Aprire le porte della prigione con le opere di misericordia spirituale

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19 Giugno 2025

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Per la prima volta, un incontro sulle opere di misericordia in un carcere, con i detenuti. Un evento eccezionale a Lomé, capitale del Togo

Siamo qui a raccontare un evento di straordinaria importanza, che si sta realizzando a Lomé, capitale del Togo, nella giornata odierna, giovedì 19 giugno 2025, nell’ambito dei festeggiamenti per il decimo anniversario dell’insediamento di Mgr Julien Koukou Mawule Kouto, fondatore della Famiglia delle Missionarie della Divina Misericordia.

L’incontro (strutturato nell’arco della giornata, con momenti di preghiera e di riflessione ad opera di relatori come padre Jean Pierre, suor Doris, Madre Generale delle Missionarie della Divina Misericordia, e la sottoscritta, per spazio + spadoni) scaturisce dalla preziosa e continuativa collaborazione di spazio + spadoni con la Congregazione delle Missionarie della Divina Misericordia del Togo.

Si tratta di un incontro –  il cui tema, Diventa protagonista della Misericordia che ti libera – ci fa già intuire il “pubblico speciale” cui è destinato: i detenuti del carcere di Atakpamé (Lomé).

E’ la prima volta che in un carcere viene organizzata una manifestazione incentrata sulle Opere di Misericordia corporali e spirituali, rivolta a fratelli/sorelle che testimoniano con la loro dolorosa esperienza quotidiana quanto dietro le mura del carcere si viva un mondo paradossale, un mondo sottosopra; dove, per fermare la violenza, si deve compiere un atto di forza; dove, per tutelare i diritti, si debbono limitare i diritti; dove, per assicurare la libertà, si deve restringere la libertà; dove, per proteggere i deboli e gli indifesi, si devono rendere deboli e indifesi gli aggressori e i violenti.

Mettendo in pratica le suddette opere, c’è da chiedersi come sia possibile che quelle porte che ogni giorno si chiudono dietro le spalle possano “spalancarsi” alla “vera libertà. La soluzione proviene dall’Alto, attraverso però l’indispensabile contributo, la piena disponibilità di ciascuno, che ci rende artefici ed attori di un rinnovato stile di vita, appellandosi alla fede, al cuore e alle mani.

Se le opere di misericordia corporali, dove (di solito, se non sempre) chi dà da mangiare non è affamato e chi patisce la fame non è in condizioni di dar da mangiare, nel contesto di quelle spirituali, il benefattore e il beneficiario non sono adeguatamente distinti. Anzi è buona regola non distinguerli affatto: di queste “opere” siamo tutti destinatari. Pertanto è buona cosa che ciascuno si consideri al tempo stesso istruttore e ignorante, saggio consigliere e dubbioso, paladino della giustizia e peccatore, capace di consolare e desideroso di consolazione, chiamato a perdonare le offese e offensore, deciso ad aver pazienza e sempre sul punto di farla perdere agli altri, intercessore a favore di tutti presso Dio e bisognoso della preghiera fraterna di tutti.

In questa ottica, anche le pareti di una cella si dilatano, le “porte” dell’anima si aprono per stabilire con l’altro, un “prossimo” non scelto, che condivide una triste e dolorosa esperienza di solitudine e di segregazione, un rapporto di relazione e di cura. Da ciò si comprende come il primo passo da compiere sia quello di considerare l’altro che ti sta vicino, non solo come il compagno di cella, ma come il “fratello” in Cristo, per il quale siamo chiamati a mettere in discussione i nostri comportamenti ed agire secondo Misericordia.

Da ciò consegue che il primo passo da compiere consiste nel creare, nei confronti del compagno/fratello, una condizione di “parità”, tale da renderci pronti ad ascoltare, allontanando pregiudizi e facili soluzioni, per camminare al suo fianco, per costruire una relazione improntata sulla gratuità, sulla fiducia reciproca, nella consapevolezza che vivere in comunione spalanca le porte alla vera libertà!

Come sosteneva Papa Francesco nell’omelia della messa celebrata a Lampedusa (Campo sportivo “Arena” in Località Salina, lunedì, 8 luglio 2013), dobbiamo recuperare il “senso della responsabilità fraterna”, facendoci carico del fratello, al di là di ogni gratificazione, di ogni contraccambio. La preghiera e le opere di Misericordia ci introducono alla costruzione di quella “comunione dei santi”, che unisce tutti i battezzati, vivi e defunti, e che giungerà a pienezza nell’ “ultimo giorno”.

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