolle filtrate e algoritmi che selezionano ciò che vogliamo sentire. Rompere queste bolle è missione. L’altro, anche se diverso, anche se distante, rimane persona. E la fraternità è più urgente della visibilità.
⸻
5. La comunicazione della compassione
Papa Francesco ha detto: “La comunicazione non deve fomentare livore, ma aiutare a riflettere pacatamente”. E ancora, in un incontro privato: “Mi preoccupa come la compassione abbia perso la sua centralità anche nella Chiesa”.
Nel digitale spesso vince la condanna, lo stigma, la polarizzazione. Ma la comunicazione cristiana è compassione, è uno spazio di misericordia. Non si tratta di creare ghetti religiosi, ma comunità vive. Non basta collegare, dobbiamo comunicare.
Ecco il cuore del Giubileo Missionario della Speranza: non siate solo connessi, siate radicati. Non vi chiediamo di brillare, ma di bruciare. Perché il mondo è pieno di luci artificiali, ma ha fame di calore, di vita vera. E solo chi è fuoco può accendere fuochi.
⸻
Conclusione: Siate fuoco
In un tempo in cui tutti urlano, rispondere con silenzio, preghiera e testimonianza è rivoluzionario. Non siete chiamati a vincere una battaglia mediatica, ma a trasformare lo sguardo del mondo.
Restate umani. Restate veri. Siate artigiani di speranza, creatori di senso, testimoni di luce.
Non vi chiedo di essere virali. Vi chiedo di essere fuoco.
Il resto verrà da sé.
Immagine
- Immagine creata digitalmente da spazio + spadoni
