Giubileo dei giovani | Un confessionale a cielo aperto

Oggi, a Roma, il giorno dedicato al Sacramento della Riconciliazione. Dalle ore 10:30 alle 18, al Circo Massimo 200 postazioni
Un migliaio di sacerdoti pronti ad accogliere centinaia di migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo. Oggi, 1 agosto, è il giorno in cui ci si riconcilia con Dio: ciascuno con la propria lingua, ma nell’unico linguaggio – quello dell’amore e della misericordia – che conosce Gesù.
Il Circo Massimo è stato allestito con 200 confessionali, spazi in cui ciascuno potrà aprire il suo cuore, farsi ascoltare e chiedere perdono a Dio per i propri peccati.
Per spazio + spadoni, questa giornata del Giubileo dei Giovani diventa occasione per parlare di due opere di misericordia: ammonire i peccatori e perdonare le offese ricevute.
Per quanto riguarda la prima, quel verbo (ammonire) potrebbe sembrare in antitesi con la misericordia, perché suona forse come un rimprovero, un giudizio, un duro attacco. In realtà, non è così. San Paolo diceva «Se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu» (Gal 6,1).

Fonte: Vatican News
Per i cristiani, ammonire non significa recriminare, condannare, ma mostrare sollecitudine per il bene del fratello che sta peccando. E’ come svegliarlo dal sonno che lo sta portando su una strada sbagliata.
I giovani, oggi, hanno bisogno anche di questo: di qualcuno che abbia il coraggio di dire loro che la vita non va sprecata né calpestata, e che poi subito dopo faccia sentire l’abbraccio misericordioso del Padre.
Va da sé che, una volta perdonati, noi peccatori ci predisponiamo ad essere più comprensivi con gli altri, a perdonare le offese ricevute, a riconciliarci anche con il resto del mondo. Perché la gioia del misericordiato si esprime nell’essere poi misericordiosi, nel mettere da parte il rancore, la rabbia, la delusione. E si manifesta nell’essere testimoni e “operatori di pace”, come ha chiesto ieri il Patriarca di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa, ai giovani radunati in preghiera con il cardinale Zuppi.
Immagini
Oggi, a Roma, il giorno dedicato al Sacramento della Riconciliazione. Dalle ore 10:30 alle 18, al Circo Massimo 200 postazioni
Un migliaio di sacerdoti pronti ad accogliere centinaia di migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo. Oggi, 1 agosto, è il giorno in cui ci si riconcilia con Dio: ciascuno con la propria lingua, ma nell’unico linguaggio – quello dell’amore e della misericordia – che conosce Gesù.
Il Circo Massimo è stato allestito con 200 confessionali, spazi in cui ciascuno potrà aprire il suo cuore, farsi ascoltare e chiedere perdono a Dio per i propri peccati.
Per spazio + spadoni, questa giornata del Giubileo dei Giovani diventa occasione per parlare di due opere di misericordia: ammonire i peccatori e perdonare le offese ricevute.
Per quanto riguarda la prima, quel verbo (ammonire) potrebbe sembrare in antitesi con la misericordia, perché suona forse come un rimprovero, un giudizio, un duro attacco. In realtà, non è così. San Paolo diceva «Se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu» (Gal 6,1).

Fonte: Vatican News
Per i cristiani, ammonire non significa recriminare, condannare, ma mostrare sollecitudine per il bene del fratello che sta peccando. E’ come svegliarlo dal sonno che lo sta portando su una strada sbagliata.
I giovani, oggi, hanno bisogno anche di questo: di qualcuno che abbia il coraggio di dire loro che la vita non va sprecata né calpestata, e che poi subito dopo faccia sentire l’abbraccio misericordioso del Padre.
Va da sé che, una volta perdonati, noi peccatori ci predisponiamo ad essere più comprensivi con gli altri, a perdonare le offese ricevute, a riconciliarci anche con il resto del mondo. Perché la gioia del misericordiato si esprime nell’essere poi misericordiosi, nel mettere da parte il rancore, la rabbia, la delusione. E si manifesta nell’essere testimoni e “operatori di pace”, come ha chiesto ieri il Patriarca di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa, ai giovani radunati in preghiera con il cardinale Zuppi.
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