I primi 10 giorni del Papa

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18 Maggio 2025

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I primi dieci giorni di pontificato di papa Leone XIV: dall’8 maggio a oggi, giorno della messa di “insediamento”

Dieci giorni dopo l’elezione, giovedì 8 maggio 2025, domenica 18, V di Pasqua, Papa Leone XIV celebra in piazza San Pietro la Messa «di inizio solenne al ministero di Vescovo di Roma e Pastore universale della Chiesa» (o «ministero petrino») con l’imposizione del pallio – simbolo di comunione ecclesiale e di autorità pastorale – da parte del cardinale protodiacono, lo stesso che annunciò «Habemus Papam», Dominique François Joseph Mamberti, e con la consegna dell’«anello del pescatore» (Pietro) da parte del decano del Collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re.

Abolite la corona e la sedia gestatoria – Fino a 52 anni fa nella fastosa incoronazione c’era una suggestiva cerimonia di alto significato morale. Un chierico si presentava al Papa e recava su un piattino un po’ di stoppa che il cerimoniere bruciava dicendo: «Sic transit gloria mundi. Così passa la gloria del mondo», come a dire «Vanità delle vanità, tutto è vanità» (Ecclesiaste 1,2; 12,8). Era ed è il Vescovo di Roma il primo a saperlo ma è, anche con i déspoti attuali, un invito a considerare il potere come un servizio e a rinunciare ai genocidi con cui la Russa di Putin, l’Israele di Netanyahu e i terroristi islamici stanno uccidendo i popoli ucraini, palestinesi, animisti e cristiani d’Africa. Paolo VI, eletto il 21 giugno 1963, nonostante la naturale ritrosia, fu l’ultimo Papa a essere incoronato e a farsi portare in sedia gestatoria, utilizzata non per vanagloria ma per consentire a tutti, piccoli di statura compresi, di vedere il Papa. Dal 1978, con Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II l’incoronazione è abolita e diventa l’«Inizio solenne» del pontificato.

Oltre 200 delegazioni politiche ed ecumeniche – Dopo i funerali di Papa Francesco il 26 aprile, Roma ospita 200 delegazioni da ogni continente: la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen; il re Felipe di Spagna e il principe Alberto di Monaco; i presidenti di Israele Isaac Herzog, di Francia Emmanuel Macron, d’Italia Sergio Mattarella con una folta delegazione, (forse) quello dell’Argentina Javier Milei; il vicepresidente statunitense James David Vance. Poi i volti nuovi: il canadese Mark Carney, l’australiano di origini italiane Anthony Albanese, il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Potrebbe ricomparire il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Potrebbero esserci i due fratelli maggiori Prevost, Louis Martin e John Joseph.

Il primo viaggio a Nicea in Turchia? – Di alto profilo le rappresentanze ecumeniche, patriarchi e capi delle Chiese ortodosse e riformate, d’Oriente e d’Occidente, a cominciare dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo: «Guardiamo al nuovo Pontefice con speranza. Possa far seguire a una visita a Nicea una ufficiale al Patriarcato ecumenico, magari in occasione della nostra festa di sant’Andrea il 30 novembre. Che contribuisca a porre fine alle guerre in Ucraina, in Medio Oriente e a prevenire il conflitto tra India e Pakistan. Spero che possiamo inaugurare una nuova era nelle nostre relazioni». Di possibile primo viaggio a Nicea parla in un’intervista il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin: «Sicuramente era previsto che Papa Francesco andasse a Nicea. Immagino che Leone si metterà sulla stessa direzione». Il metropolita Tikhon della Chiesa ortodossa d’America: «Seguendo l’esempio di San Leone I Magno, proclami sempre la fede cristiana con audacia e zelo. La fede di san Leone, espressa nel quarto Concilio ecumenico, resta un ponte tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Spero che le nostre Chiese possano trovare opportunità di cooperazione e dialogo».

Gli anglicani lo attendono «a braccia aperte» – «Il mondo e la Chiesa affrontano sfide significative» scrive Anthony Poggo, segretario della Comunione anglicana: «Crisi di migrazioni di massa, guerra, povertà e divisione premono su tutti noi e a soffrire di più sono i più innocenti e vulnerabili. A Papa Leone assicuriamo le nostre braccia aperte ricordando la collaborazione con la Chiesa cattolica nell’amicizia di Gesù». L’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, a nome della Church of England, sottolinea «i tanti anni di esperienza pastorale, l’impegno per la giustizia e la profonda spiritualità. Rendiamo grazie per la sua chiamata. Il mondo ferito ha bisogno di giustizia, di guarigione, di speranza in Gesù Cristo. Non vediamo l’ora di collaborare con Leone XIV». Il Consiglio ecumenico delle Chiese (World Council of Churches) – che raggruppa 352 denominazioni di 120 nazioni – auspica che il nuovo Pontefice «continui la testimonianza di amore di Francesco verso tutte le persone, soprattutto le più vulnerabili, e verso il creato non umano. È urgentemente necessaria una voce globale forte per la dignità umana e il superamento della violenza». Il segretario generale Jerry Pillay confida che «continuerà a rafforzare la collaborazione ecumenica, l’unità dei cristiani, la giustizia e la pace nel mondo».

