La Seconda Assemblea Sinodale nazionale
Dal nostro inviato Francesco Di Sibio, una sintesi della Seconda Assemblea sinodale che si è svolta dal 31 marzo al 3 aprile
Dopo la prima Assemblea, che si è tenuta lo scorso novembre a San Paolo fuori le Mura, oltre mille partecipanti si sono ritrovati, per la seconda tappa, in Vaticano, dal 31 marzo al 3 aprile: in rappresentanza delle diverse diocesi d’Italia, 7 Cardinali, 168 Vescovi, 252 sacerdoti, 34 religiosi, 17 diaconi e 530 laici (di cui 253 uomini e 277 donne).
Durante la Celebrazione Eucaristica del primo aprile, il card. Pietro Parolin, che la presiedeva, ha offerto varie suggestioni nella sua riflessione omiletica. “Al termine di questo cammino sinodale, ci sarà per tutta la Chiesa italiana un tempo fecondo per compiere le scelte pastorali”. E ancora: “la vera sfida per la Chiesa è accompagnare i credenti alla consapevolezza di ciò che essi sono. In questa terza fase del cammino sinodale avrete tante tappe interessanti, tra cui quelle su cui vi state appassionando di più, ovvero l’Iniziazione Cristiana e la trasmissione della fede”. Ha poi concluso la sua omelia con un’innovazione alla Vergine: “Chiediamo alla Vergine Maria che accompagni questa seconda assemblea con la sua materna intercessione”.
Il 2 aprile, sono proseguiti i lavori dell’Assemblea. Nella mattinata, i partecipanti hanno proseguito il confronto nei gruppi di lavoro e nel pomeriggio, alle 15.30, si sono ritrovati in Aula Paolo VI per un momento di riflessione.
Nella sua testimonianza, don Claudio Burgio, cappellano dell’Istituto penale minorile Beccaria di Milano, ha parlato della sua pluriennale esperienza con giovani difficili: “lì ho capito che la vicinanza e il dialogo che possiamo creare con loro cambia le prospettive, riduce le recidive molto più dell’inasprimento delle pene. I ragazzi che incontro non ascoltano più l’adulto; l’autorità è irrilevante. La retorica, gli slogan non fanno effetto, l’accusa è di fare tanti proclami di valori che nessuno rispetta. Loro hanno bisogno di verità, badano molto alla testimonianza, all’esempio di vita, e il perdono apre strade impensabili attraverso la forma della giustizia riparativa, ovvero un cammino di incontro e riparazione, rimuginare su quanto fatto, superando il reato compiuto”.
Poi, Laura Lucchin, la mamma di Sammy Basso, ha ricordato la breve ma intensa vita di suo figlio: “Una mamma fa fatica a comprendere di dover sopravvivere a un figlio. Sammy riusciva a guardare le persone non per la loro esteriorità ma per il carico interiore di ciascuno. Ha accettato la sua condizione, portandola con gioia e amore. Ha studiato tanto per diventare ricercatore, nello specifico per indagare sugli sviluppi di una possibile cura per la sua malattia genetica, la progeria. Sammy ha vissuto in prospettiva non di questa vita, ma di quella successiva”.
Infine, Giorgio e Marta Scarpioni, una famiglia che ha vissuto un’esperienza missionaria di 15 anni in Uganda. “Abbiamo strappato le nostre radici e le abbiamo trapiantate altrove. Era una ricerca di senso, eravamo giovani e abbiamo tentato di vivere la vita come un dono. Ci siamo messi alla prova al servizio per gli altri. In valigia avevamo la speranza: avevamo poco da condividere, ma abbiamo ricevuto molto. Abbiamo lavorato molto con bambini disabili, con famiglie in difficoltà ma abbiamo costruito una speranza insieme a loro”.
Al termine, è partito il Pellegrinaggio Giubilare verso la Basilica di San Pietro: qui, dopo il passaggio della Porta Santa, è stata celebrata la Messa presieduta da Mons. Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione.