Un agostiniano tra i primi missionari in Vietnam

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26 Maggio 2025

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La storia di padre Ilario Costa, agostiniano torinese, che collaborò a evangelizzare il Tonchino (l’attuale Vietnam)

«La mia vocazione come quella di ogni cristiano è essere missionario, annunciare il Vangelo là dove uno si trova» dice Leone XIV, Papa missionario nel segno di sant’Agostino. È il primo Pontefice originario del Nord America ma è stato a lungo missionario – e vescovo – in Perù e ha la doppia cittadinanza, statunitense e peruviana. E – come scrive «Asianews», agenzia del Pime – «gli Agostiniani sono molto presenti anche in Asia».

Spulciando la storia, si scopre che oltre 300 anni fa un agostiniano torinese, padre Ilario Costa, collaborò a evangelizzare il Tonchino (l’attuale Vietnam). In realtà gli Agostiniani sono una famiglia religiosa molto composita: Agostiniani-Ordine di Sant’Agostino (OSA, fondati nel 1244, cui appartiene Papa Prevost; Agostiniani scalzi (OAD 1592-99, cui apparteneva padre Costa); Agostiniani recolletti (OAR, 1588).

A padre Ilario Costa dedica un capitoletto Pier Giuseppe Accornero nel suo libro «Nelle steppe di Gengis Khan. Papa Francesco, Giorgio Marengo e Giuseppe Allamano», Effatà, Cantalupa (Torino), pp. 270, € 24.

Dalla Valle di Lanzo al lontano Oriente

Martin Tomaso Costa nasce a Torino (parrocchia Sant’Eusebio, poi San Filippo) il 2 settembre 1696, e battezzato il 5. Famiglia di sana fede e profonda pietà. Il papà ha un negozio di ferramenta presso Porta Nuova; frequenta la congregazione degli artisti; è parente di don Gian Pietro Costa, confessore di Vittorio Amedeo II e fondatore del Seminario di Torino. I genitori si erano sposati il 5 ottobre 1693 nella chiesa San Martino di Mezzenile (Torino).

Trascorre l’infanzia in un clima sereno e religioso. Potrebbe fare una grande carriera, ma alla gloria del mondo preferisce quella di Dio. In lui matura il desiderio della vita religiosa e missionaria, influenzato dalla lettura della biografia di san Francesco Saverio, missionario in Oriente. Sceglie gli Agostiniani scalzi perché hanno le missioni in Tonchino e perché fanno voto di «non ambire a cariche e dignità». Dopo il noviziato a Pianezza (Torino) fa la professione religiosa, assumendo il nome di fra Ilario di Gesù. Ai quattro voti degli Agostiniani ne aggiunge tre particolari: «Vivere in perfetta schiavitù mariana; procurare ogni anno, a qualunque costo, un’anima a Dio; compiere una quotidiana penitenza speciale».

A Genova studia Filosofia e Teologia; impara da solo il greco e compone poesie in volgare e in latino. Ordinato prete ventiquattrenne a Saluzzo, inoltra domanda di andare missionario nel lontanissimo Tonchino: lo chiedono ben ventiquattro frati. Egli e un compagno salpano da Ostenda ma devono rientrare a causa di una tempesta. Ripartono il 13 febbraio 1722. Un viaggio avventuroso: il passaggio del Capo di Buona Speranza, l’incendio a bordo nel «caldaro della pece», l’aggressione di «ladri indiani», l’arenamento dell’imbarcazione, una devastante tempesta. Giunti a destinazione, la persecuzione li blocca e impara il cinese, il tonchinese, la lingua dell’Indocina ed è assalito da forti febbri.

Si deve assumere la cura pastorale di un territorio più vasto del Piemonte. Rischia – se tradito «a scopo di sete di danaro» – di finire nelle mani dei «mandarini». Da Clemente XII e nominato «commissario e visitatore apostolico» del Tonchino occidentale; vescovo coadiutore del vicario apostolico del Tonchino orientale con diritto di successione; vescovo titolare di Corico (Turchia) e vicario apostolico; «visitatore e commissario apostolico» nelle province occidentali e «delegato apostolico» nei regni di Cocincina, Ciampa, Siam e Cambogia. Oggi, grosso modo, e la diocesi di Hải Phong (1).

Per spostarsi sui fiumi noleggia una barca nei punti di approdo, operazione rischiosa perché può essere riconosciuto e catturato. Narra al provinciale di Torino:

«La persecuzione persevera: missionari e cristiani devono essere molto cauti. È necessaria una barca grande a proprie spese e procurare il nutrimento agli uomini che remano. È necessario mantenere catechisti per istruire i cristiani; catechizzare i catecumeni perché assistano i moribondi e battezzino i fanciulli.

«Nei villaggi le funzioni si fanno di notte: i cristiani si radunano e i catechisti li dispongono alla confessione mentre il padre tutta la notte ascolta le confessioni. All’alba, confessati e comunicati, tornano a casa e io parto dal villaggio in barca. Di giorno si va dai malati. Se i cristiani sono pochi si radunano di notte sulla barca, si confessano e comunicano. Si dorme di giorno mentre la barca va ma il moto ondoso e lo strepito dei rematori non lascia dormire. Per cibo pane, una scodella di riso cotto senza sale e asciutto; l’olio d’oliva e di noce non ho più visto di che colore siano. Il letto e uno strato di canne coperte da stuoie di paglia».

Una vita dura di pericoli e persecuzioni. Animato da vero zelo, marcia a piedi scalzi, anche sotto la pioggia e su terreni paludosi. Commovente una lettera ai genitori:

«Quanto al mio stato, si compiace la divina bontà di darmi continuamente le sue grazie, cioè la salute corporale e liberarmi dagli innumerevoli pericoli dovuti a una guerra intestina nel Regno. Quanto a me, genitori dilettissimi, bramo e prego Dio di degnarsi di farmi spargere il sangue per Gesù Cristo e supplico le signorie loro ottenermi una si grande grazia».

Porta a termine la visita pastorale. Cade malato e si mette a letto con febbre e dolori; chiede l’Unzione degli infermi e spira a cinquantotto anni il 31 marzo 1754. I testimoni parlano di volto luminoso fino a quando la salma, dopo quindici giorni, e chiusa nella bara. I funerali sono «un poema di amore e commozione» e vi partecipano 12-15 mila persone. Costa e celebrato come «raro e ragguardevole esempio; martire di pazienza con viscere tenerissime verso i poveri; praticava tutte le virtù in grado eminente; fu specchio di santità, dottrina, prudenza e zelo».

(1) La diocesi di Hải Phong, suffraganea dell’arcidiocesi di Hanoi, nel 2019 contava 92 parrocchie per 137.606 battezzati su 5.201.500 abitanti in un territorio di 9.079 chilometri quadrati. Il vicariato del Tonchino orientale è eretto il 24 luglio 1678 e poi cede porzioni di territorio alle diocesi di Bui Chu e di Bắc Ninh. Nel 1924 diventa vicariato di Hải Phong, elevato a diocesi nel 1960. La cronotassi dei vescovi elenca come quinto pastore Hilario Costa (8 aprile 1737-31 marzo 1740).

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