Agli assetati va data da bere l’acqua… potabile

Nel promuovere la costruzione di due nuovi pozzi per la gente di Krishnagar, Cuore Amico pone l’attenzione su un tema importante
L’acqua è un diritto umano fondamentale, un bene comune di valore inestimabile che garantisce la sopravvivenza, la salute e la dignità di ogni persona. Eppure, in molte parti del mondo, l’accesso a un’acqua sicura e pulita è messo a rischio da una minaccia silenziosa ma pervasiva: l’inquinamento da arsenico nelle falde acquifere.
Nell’ottica della riEvoluzione delle opere di misericordia, spazio + spadoni ricorda che non basta dare da bere agli assetati, ma bisogna anche attenzionarsi alle problematiche connesse alla sete nel mondo, soprattutto nelle aree rurali e nelle regioni con meno infrastrutture.
Anche in vista della Giornata Mondiale del Creato del primo settembre, contrastare l’inquinamento, proteggere le sorgenti e garantire equità nell’accesso all’acqua sono gesti che vanno oltre la compassione, diventando un impegno concreto per preservare il bene comune e le generazioni future, per difendere il diritto di tutti.
C’è, invece, chi oggi rischia la vita per un sorso d’acqua avvelenato. Come in India, dove Cuore Amico sta seguendo dei progetti.
Krishnagar, India. Siamo nel West Bengala, a circa 100 km da Calcutta, una delle città più popolose del pianeta.
In questa diocesi, dove Cuore Amico ha già sostenuto la realizzazione di pozzi, l’inquinamento da arsenico delle falde continua a rendere problematico l’approvvigionamento di acqua potabile in tutto il territorio. Ce lo spiega Mons. Nirmol Vincent Gomes, vescovo della Diocesi:
«Nella nostra area, che si estende per circa 10mila kmq, vivono moltissimi profughi provenienti dal Bangladesh in cerca di rifugio. La zona è molto povera e le persone, in particolar modo i bambini, devono fare i conti con infezioni intestinali, diarrea e malattie respiratorie causate dall’utilizzo di acqua contaminata».
Oltre a questa problematica, la popolazione deve quotidianamente fare i conti con altre difficoltà:
«L’indigenza è dilagante e molti bambini non riescono nemmeno ad accedere all’istruzione, a causa del sistema delle caste.
Inoltre sono ancora molti i cattolici, laici e consacrati, che vengono perseguitati, incarcerati e purtroppo uccisi».
In una situazione così complessa, il desiderio è quello di riuscire a costruire nei villaggi di Chapra e Dompukur due nuovi pozzi.
Entrambi dotati di filtri di potabilizzazione, riusciranno a ridurre il rischio di patologie legate all’inquinamento delle acque: «Ognuna di queste due nuove sorgenti sarà un dono immenso».
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Nel promuovere la costruzione di due nuovi pozzi per la gente di Krishnagar, Cuore Amico pone l’attenzione su un tema importante
L’acqua è un diritto umano fondamentale, un bene comune di valore inestimabile che garantisce la sopravvivenza, la salute e la dignità di ogni persona. Eppure, in molte parti del mondo, l’accesso a un’acqua sicura e pulita è messo a rischio da una minaccia silenziosa ma pervasiva: l’inquinamento da arsenico nelle falde acquifere.
Nell’ottica della riEvoluzione delle opere di misericordia, spazio + spadoni ricorda che non basta dare da bere agli assetati, ma bisogna anche attenzionarsi alle problematiche connesse alla sete nel mondo, soprattutto nelle aree rurali e nelle regioni con meno infrastrutture.
Anche in vista della Giornata Mondiale del Creato del primo settembre, contrastare l’inquinamento, proteggere le sorgenti e garantire equità nell’accesso all’acqua sono gesti che vanno oltre la compassione, diventando un impegno concreto per preservare il bene comune e le generazioni future, per difendere il diritto di tutti.
C’è, invece, chi oggi rischia la vita per un sorso d’acqua avvelenato. Come in India, dove Cuore Amico sta seguendo dei progetti.
Krishnagar, India. Siamo nel West Bengala, a circa 100 km da Calcutta, una delle città più popolose del pianeta.
In questa diocesi, dove Cuore Amico ha già sostenuto la realizzazione di pozzi, l’inquinamento da arsenico delle falde continua a rendere problematico l’approvvigionamento di acqua potabile in tutto il territorio. Ce lo spiega Mons. Nirmol Vincent Gomes, vescovo della Diocesi:
«Nella nostra area, che si estende per circa 10mila kmq, vivono moltissimi profughi provenienti dal Bangladesh in cerca di rifugio. La zona è molto povera e le persone, in particolar modo i bambini, devono fare i conti con infezioni intestinali, diarrea e malattie respiratorie causate dall’utilizzo di acqua contaminata».
Oltre a questa problematica, la popolazione deve quotidianamente fare i conti con altre difficoltà:
«L’indigenza è dilagante e molti bambini non riescono nemmeno ad accedere all’istruzione, a causa del sistema delle caste.
Inoltre sono ancora molti i cattolici, laici e consacrati, che vengono perseguitati, incarcerati e purtroppo uccisi».
In una situazione così complessa, il desiderio è quello di riuscire a costruire nei villaggi di Chapra e Dompukur due nuovi pozzi.
Entrambi dotati di filtri di potabilizzazione, riusciranno a ridurre il rischio di patologie legate all’inquinamento delle acque: «Ognuna di queste due nuove sorgenti sarà un dono immenso».
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