“Croce Croci”, una Via Crucis scritta in Turchia

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18 Aprile 2025

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In questo Venerdì Santo, vi proponiamo una Via Crucis nata in Turchia, scritta da Roberto e Gabriella Ugolini, che per vent’anni sono stati lì in missione

I stazione. Gesù viene condannato.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 

Dal Vangelo secondo Matteo 27, 22-23.26
Disse loro Pilato: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?”. Tutti gli risposero: “Sia crocifisso!”. Ed egli aggiunse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora urlarono: “Sia crocifisso!”.
Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

***

Volevo vivere una vita dove la fame fosse solo un brutto ricordo, un ricordo da custodire dentro di me per non dimenticare. Per realizzare questo sogno ho deciso di scappare dal mio paese. Mi sono rivolto ai trafficanti di clandestini e così mi sono ritrovato in una piccola barca, eravamo tanti. Dopo alcuni giorni di viaggio, siamo sbarcati nel…primo mondo. Ero dove ho sempre sognato, ma non avevo documenti e non sapevo dove andare.

La polizia mi ha trovato e mi hanno processato per direttissima.

Seduto su una panca, aspettando il verdetto del giudice, mi colpisce una domanda cui non so rispondere: perché questo si chiama primo mondo? Noi siamo stati i primi ad essere colonizzati, i primi a subire la schiavitù, i nostri nonni i primi a morire per malattie ‘importate’ e noi per primi abbiamo dovuto parlare lingue non nostre…perché, allora, il nostro è solo il terzo o quarto mondo?

Sono stato condannato…a tornare nel mio paese dove si muore di guerra, di malattie, di sete e di fame.

 

II stazione. Gesù prende la croce sulle spalle.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 

Dal Vangelo secondo Giovanni, 19,17

 “Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota ”.

 ***

Sono mamma di nove figli, l’ultimo è nato malato. I dottori mi avevano detto che sarebbe morto presto. Adesso invece ha dodici anni, non cammina, non parla. Io ogni giorno lo prendo sulle spalle e lo porto con me nei campi dove vado a lavorare. Zappo, semino, dirigo l’aratro e ogni tanto mi faccio vedere da lui. Gli sorrido, gli pulisco la bocca, lo accarezzo. A modo suo mi risponde, sorridendomi ed emettendo quello strano verso dalla gola, il suo unico modo per dirmi… grazie.

 

III stazione. Gesù cade per la prima volta.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 

Dalla Lettera ai Filippesi, 2, 6 – 8

“Cristo Gesù pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
ma spogliò sé stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
umiliò sé stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce”.

***

Vengo da un continente che ha conosciuto la schiavitù e le colonizzazioni, sono una ragazza di diciassette anni. Studiavo alla scuola del mio villaggio, poi un giorno ho conosciuto degli stranieri che mi hanno promesso un lavoro in una famiglia, all’estero. Ho accettato e sono partita per cercare di dare sicurezza al mio futuro e a quello della mia famiglia. Quello che mi è successo dopo lo potete immaginare. La famiglia non esisteva e mi sono ritrovata a ‘battere’ sul marciapiede. Dopo la prima notte di “lavoro” ho vomitato per ore e ho pianto tutte le mie lacrime. Mio Dio, per la prima volta sono caduta in una voragine profonda.

 

 IV stazione. Gesù incontra sua madre.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 

Dal Vangelo secondo Luca 2, 34-35
“Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima»”.

 ***

 Sono stata a trovare mio figlio in carcere. E’ stato condannato all’ergastolo perché dicono facesse parte di un gruppo che voleva affermare i diritti di ogni uomo alla libertà politica e di pensiero. Non dico queste cose perché sono sua madre, ma la polizia ha falsificato tutta una serie di prove in modo da incastrarlo con false accuse. Hanno trovato falsi testimoni (uomini disperati, che speravano con lo spergiuro di ottenere qualche concessione a loro favore). L’ho incontrato per un attimo nel parlatorio, le parole sono rimaste serrate in gola, ma abbiamo ‘parlato’ con le mani, strette le sue nelle mie, e con le lacrime che riempiendomi gli occhi mi facevano vedere mio figlio come attraverso un caleidoscopio: immagine rotta e moltiplicata.

