La frana in Darfur scuota anche le nostre coscienze

In Sudan, un Paese già duramente colpito dalla guerra, una tragedia nella tragedia che implora opere di misericordia
Una frana colossale ha travolto il villaggio di Tarasin, nel cuore del Darfur centrale, Southern Sudan. Un evento che ha annientato oltre mille vite, lasciando un solo sopravvissuto. Il Papa, con parole cariche di tenerezza, ha espresso vicinanza spirituale alle vittime, offrendo conforto alla popolazione sconvolta, alle autorità civili impegnate nei soccorsi e pregando per i defunti e per i dispersi.
Un disastro tanto più drammatico perché si inserisce in un contesto devastato da una guerra civile che dura dall’aprile 2023. Il conflitto tra l’esercito sudanese e le Forze di Supporto Rapido (RSF) ha infatti già causato decine di migliaia di morti e milioni di sfollati.
Una di quelle guerre dimenticate per cui, in quelle zone inaccessibili come il Darfur, il dolore dei poveri non arriva ai mezzi della stampa né ai corridoi diplomatici.
Le opere di misericordia come risposta concreta
E’ in questo vuoto che le opere di misericordia sollevano speranza. La Chiesa, e in particolare religiose come le Suore del Sacro Cuore di Gesù, sono presenti sui territori più segnati dalla sofferenza. Nei campi profughi come Al Kashafa, accanto a migliaia di rifugiati, offrono ascolto, conforto, assistenza spirituale e materiale. Sono una carezza concreta in un presente straziato.
Anche Medici Senza Frontiere testimonia quanto le comunità locali resistano grazie a reti di solidarietà: cucine comunitarie, volontari che lavorano gratuitamente, insegnanti che ricreano lezioni nelle macerie. E i missionari comboniani non restano fermi: tra corsi online per studenti sfollati e cliniche per cure palliative, accompagnano chi è “scartato” dalla guerra con dignità e compassione.
Nella logica evangelica, quindi, le opere di misericordia risuonano con forza nei deserti della guerra. Qui, dove i bambini muoiono di fame e di malattie, dove le strade sono ridotte a deserti di violenza e gli ospedali sono bersaglio di attacchi, la misericordia si fa pietra su cui poggiare per ricostruire un tessuto comunitario lacerato.
La frana che ha portato altra morte e desolazione servirà almeno a smuovere anche le nostre coscienze e i nostri cuori?
Fonte e immagine
In Sudan, un Paese già duramente colpito dalla guerra, una tragedia nella tragedia che implora opere di misericordia
Una frana colossale ha travolto il villaggio di Tarasin, nel cuore del Darfur centrale, Southern Sudan. Un evento che ha annientato oltre mille vite, lasciando un solo sopravvissuto. Il Papa, con parole cariche di tenerezza, ha espresso vicinanza spirituale alle vittime, offrendo conforto alla popolazione sconvolta, alle autorità civili impegnate nei soccorsi e pregando per i defunti e per i dispersi.
Un disastro tanto più drammatico perché si inserisce in un contesto devastato da una guerra civile che dura dall’aprile 2023. Il conflitto tra l’esercito sudanese e le Forze di Supporto Rapido (RSF) ha infatti già causato decine di migliaia di morti e milioni di sfollati.
Una di quelle guerre dimenticate per cui, in quelle zone inaccessibili come il Darfur, il dolore dei poveri non arriva ai mezzi della stampa né ai corridoi diplomatici.
Le opere di misericordia come risposta concreta
E’ in questo vuoto che le opere di misericordia sollevano speranza. La Chiesa, e in particolare religiose come le Suore del Sacro Cuore di Gesù, sono presenti sui territori più segnati dalla sofferenza. Nei campi profughi come Al Kashafa, accanto a migliaia di rifugiati, offrono ascolto, conforto, assistenza spirituale e materiale. Sono una carezza concreta in un presente straziato.
Anche Medici Senza Frontiere testimonia quanto le comunità locali resistano grazie a reti di solidarietà: cucine comunitarie, volontari che lavorano gratuitamente, insegnanti che ricreano lezioni nelle macerie. E i missionari comboniani non restano fermi: tra corsi online per studenti sfollati e cliniche per cure palliative, accompagnano chi è “scartato” dalla guerra con dignità e compassione.
Nella logica evangelica, quindi, le opere di misericordia risuonano con forza nei deserti della guerra. Qui, dove i bambini muoiono di fame e di malattie, dove le strade sono ridotte a deserti di violenza e gli ospedali sono bersaglio di attacchi, la misericordia si fa pietra su cui poggiare per ricostruire un tessuto comunitario lacerato.
La frana che ha portato altra morte e desolazione servirà almeno a smuovere anche le nostre coscienze e i nostri cuori?
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