Giornata Mondiale del Rifugiato – Accogliere l’altro

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21 Giugno 2025

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rifugiati

Il 20 giugno, in tutto il mondo, è stata celebrata la Giornata Mondiale del Rifugiato. “Alloggiare i forestieri” è un’opera di misericordia

E’ una data istituita dalle Nazioni Unite per onorare la resilienza, la forza e la dignità di milioni di persone costrette a fuggire dalla propria terra. È un giorno per riflettere, per ascoltare le storie di chi ha perso tutto, ma anche per riconoscere che dietro ogni numero, ogni dato statistico, c’è un volto. C’è una vita. C’è un fratello o una sorella.

L’esodo invisibile: un grido che attraversa i confini

Oggi, oltre 120 milioni di persone nel mondo vivono lontano dalla propria casa per cause legate a guerre, persecuzioni, violenze o cambiamenti climatici estremi. Questa cifra, fornita dall’UNHCR, non è solo impressionante per la sua portata, ma per la realtà che racconta: un’umanità in cammino, spesso senza meta, senza protezione, senza voce.

Il movimento spazio + spadoni, attraverso le sue attività e riflessioni, invita ogni giorno a guardare oltre le logiche dell’indifferenza e del rifiuto, a non abituarci al dolore altrui, a non lasciarci anestetizzare dalle immagini drammatiche che scorrono sui nostri schermi. Oggi più che mai, il fenomeno migratorio non può essere letto solo come una questione politica o economica: è una questione profondamente umana e spirituale.

Accogliere non è un favore, è un diritto. Oltre che un’opera di misericordia

L’articolo 14 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma che ogni persona ha il diritto di cercare asilo. Eppure, questo diritto fondamentale è sempre più fragile, calpestato da frontiere chiuse, politiche restrittive e retoriche di paura. In molte parti del mondo, i rifugiati vengono percepiti come minaccia e non come persone da incontrare, ascoltare, accogliere.

La parola accogliere, nel vocabolario cristiano e francescano a cui anche spazio + spadoni si ispira, non è neutra. Non è semplice ospitalità: è conversione dello sguardo, è giustizia, è fraternità concreta. Accogliere l’altro, specialmente se povero, ferito, straniero, è un modo di abitare il Vangelo.

Quale spazio lasciamo all’altro?

Come cristiani, come cittadini, come membri di una comunità che crede nella cura, nel dono, nella relazione, non possiamo restare ai margini di questo dramma. La Giornata Mondiale del Rifugiato ci chiede di non restare spettatori, ma di metterci in gioco: con le nostre parole, i nostri gesti, le nostre scelte quotidiane. Anche un piccolo impegno – una firma, un incontro, una donazione, un racconto condiviso – può diventare lievito di umanità.

E spazio + spadoni ricorda che accogliere non è un’azione da delegare, ma una vocazione da vivere. Non servono grandi gesti eroici: basta un cuore aperto. Basta riconoscere nell’altro un volto, un nome, una storia. Basta fare spazio.

Diventare terra di accoglienza

In un mondo che alza muri, scegliere di accogliere è un atto rivoluzionario. Non si tratta di buonismo, ma di fedeltà al Vangelo, di adesione a una visione più alta dell’umano. Nella figura del rifugiato possiamo riconoscere il volto stesso di Cristo, che non trovò posto tra gli uomini e fu accolto in una mangiatoia.

Oggi, più che mai, siamo chiamati a diventare terre di accoglienza, comunità che generano spazi di dignità e speranza.

«Ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35).
Non è solo un versetto. È una direzione per camminare insieme, nella verità e nella misericordia.

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Il 20 giugno, in tutto il mondo, è stata celebrata la Giornata Mondiale del Rifugiato. “Alloggiare i forestieri” è un’opera di misericordia

E’ una data istituita dalle Nazioni Unite per onorare la resilienza, la forza e la dignità di milioni di persone costrette a fuggire dalla propria terra. È un giorno per riflettere, per ascoltare le storie di chi ha perso tutto, ma anche per riconoscere che dietro ogni numero, ogni dato statistico, c’è un volto. C’è una vita. C’è un fratello o una sorella.

L’esodo invisibile: un grido che attraversa i confini

Oggi, oltre 120 milioni di persone nel mondo vivono lontano dalla propria casa per cause legate a guerre, persecuzioni, violenze o cambiamenti climatici estremi. Questa cifra, fornita dall’UNHCR, non è solo impressionante per la sua portata, ma per la realtà che racconta: un’umanità in cammino, spesso senza meta, senza protezione, senza voce.

Il movimento spazio + spadoni, attraverso le sue attività e riflessioni, invita ogni giorno a guardare oltre le logiche dell’indifferenza e del rifiuto, a non abituarci al dolore altrui, a non lasciarci anestetizzare dalle immagini drammatiche che scorrono sui nostri schermi. Oggi più che mai, il fenomeno migratorio non può essere letto solo come una questione politica o economica: è una questione profondamente umana e spirituale.

Accogliere non è un favore, è un diritto. Oltre che un’opera di misericordia

L’articolo 14 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma che ogni persona ha il diritto di cercare asilo. Eppure, questo diritto fondamentale è sempre più fragile, calpestato da frontiere chiuse, politiche restrittive e retoriche di paura. In molte parti del mondo, i rifugiati vengono percepiti come minaccia e non come persone da incontrare, ascoltare, accogliere.

La parola accogliere, nel vocabolario cristiano e francescano a cui anche spazio + spadoni si ispira, non è neutra. Non è semplice ospitalità: è conversione dello sguardo, è giustizia, è fraternità concreta. Accogliere l’altro, specialmente se povero, ferito, straniero, è un modo di abitare il Vangelo.

Quale spazio lasciamo all’altro?

Come cristiani, come cittadini, come membri di una comunità che crede nella cura, nel dono, nella relazione, non possiamo restare ai margini di questo dramma. La Giornata Mondiale del Rifugiato ci chiede di non restare spettatori, ma di metterci in gioco: con le nostre parole, i nostri gesti, le nostre scelte quotidiane. Anche un piccolo impegno – una firma, un incontro, una donazione, un racconto condiviso – può diventare lievito di umanità.

E spazio + spadoni ricorda che accogliere non è un’azione da delegare, ma una vocazione da vivere. Non servono grandi gesti eroici: basta un cuore aperto. Basta riconoscere nell’altro un volto, un nome, una storia. Basta fare spazio.

Diventare terra di accoglienza

In un mondo che alza muri, scegliere di accogliere è un atto rivoluzionario. Non si tratta di buonismo, ma di fedeltà al Vangelo, di adesione a una visione più alta dell’umano. Nella figura del rifugiato possiamo riconoscere il volto stesso di Cristo, che non trovò posto tra gli uomini e fu accolto in una mangiatoia.

Oggi, più che mai, siamo chiamati a diventare terre di accoglienza, comunità che generano spazi di dignità e speranza.

«Ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35).
Non è solo un versetto. È una direzione per camminare insieme, nella verità e nella misericordia.

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