“Il povero che ho davanti a me è un fratello”

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30 Giugno 2025

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Sudan

Sud Sudan, la sfida della pace e delle opere di misericordia: la missione di mons. Carlassare tra violenza, educazione e speranza

In un Paese dilaniato da anni di guerre civili, violenze etniche e gravi crisi umanitarie, la voce della Chiesa si leva come un faro di speranza. Monsignor Christian Carlassare, comboniano italiano e vescovo della neonata diocesi di Bentiu, è oggi una figura centrale nell’impegno per la riconciliazione e lo sviluppo umano in Sud Sudan. La sua missione si colloca in un contesto estremamente fragile, dove la pace siglata nel 2018 appare ancora appesa a un filo.

Un Paese giovane e già ferito

Il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza nel 2011, diventando il più giovane Stato del mondo. Ma l’entusiasmo iniziale è presto svanito, soffocato da una devastante guerra civile che ha lasciato centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati. Nonostante l’accordo di pace firmato nel 2018 tra il presidente Salva Kiir e l’ex leader ribelle Riek Machar, le tensioni persistono, soprattutto a livello locale. Le violenze tra gruppi armati, spesso alimentate da divisioni etniche e lotte per le risorse, non si sono mai davvero fermate.

In questo clima di instabilità, la diocesi di Bentiu — eretta nel 2023 — rappresenta una nuova sfida pastorale per la Chiesa. Situata in un’area colpita duramente dalle inondazioni e da condizioni ambientali estreme, la diocesi copre un territorio vastissimo con oltre un milione di abitanti. “Qui la natura è devastata: le foreste sono sommerse, i campi distrutti, la legna per cucinare scarseggia”, racconta mons. Carlassare. “Molte persone sono costrette a migrare verso zone più asciutte. È un esodo silenzioso, ma drammatico.”

L’azione della Chiesa: educazione, riconciliazione e dignità

La missione della Chiesa sudsudanese, guidata da pastori come mons. Carlassare, si sviluppa su più fronti. Il primo è quello dell’educazione. In un Paese in cui l’analfabetismo supera il 60% e l’accesso all’istruzione è un privilegio per pochi, le scuole cattoliche rappresentano un’ancora di salvezza. “Crediamo fermamente che senza formazione non ci possa essere futuro. I giovani devono essere educati non alla vendetta, ma alla pace. Devono diventare costruttori di riconciliazione, non vittime della violenza”, afferma il vescovo.

Accanto alle scuole, la diocesi promuove progetti di formazione per donne (corsi di cucito, alfabetizzazione, microimprese), iniziative agricole per migliorare la sicurezza alimentare, e interventi concreti per l’accesso all’acqua potabile, come la costruzione di pozzi e sistemi di irrigazione. Tutto è finalizzato a restituire dignità alle persone, rendendole protagoniste attive della propria rinascita.

Una speranza quotidiana che si traduce in opere di misericordia

Monsignor Carlassare, che nel 2021 fu vittima di un attentato proprio in Sud Sudan, non ha mai perso la speranza. Il suo ritorno e la sua nomina a vescovo testimoniano una volontà di perdono e di servizio radicale. “Non voglio una pace firmata nei palazzi, ma una pace che nasce nei cuori. È fatta di piccoli gesti: un pasto condiviso, una parola buona, una scuola che apre. Se iniziamo da qui, tutto il resto verrà.”

In una terra dove la sopravvivenza è spesso una conquista quotidiana, la Chiesa continua a costruire, con pazienza e determinazione, le basi di una società più giusta. Non con proclami, ma con l’ascolto, la vicinanza, l’educazione. E, soprattutto, con la fiducia incrollabile che ogni persona possa diventare portatrice di pace.

Fonte  e immagine

Sud Sudan, la sfida della pace e delle opere di misericordia: la missione di mons. Carlassare tra violenza, educazione e speranza

In un Paese dilaniato da anni di guerre civili, violenze etniche e gravi crisi umanitarie, la voce della Chiesa si leva come un faro di speranza. Monsignor Christian Carlassare, comboniano italiano e vescovo della neonata diocesi di Bentiu, è oggi una figura centrale nell’impegno per la riconciliazione e lo sviluppo umano in Sud Sudan. La sua missione si colloca in un contesto estremamente fragile, dove la pace siglata nel 2018 appare ancora appesa a un filo.

Un Paese giovane e già ferito

Il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza nel 2011, diventando il più giovane Stato del mondo. Ma l’entusiasmo iniziale è presto svanito, soffocato da una devastante guerra civile che ha lasciato centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati. Nonostante l’accordo di pace firmato nel 2018 tra il presidente Salva Kiir e l’ex leader ribelle Riek Machar, le tensioni persistono, soprattutto a livello locale. Le violenze tra gruppi armati, spesso alimentate da divisioni etniche e lotte per le risorse, non si sono mai davvero fermate.

In questo clima di instabilità, la diocesi di Bentiu — eretta nel 2023 — rappresenta una nuova sfida pastorale per la Chiesa. Situata in un’area colpita duramente dalle inondazioni e da condizioni ambientali estreme, la diocesi copre un territorio vastissimo con oltre un milione di abitanti. “Qui la natura è devastata: le foreste sono sommerse, i campi distrutti, la legna per cucinare scarseggia”, racconta mons. Carlassare. “Molte persone sono costrette a migrare verso zone più asciutte. È un esodo silenzioso, ma drammatico.”

L’azione della Chiesa: educazione, riconciliazione e dignità

La missione della Chiesa sudsudanese, guidata da pastori come mons. Carlassare, si sviluppa su più fronti. Il primo è quello dell’educazione. In un Paese in cui l’analfabetismo supera il 60% e l’accesso all’istruzione è un privilegio per pochi, le scuole cattoliche rappresentano un’ancora di salvezza. “Crediamo fermamente che senza formazione non ci possa essere futuro. I giovani devono essere educati non alla vendetta, ma alla pace. Devono diventare costruttori di riconciliazione, non vittime della violenza”, afferma il vescovo.

Accanto alle scuole, la diocesi promuove progetti di formazione per donne (corsi di cucito, alfabetizzazione, microimprese), iniziative agricole per migliorare la sicurezza alimentare, e interventi concreti per l’accesso all’acqua potabile, come la costruzione di pozzi e sistemi di irrigazione. Tutto è finalizzato a restituire dignità alle persone, rendendole protagoniste attive della propria rinascita.

Una speranza quotidiana che si traduce in opere di misericordia

Monsignor Carlassare, che nel 2021 fu vittima di un attentato proprio in Sud Sudan, non ha mai perso la speranza. Il suo ritorno e la sua nomina a vescovo testimoniano una volontà di perdono e di servizio radicale. “Non voglio una pace firmata nei palazzi, ma una pace che nasce nei cuori. È fatta di piccoli gesti: un pasto condiviso, una parola buona, una scuola che apre. Se iniziamo da qui, tutto il resto verrà.”

In una terra dove la sopravvivenza è spesso una conquista quotidiana, la Chiesa continua a costruire, con pazienza e determinazione, le basi di una società più giusta. Non con proclami, ma con l’ascolto, la vicinanza, l’educazione. E, soprattutto, con la fiducia incrollabile che ogni persona possa diventare portatrice di pace.

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