Quando la fede diventa azione: la Chiesa filippina digiuna per la giustizia

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2 Settembre 2025

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Nelle Filippine, digiuno e preghiera per il buon Governo. La Chiesa si mobilita contro corruzione e ingiustizie

In un clima politico teso e attraversato da gravi accuse di corruzione, diversi settori della Chiesa cattolica filippina hanno lanciato un’iniziativa di digiuno e preghiera per il rinnovamento morale del Paese. L’appello, guidato dal gruppo Clergy for Good Governance (CGG), ha visto la partecipazione di preti, religiosi, accademici e laici impegnati, uniti da una richiesta chiara: una governance giusta, trasparente e orientata al bene comune.

L’iniziativa è stata accompagnata da azioni simboliche e spirituali. Nella parrocchia di Nostra Signora dei Rimedi, nel cuore di Manila, si è svolta una veglia di preghiera guidata da don Robert Reyes, noto per il suo attivismo civico. “In tempi in cui la verità è distorta e la giustizia minacciata – ha dichiarato – dobbiamo pregare, digiunare e offrirci per il bene comune”.

Tra le motivazioni della protesta non violenta, le crescenti preoccupazioni per scandali legati a progetti pubblici fantasma, concessioni minerarie sospette e il rafforzarsi delle dinastie politiche. In particolare, ha suscitato allarme il recente tentativo – poi bloccato – di impeachment contro la vicepresidente Sara Duterte.

Al fianco dei sacerdoti, hanno aderito all’iniziativa istituzioni come l’Ateneo School of Government, la De La Salle University e gruppi come ISACC e Church Café, impegnati a promuovere dialogo e partecipazione civica.
La Caritas nazionale ha diffuso un appello per “coraggio morale, integrità e fedeltà allo stato di diritto”, mentre la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza dei Superiori Maggiori ha ricordato che “restare in silenzio davanti alla corruzione significa diventarne complici”.

I promotori parlano di un gesto collettivo per risvegliare le coscienze, soprattutto dei giovani, spesso disillusi dalla politica. “Non lasciare che l’inganno vinca”, si legge in uno dei messaggi rivolti alle nuove generazioni. “Non perdere la speranza”.

In un Paese in cui oltre l’80% della popolazione si professa cattolico, la Chiesa continua a svolgere un ruolo di coscienza pubblica, mettendo in campo non solo parole ma azioni concrete di resistenza civile e spirituale.
Digiuno, preghiera e impegno sociale diventano così strumenti di testimonianza e cambiamento.

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Nelle Filippine, digiuno e preghiera per il buon Governo. La Chiesa si mobilita contro corruzione e ingiustizie

In un clima politico teso e attraversato da gravi accuse di corruzione, diversi settori della Chiesa cattolica filippina hanno lanciato un’iniziativa di digiuno e preghiera per il rinnovamento morale del Paese. L’appello, guidato dal gruppo Clergy for Good Governance (CGG), ha visto la partecipazione di preti, religiosi, accademici e laici impegnati, uniti da una richiesta chiara: una governance giusta, trasparente e orientata al bene comune.

L’iniziativa è stata accompagnata da azioni simboliche e spirituali. Nella parrocchia di Nostra Signora dei Rimedi, nel cuore di Manila, si è svolta una veglia di preghiera guidata da don Robert Reyes, noto per il suo attivismo civico. “In tempi in cui la verità è distorta e la giustizia minacciata – ha dichiarato – dobbiamo pregare, digiunare e offrirci per il bene comune”.

Tra le motivazioni della protesta non violenta, le crescenti preoccupazioni per scandali legati a progetti pubblici fantasma, concessioni minerarie sospette e il rafforzarsi delle dinastie politiche. In particolare, ha suscitato allarme il recente tentativo – poi bloccato – di impeachment contro la vicepresidente Sara Duterte.

Al fianco dei sacerdoti, hanno aderito all’iniziativa istituzioni come l’Ateneo School of Government, la De La Salle University e gruppi come ISACC e Church Café, impegnati a promuovere dialogo e partecipazione civica.
La Caritas nazionale ha diffuso un appello per “coraggio morale, integrità e fedeltà allo stato di diritto”, mentre la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza dei Superiori Maggiori ha ricordato che “restare in silenzio davanti alla corruzione significa diventarne complici”.

I promotori parlano di un gesto collettivo per risvegliare le coscienze, soprattutto dei giovani, spesso disillusi dalla politica. “Non lasciare che l’inganno vinca”, si legge in uno dei messaggi rivolti alle nuove generazioni. “Non perdere la speranza”.

In un Paese in cui oltre l’80% della popolazione si professa cattolico, la Chiesa continua a svolgere un ruolo di coscienza pubblica, mettendo in campo non solo parole ma azioni concrete di resistenza civile e spirituale.
Digiuno, preghiera e impegno sociale diventano così strumenti di testimonianza e cambiamento.

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