 

V stazione. Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la Croce.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 

Dal Vangelo secondo Luca 23, 26 – 32

 “Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.”

 ***

Labile è il confine tra la morte fisica e una morte cui possiamo condannare altri col nostro comportamento nella vita quotidiana. Non è impossibile essere causa di dolore per chi incontriamo sul nostro cammino se saremo troppo occupati ad ignorarli, a non occuparci di loro a disattendere il loro bisogno di ascolto. Il nostro silenzio, il non sguardo, il non ascolto, il nostro non aiutare possono creare tanti tipi di morte. Il rumore del nostro silenzio avrà sempre una eco molto più forte e si diffonderà molto più prepotentemente del fruscio di parole attese e non espresse. L’estensione del 5° comandamento è grande. Ama il prossimo tuo come te stesso ne dà certamente la misura.  Aiutaci Signore a non trattenere quelle attenzioni che noi invece abbiamo ricevuto. Amen

 

 VI stazione. Veronica asciuga il volto di Gesù.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 Dal libro del Profeta Isaia, 53, 3 – 4

 “Disprezzato e reietto dagli uomini,

uomo dei dolori che ben conosce il patire,

come uno davanti al quale ci si copre la faccia,

era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,

si è addossato i nostri dolori

e noi lo giudicavamo castigato,

percosso da Dio e umiliato”.

 ***

Ieri, domenica, ho fatto una bella passeggiata. Sono passato davanti al parco della città dove hanno messo le giostre. Proprio davanti all’entrata c’era un bambino di circa cinque anni che piangeva disperato. Passava un sacco di gente e tutti lo guardavano. Si era perso. Stavo avvicinandomi per consolarlo e aiutarlo, quando mi sono bloccato al pensiero: e se mi prendono per un pedofilo che adesca bambini? Non sapevo che fare, speravo che qualche altra persona intervenisse. Niente. Poi, non so come, mi sono trovato accanto a lui, l’ho accarezzato, gli ho asciugato le lacrime, parlandogli. Sentivo forte dentro di me il desiderio di fare questo gesto per due motivi: prima cosa aiutare quel bambino ma anche sfidare la mia paura, anche se comprensibile in un mondo come quello di oggi, di essere sempre giudicato.

E’ tremendo, se si comincia a pensare troppo, l’istinto alla carità e l’azione del cuore muoiono, e anche noi! Bonhoefer dice: Il principio dell’azione non è il pensiero ma la disponibilità ad assumersi la responsabilità.

 

VII stazione. Gesù cade per la seconda volta.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 

 Dal libro del Profeta Isaia, 53, 5 – 6

 “Egli è stato trafitto per i nostri delitti,

schiacciato per le nostre iniquità.

Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;

per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,

ognuno di noi seguiva la sua strada;

il Signore fece ricadere su di lui

l’iniquità di noi tutti.”

 ***

 Quante volte è stato detto: “Per questa volta passi, ma che non ci sia una seconda volta”. Davanti ad un errore commesso, se lo sbaglio è importante, questa frase può anche essere accettata. Però, per la drasticità di queste parole, sarebbe bello se fossero pronunciate con un tono di ‘correzione fraterna’. L’importante, comunque, è vedere come si comporterà chi ha pronunciato la frase, affinché chi ha sbagliato trovi, oltre alle parole, anche un sostegno, un’attenzione, un aiuto…fraterno. Ogni giorno troppe persone si trovano a vivere situazioni di difficoltà, disagio, pressione, cattiveria, tutte situazioni che possono essere causa di un errore. Per la complessità e la profondità del nostro io c’è sempre più bisogno di qualcuno vicino, in questo mondo sempre più super competitivo. Talvolta non basta neppure essere vicini all’altro perché timidezza, pudore, paura, possono renderci ciechi e muti. Liberiamoci allora dal timore, rischiamo, per non dover poi pensare… se l’avessi detto, se l’avessi fatto.

