Lampedusa | Un naufragio che invoca misericordia

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14 Agosto 2025

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dolore

Dopo il naufragio di ieri vicino Lampedusa, che conta almeno 27 vittime, la domanda è: chi è il mio prossimo? E le opere di misericordia?

Lampedusa, ancora una volta, è teatro di dolore. Ieri, l’ennesimo naufragio al largo dell’isola siciliana ha portato alla morte almeno 27 migranti in fuga da guerre, povertà e violenze. Corpi senza nome, sogni spezzati, volti che non arriveranno mai a destinazione. In un mondo che alza muri e chiude porti, la tragedia dei migranti ci interroga profondamente: chi è il mio prossimo?

Per chi vive il Vangelo, la risposta non è ideologica ma incarnata, quotidiana. L’altro non è una minaccia, ma una chiamata. È qui che si inserisce la forza e l’attualità delle opere di Misericordia, tra cui “alloggiare i pellegrini”, gesto antico e rivoluzionario, oggi più urgente che mai.

L’accoglienza come testimonianza concreta del Vangelo

Il Movimento spazio+ Spadoni promuove una spiritualità attiva, fatta di mani che costruiscono ponti, case, accoglienza. Alloggiare un pellegrino oggi non significa solo ospitare un devoto in cammino, ma riconoscere il volto di Cristo in chi bussa alla nostra porta, anche se arriva su un barcone, anche se parla un’altra lingua, anche se è ferito nel corpo e nello spirito.

In questo senso, ogni migrante è un pellegrino, e ogni pellegrinaggio è un atto di fede, anche quando nasce dalla disperazione. Accogliere significa ridare dignità, offrire un tetto, ascoltare un racconto, spezzare il pane insieme. È trasformare una casa in rifugio, un’associazione in famiglia, una comunità in porto sicuro.

Di fronte all’ennesimo naufragio, la risposta cristiana non può essere il silenzio e tutti – singoli, famiglie, comunità – siamo chiamati a diventare segno di speranza. Ogni gesto conta. Ospitare anche solo una persona, aprire uno spazio inutilizzato, accompagnare un migrante nel percorso di integrazione, sono segni concreti di quella misericordia che può cambiare il mondo.

Non possiamo fermare il mare. Ma possiamo decidere come accogliere chi lo attraversa.

Fonte

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Dopo il naufragio di ieri vicino Lampedusa, che conta almeno 27 vittime, la domanda è: chi è il mio prossimo? E le opere di misericordia?

Lampedusa, ancora una volta, è teatro di dolore. Ieri, l’ennesimo naufragio al largo dell’isola siciliana ha portato alla morte almeno 27 migranti in fuga da guerre, povertà e violenze. Corpi senza nome, sogni spezzati, volti che non arriveranno mai a destinazione. In un mondo che alza muri e chiude porti, la tragedia dei migranti ci interroga profondamente: chi è il mio prossimo?

Per chi vive il Vangelo, la risposta non è ideologica ma incarnata, quotidiana. L’altro non è una minaccia, ma una chiamata. È qui che si inserisce la forza e l’attualità delle opere di Misericordia, tra cui “alloggiare i pellegrini”, gesto antico e rivoluzionario, oggi più urgente che mai.

L’accoglienza come testimonianza concreta del Vangelo

Il Movimento spazio+ Spadoni promuove una spiritualità attiva, fatta di mani che costruiscono ponti, case, accoglienza. Alloggiare un pellegrino oggi non significa solo ospitare un devoto in cammino, ma riconoscere il volto di Cristo in chi bussa alla nostra porta, anche se arriva su un barcone, anche se parla un’altra lingua, anche se è ferito nel corpo e nello spirito.

In questo senso, ogni migrante è un pellegrino, e ogni pellegrinaggio è un atto di fede, anche quando nasce dalla disperazione. Accogliere significa ridare dignità, offrire un tetto, ascoltare un racconto, spezzare il pane insieme. È trasformare una casa in rifugio, un’associazione in famiglia, una comunità in porto sicuro.

Di fronte all’ennesimo naufragio, la risposta cristiana non può essere il silenzio e tutti – singoli, famiglie, comunità – siamo chiamati a diventare segno di speranza. Ogni gesto conta. Ospitare anche solo una persona, aprire uno spazio inutilizzato, accompagnare un migrante nel percorso di integrazione, sono segni concreti di quella misericordia che può cambiare il mondo.

Non possiamo fermare il mare. Ma possiamo decidere come accogliere chi lo attraversa.

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