Gioia, gratitudine e speranza di luterani e battisti – «Profonda gioia e gratitudine» esprime il segretario generale della Federazione luterana mondiale, Anne Burghardt: «Non vediamo l’ora di approfondire la nostra collaborazione. Insieme la Chiesa cattolica e le Chiese luterane possono crescere verso l’unità attraverso il servizio congiunto alle persone bisognose e la testimonianza condivisa di Cristo». La teologa Elizabeth Newman, co-presidente dei dialoghi tra battisti e cattolici, evidenzia: «Quando divenne vescovo adottò come motto una meravigliosa frase di Agostino: “In Illo uno unum, Nell’unico Cristo siamo uno”. Dimostra il suo profondo interesse per l’unità nella Chiesa mentre il lavoro di missionario testimonia la volontà di servire e condividere il Vangelo ovunque Cristo chiami». La scelta di chiamarsi come il Papa della «Rerum novarum» – che «criticava il capitalismo incontrollato e sosteneva salari equi e i diritti dei lavoratori» – comunica che «il Vangelo riguarda uno stile di vita spirituale, comunitario, sociale».

Le prime decisioni; un peruviano il primo vescovo – Leone ha già assunto le prime decisioni. Come logica consuetudine da sempre, chiede  che «capi, membri e segretari della Curia Romana e dello Stato-Città del Vaticano, proseguano nei rispettivi incarichi “donec aliter provideatur”. Desidera riservarsi un tempo di riflessione, preghiera e dialogo, prima di qualunque nomina o conferma».

Domenica 11 maggio fa riaprire l’appartamento papale del Palazzo Apostolico, rimuovendo i sigilli apposti dopo la morte di Francesco (21 aprile). La prima nomina di un vescovo è quella dell’ausiliare di Callao (Perú), il padre marista Miguel Ángel Contreras Llajaruna, superiore del distretto América del Sur dei Maristi.

Dai primi saluti e discorsi si intuiscono le linee-guida del suo magistero – Dalla loggia esterna di San Pietro (8 maggio) saluta «La pace sia con voi, Dio ama tutti. Pace per il mondo, disarmata e disarmante». Nella Sistina con i cardinali elettori celebra la «Messa pro Ecclesia» (9 maggio): «La Chiesa sia faro che illumina le notti del mondo». Sabato 10 a tutti i cardinali spiega il nome: «Leone XIII con la “Rerum novarum” affrontò la questione sociale nella prima rivoluzione industriale. Oggi la Chiesa deve rispondere a un’altra rivoluzione, l’intelligenza artificiale»; chiede di sostenerlo nel solco del Concilio e raccogliendo l’eredità di Francesco.

«Mai più la guerra. Disarmate le parole» – «Mai più la guerra»: nel discorso al «Regina coeli» di domenica 11 ripete il grido di Paolo VI all’Onu il 4 ottobre 1965: «Jamais la guerre! Jamais la guerre!» e prega per le vocazioni nella Giornata mondiale. Lunedì 12 invita ii giornalisti: «Disarmiamo le parole per disarmare la terra». Martedì 13 si concede una chiacchierata e il pranzo con gli agostiniani della Curia generalizia, dove visse 12 anni (2001-2013) come priore generale. «Tacciano le armi, ai potenti dico “dialoghiamo, negoziamo”» esclama mercoledì 14 al Giubileo delle Chiese orientali. Il 15 ai Fratelli delle Scuole cristiane rammenta: «Evangelizzare educando ed educare evangelizzando». Incontrando per la prima volta, venerdì 16, il corpo diplomatico riporta al centro il tema della «diplomazia della verità». Il 20 maggio prende possesso della basilica di San Paolo fuori le mura; mercoledì 21 la prima udienza generale; il 24 incontra la Curia e i dipendenti del Vaticano; domenica 25 prende possesso delle basiliche di San Giovanni in Laterano, Cattedrale di Roma, e di Santa Maria Maggiore dove riposa Papa Francesco.

Fonte

  • spazio + spadoni

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  • Vatican News

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