Habemus papam: è papa Leone XIV
Habemus Papam: l’auspicio di spazio + spadoni è che il pontificato di papa Leone XIV sia orientato alla misericordia
Habemus papam!
È papa Leone XIV, il cardinale Agostiniano Robert Prevost.
Dal Conclave più internazionale della storia, tra 133 cardinali elettori provenienti da 71 Paesi, è stato eletto un papa americano, per la prima volta nella storia.
Abbiamo appreso il suo nome dopo che il cardinale protodiacono Mamberti ha pronunciato la formula solenne: “Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!”. Un nome giunto al secondo giorno di Conclave, dopo la quarta votazione annunciata dalla fumata bianca: seguita dagli applausi e dalle campane a festa, preceduta da momenti di preghiera, previsioni, supposizioni.
Abbiamo visto i suoi occhi lucidi e la sua felice commozione dal loggione centrale della Basilica di San Pietro. Abbiamo gioito nel vederlo sorridere e salutare la folla.
E, infine, abbiamo ascoltato le sue prime parole: “La pace del Signore sia con tutti voi”, facendoci da subito fatto sperare nel fatto che sarà questa la sua missione più grande.
Adesso, quel nome è realtà. Ci vorrà un po’ di tempo perché la Chiesa e il mondo entrino in relazione con lui, ne conoscano le prospettive, la spiritualità, ma già ci piace che parli di sinodalità, di missione, di vicinanza a chi soffre.
La sua elezione, nel giorno della Festività della Madonna di Pompei, arriva in un momento delicato per la Chiesa e per un mondo dilaniato da guerre, disuguaglianze, cambiamenti climatici, solitudini e crisi della fede.
Le sfide sono tante e dal nuovo Papa ci si aspetta una guida, ispirata dallo Spirito Santo. L’auspicio di spazio + spadoni è che questo pontificato sia profondamente ispirato alla misericordia: non come semplice sentimento, ma come stile di Chiesa, come scelta concreta di prossimità, accoglienza e giustizia. Perché la misericordia è il volto più credibile del Vangelo e il linguaggio più universale dell’amore cristiano; è ciò che sa toccare il cuore delle persone, al di là delle appartenenze religiose o culturali.
“Guardiamo a questo nuovo Papa con speranza e fiducia: che sappia proseguire il cammino tracciato dai suoi predecessori, ma soprattutto che sappia ascoltare il grido dei poveri, dei migranti, delle vittime delle guerre e delle periferie esistenziali. Che sia, in parole e gesti, un testimone vivo di quella misericordia che oggi più che mai può rigenerare la Chiesa e il mondo”, dichiara Luigi Spadoni.
La vera forza della Chiesa, infatti, non sta nel potere, ma nella capacità di chinarsi sull’umanità ferita. In questo, il Papa può e deve essere segno profetico: un padre che abbraccia, una guida che cammina con il popolo, un costruttore di pace.
Inizia così un nuovo tempo, con una nuova pagina; e con esso, una nuova speranza.
Per ora, il suo primo saluto, semplice e affettuoso, ha iniziato a costruire un ponte tra il cuore della Chiesa e quello dell’umanità.
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- Vatican News 8 maggio 2025