 

 VIII stazione. Gesù incontra le donne di Gerusalemme.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 

Dal Vangelo secondo Luca 23, 27 – 28

 “Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.”

 ***

 Mi chiamo Maria, in mezzo alla folla con altre donne stiamo aspettando di incontrare Gesù, forse solo di vederlo passare e se ci riuscirò, di guardare i suoi occhi mentre si avvicina, trascinandosi per la strada che lo condurrà al luogo detto del Golgota dove, uomini, vogliono fare giustizia crocifiggendolo. Darei la mia vita per la sua. Già l’ho fatto una volta, a Nazareth, quando il mio cuore e tutto il mio essere risposero ‘Sì’ ad una Voce che mi offriva un Dono, quello di diventare Sua Madre. A quel tempo ero così giovane, non potevo immaginare tante cose, ma ho sentito che dovevo fidarmi e affidarmi a quella Voce. L’ho fatto e oggi sono piena d’Amore, solo d’Amore…

 

 IX stazione. Gesù cade per la terza volta.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 

Dal libro del Profeta Isaia, 53, 7 – 12

 “Maltrattato, si lasciò umiliare

e non aprì la sua bocca …

egli ha consegnato sé stesso alla morte

ed è stato annoverato fra gli empi,

mentre egli portava il peccato di molti

e intercedeva per i peccatori.”

 ***

 La strada che porta al ghiacciaio a 5200 m è pericolosissima. Ogni giorno i cavatori di ghiaccio la percorrono per andare a lavorare. Stretta, ripida, insidiosa, sempre ricoperta di ghiaccio e neve, sferzata da un vento gelido. Questo è il lavoro di chi ogni mattina va a scavare nelle cave di ghiaccio per staccarne dei blocchi da portare e vendere a valle. I più fortunati hanno un mulo per trasportarlo, chi non può permetterselo, invece, dopo aver staccato uno di questi blocchi si butta una balla sulla schiena e se lo carica addosso. E’ difficile respirare quell’aria gelida che ti brucia i polmoni, ma per vivere devi respirare e ogni volta che lo fai è come avere nel petto una danza di coltelli. Schiacciati dal peso e dalla fatica, uomini e animali hanno un altro nemico: il rischio di cadere.

 

X stazione. Gesù viene spogliato delle vesti.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 Dal Vangelo secondo Giovanni, 19, 23

 “I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo”.

 ***

  Spogliaci Signore di tutte le nostre corazze, di tutte le barriere, di tutte le nostre difese, di tutte le nostre infinite capacità di auto salvezza, del nostro egoismo.

Spogliaci per rivestirci del solo tuo abbraccio.

Aiutaci Signore, perché vivere Te che sentiamo essere parte di noi, senso della nostra vita e nostra strada, è un sogno bellissimo, ma anche difficile.

 

 XI stazione. Gesù viene crocifisso.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 

Dal Vangelo secondo Luca 23, 33 – 34

 Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34 Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».

 ***

 Il tempo stringe, Signore, l’incontro con chi vuole ucciderti si avvicina. Tu sai che stai per lasciarci, fisicamente, ma sai anche che abbiamo bisogno di te, di fare ‘memoria’ di te, sempre. Abbiamo bisogno di averti con noi sempre, in un modo che compensi il bisogno della nostra fisicità, la quale richiede anche di poterti ‘toccare’, ‘vedere’.

Ecco il dono dell’Eucarestia, tua presenza reale con noi, per sempre.

Passano poche ore, adesso il tuo corpo è crocifisso su un legno, il tuo sangue cola dalle ferite dei chiodi infilati nella tua carne, dalle abrasioni di quando sei caduto, dalla tua testa coronata di spine, dal colpo di lancia nel tuo costato.

Il primo ostensorio per noi: una croce di legno, insanguinata.

Cristo non ha disdegnato di mostrarsi così. Sostituendo alla caducità dell’apparire, tutta la potenza dell’Essere.

 

 XII stazione. Gesù muore sulla croce.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 

Dal Vangelo secondo Giovanni 19, 30. 33 – 34

 “E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.

I soldati venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.”

