Sud Sudan | L’impegno di Amref e Caritas per la salute mentale

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15 Ottobre 2025

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Laboratorio per la salute mentale in Sud Sudan (Fonte: Vatican News)

Nel cuore del Sud Sudan, la quinta opera di misericordia – visitare gli infermi – si realizza negli ambulatori di Amref

In un Paese stremato da decenni di conflitti, emerge una battaglia silenziosa e urgente: quella per la salute mentale. Nel Sud Sudan, dove più della metà degli abitanti vive sotto la soglia della povertà, uno su cinque soffre di disturbi psichici e il tasso di suicidi si colloca tra i più alti del continente africano.

Un dato inquietante: in uno studio pre-crisi, condotto prima dello scoppio della guerra civile (2013-2018), si stimava che il 36 % della popolazione potesse essere affetta da disturbo post-traumatico da stress e il 50% da depressione. Oggi, con il conflitto che non è mai realmente cessato e con continue tensioni locali, quei numeri non possono che aver subito peggioramenti.

M(H)IND: un progetto fra speranza e limiti

In questo contesto, l’ONG Amref, in collaborazione con Caritas Italia e Caritas Sud Sudan, ha attivato il progetto M(H)IND – Mental Health Integrated Development in otto distretti su 79 del Paese. Obiettivo dichiarato: integrare i servizi di salute mentale nelle strutture sanitarie esistenti, formare medici e infermieri e portare un’assistenza il più vicino possibile alle comunità, anche attraverso centri parrocchiali e volontari locali.

Finora, oltre 65.000 persone sono state sottoposte a screening e circa 10.000 hanno ricevuto supporto psicologico comunitario attraverso incontri di gruppo (Self Help Plus) e altre attività di rete. Più di 5.000 hanno potuto accedere a cure cliniche presso ambulatori potenziati.

Partner del progetto includono anche BBC Media Action — con programmi radiofonici che cercano di smantellare stereotipi sulla malattia mentale — e l’Università di Verona, che supporta la ricerca in collaborazione con l’OMS per migliorare le evidenze e l’efficacia degli interventi.

Il 17 ottobre è prevista la presentazione del primo piano strategico nazionale per la salute mentale: un passo (a lungo atteso) verso un riconoscimento istituzionale che potrebbe stimolare — si spera — maggiori investimenti pubblici.

Storie che parlano di umanità

Dietro le statistiche ci sono volti e destini che illustrano il dramma e al contempo la speranza. Come Eva, la madre che vide la figlia in preda a una psicosi dar fuoco alla casa: incarcerata, fu visitata da un medico che riuscì ad avviare una cura; oggi la sua vita è cambiata. Oppure Zakayos, ventenne recluso per un disturbo psicotico che oggi frequenta il suo ultimo anno di scuola superiore vestendo l’uniforme scolastica con orgoglio.

Ma queste storie restano isolate, eccezioni in un panorama sanitario e politico che continua a investire poco sulla salute mentale.
In un sistema già sottodimensionato, la salute mentale è spesso l’ultima ruota del carro.

In un Sud Sudan che ancora sanguina, in cui la guerra ha inciso le ferite interiori e collettive, l’iniziativa di Amref e Caritas è luminosa ma fragile. Serve che lo Stato si assuma la responsabilità di proteggere il diritto alla cura mentale per tutti i suoi cittadini.

Fonte e immagine

Nel cuore del Sud Sudan, la quinta opera di misericordia – visitare gli infermi – si realizza negli ambulatori di Amref

In un Paese stremato da decenni di conflitti, emerge una battaglia silenziosa e urgente: quella per la salute mentale. Nel Sud Sudan, dove più della metà degli abitanti vive sotto la soglia della povertà, uno su cinque soffre di disturbi psichici e il tasso di suicidi si colloca tra i più alti del continente africano.

Un dato inquietante: in uno studio pre-crisi, condotto prima dello scoppio della guerra civile (2013-2018), si stimava che il 36 % della popolazione potesse essere affetta da disturbo post-traumatico da stress e il 50% da depressione. Oggi, con il conflitto che non è mai realmente cessato e con continue tensioni locali, quei numeri non possono che aver subito peggioramenti.

M(H)IND: un progetto fra speranza e limiti

In questo contesto, l’ONG Amref, in collaborazione con Caritas Italia e Caritas Sud Sudan, ha attivato il progetto M(H)IND – Mental Health Integrated Development in otto distretti su 79 del Paese. Obiettivo dichiarato: integrare i servizi di salute mentale nelle strutture sanitarie esistenti, formare medici e infermieri e portare un’assistenza il più vicino possibile alle comunità, anche attraverso centri parrocchiali e volontari locali.

Finora, oltre 65.000 persone sono state sottoposte a screening e circa 10.000 hanno ricevuto supporto psicologico comunitario attraverso incontri di gruppo (Self Help Plus) e altre attività di rete. Più di 5.000 hanno potuto accedere a cure cliniche presso ambulatori potenziati.

Partner del progetto includono anche BBC Media Action — con programmi radiofonici che cercano di smantellare stereotipi sulla malattia mentale — e l’Università di Verona, che supporta la ricerca in collaborazione con l’OMS per migliorare le evidenze e l’efficacia degli interventi.

Il 17 ottobre è prevista la presentazione del primo piano strategico nazionale per la salute mentale: un passo (a lungo atteso) verso un riconoscimento istituzionale che potrebbe stimolare — si spera — maggiori investimenti pubblici.

Storie che parlano di umanità

Dietro le statistiche ci sono volti e destini che illustrano il dramma e al contempo la speranza. Come Eva, la madre che vide la figlia in preda a una psicosi dar fuoco alla casa: incarcerata, fu visitata da un medico che riuscì ad avviare una cura; oggi la sua vita è cambiata. Oppure Zakayos, ventenne recluso per un disturbo psicotico che oggi frequenta il suo ultimo anno di scuola superiore vestendo l’uniforme scolastica con orgoglio.

Ma queste storie restano isolate, eccezioni in un panorama sanitario e politico che continua a investire poco sulla salute mentale.
In un sistema già sottodimensionato, la salute mentale è spesso l’ultima ruota del carro.

In un Sud Sudan che ancora sanguina, in cui la guerra ha inciso le ferite interiori e collettive, l’iniziativa di Amref e Caritas è luminosa ma fragile. Serve che lo Stato si assuma la responsabilità di proteggere il diritto alla cura mentale per tutti i suoi cittadini.

Fonte e immagine

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Laboratorio per la salute mentale in Sud Sudan (Fonte: Vatican News)

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