 ***

 “Ti preghiamo Signore di aiutarci, come tu hai fatto, ad affidare con fiducia senza limiti il nostro spirito nelle tue mani, consapevoli di non essere in grado di sostenere la presenza di Dio solo in virtù della nostra forza.

Chi si aggrappa alla grazia è già assolto…non morirà mai.

Lutero ha parlato dell’amato ultimo giorno scrivendo: “Vieni, ultimo giorno, con gioia ti attendiamo perché vedremo il Signore misericordioso, afferreremo la sua mano ed Egli ci amerà”.

Cos’è in definitiva il bene e il male, di cui Cristo ci chiede conto? Il bene non è nient’altro che il nostro chiedergli la sua grazia e afferrarla. Il male, nient’altro che la paura e la pretesa di stare da noi stessi dinanzi a Dio, la pretesa di autogiustificarci”.

(liberamente tratto da un’omelia di Dietrich Bonhoeffer del 15 nov.1933)

 

 XIII stazione. Gesù è deposto dalla croce.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 

 Dal Vangelo secondo Marco 15, 43 – 46

“Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia…”

 ***

 “Tutto è compiuto” le ultime parole di Gesù.

Inizia adesso un nuovo cammino per l’umanità.

La misericordia del Padre attende che i suoi figli vivano la misericordia.

L’amore di Cristo attende che il nostro amore non venga deposto, sotto montagne di buone intenzioni. Attende invece che si viva un amore concreto orientato alla realizzazione del sogno di Dio per la nostra umanità…

La deposizione dalla croce è rappresentata nella “Pietà” di Michelangelo con Maria che sostiene il corpo del figlio abbandonato tra le sue braccia. Questa immagine d’amore ci indica che il desiderio del Padre è che, passata tanta violenza, la storia dell’uomo proceda con atti di pietà e di amore.

Illumina, Signore, questa nostra umanità smarrita affinché non neghi a nessuno disponibilità e amore, sinonimi di realizzazione del regno, qui e ora.

 

 XIV stazione. Gesù viene posto nel sepolcro.

 ADORAMUS TE, CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI

QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM REDEMISTI MUNDUM

 

 Dal Vangelo secondo Giovanni 19, 38 – 42

“Giuseppe d’Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com’è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù”.

 ***

 Il primo ostensorio: una croce.

Il primo tabernacolo: un sepolcro scavato nella roccia.

Un tabernacolo di pietra per la prima deposizione, ma poi…

…poi le parole di Gesù pronunciate durante l’ultima cena, ‘fate questo in memoria di me’ faranno sì che la concretizzazione umana renda ognuno di noi “tabernacolo vivente”.

Gesù si affida a noi. Fa di noi una casa per sè stesso. Una casa dal cuore di carne.

Ti preghiamo Signore perché questa casa-tabernacolo, custodia del tuo corpo, sia un porto d’amore. Un porto per far attraccare e riposare gli affaticati e gli oppressi, i giusti e i peccatori.

Leonardo Boff scrive: “…e Gesù disse: i peccatori sono amati dal Padre. Il loro posto è dentro il tabernacolo, accanto all’ostia consacrata. Quello è il loro posto, perché possano sperimentare, sentire e vivere la misericordia del Padre.

Questo è il volere che Gesù ci ha lasciato”.

***

 Padre nostro

che ami ogni uomo di un Amore infinito,

donaci lo Spirito per poterti bene-dire

donaci lo Spirito per partecipare alla realizzazione del tuo sogno,

per poter vivere la nostra vocazione.

Padre di tutti

fa che non manchi il pane della vita

sulla mensa di ogni uomo.

Padre

guarda con tanta misericordia

come noi doniamo o togliamo al fratello.

Liberaci dalla paura

perché siamo te.

Amen.

 

****************

 Altissimo, glorioso Dio,

illumina le tenebre del cuore mio,

e dammi fede retta, speranza certa

e carità perfetta, senno e conoscenza,

o Signore, affinché adempia

il tuo santo e verace comandamento. Amen

(Preghiera davanti al Crocifisso. San Francesco)

 

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