La violenza che si abbatte sui piccoli e sulle opere di misericordia

il: 

9 Agosto 2025

di: 

violenza

Haiti, ancora violenza. Il rapimento di una missionaria laica e di un bambino disabile ospite di un orfanotrofio alla periferia di Port-au-Prince

Haiti continua a vivere un dramma senza sosta. La mattina di domenica 3 agosto 2025, un gruppo armato ha fatto irruzione nell’orfanotrofio Sainte‑Hélène, gestito dall’organizzazione internazionale “Nos Petits Frères et Sœurs”, nei pressi di Kenscoff, alla periferia di Port‑au‑Prince. Tra i rapiti: una missionaria laica irlandese, Gena Heraty, con trent’anni di servizio sull’isola, e un bambino di tre anni con disabilità.

L’assalto, che ha coinvolto in totale nove persone – compresi sette dipendenti della struttura – è avvenuto in piena notte: gli aggressori hanno sfondato un muro per entrare, senza sparare un colpo, e hanno costretto gli ostaggi a lasciare l’orfanotrofio a piedi.
L’orfanotrofio accoglie circa 240–270 bambini, molti dei quali con disabilità; un posto che dovrebbe essere sinonimo di cura e protezione è diventato teatro di un’aggressione pianificata.

Le conseguenze di questo rapimento si inseriscono in una spirale di violenza che non si arresta. Nel solo primo semestre del 2025, si sono registrati quasi 185 rapimenti, mentre nel 2024 se ne contavano circa 1.494.

La violenza sembra essere diventata la normalità, e edifici sacri come orfanotrofi si trasformano in luoghi di terrore. Rapporti dell’ONU segnalano un atroce incremento delle vittime: oltre 5.600 morti nel 2024, con un aumento del 20 % rispetto all’anno precedente.

Per spazio + spadoni, questo episodio non è solo cronaca. È l’urgenza di raccontare chi nella fragilità costruisce la speranza. È il grido prima che i numeri diventino routine. Davanti a eventi simili, ci chiediamo: quale futuro costruiamo se permettiamo che chi si mette al servizio degli altri venga silenziato dalla barbarie?

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Haiti, ancora violenza. Il rapimento di una missionaria laica e di un bambino disabile ospite di un orfanotrofio alla periferia di Port-au-Prince

Haiti continua a vivere un dramma senza sosta. La mattina di domenica 3 agosto 2025, un gruppo armato ha fatto irruzione nell’orfanotrofio Sainte‑Hélène, gestito dall’organizzazione internazionale “Nos Petits Frères et Sœurs”, nei pressi di Kenscoff, alla periferia di Port‑au‑Prince. Tra i rapiti: una missionaria laica irlandese, Gena Heraty, con trent’anni di servizio sull’isola, e un bambino di tre anni con disabilità.

L’assalto, che ha coinvolto in totale nove persone – compresi sette dipendenti della struttura – è avvenuto in piena notte: gli aggressori hanno sfondato un muro per entrare, senza sparare un colpo, e hanno costretto gli ostaggi a lasciare l’orfanotrofio a piedi.
L’orfanotrofio accoglie circa 240–270 bambini, molti dei quali con disabilità; un posto che dovrebbe essere sinonimo di cura e protezione è diventato teatro di un’aggressione pianificata.

Le conseguenze di questo rapimento si inseriscono in una spirale di violenza che non si arresta. Nel solo primo semestre del 2025, si sono registrati quasi 185 rapimenti, mentre nel 2024 se ne contavano circa 1.494.

La violenza sembra essere diventata la normalità, e edifici sacri come orfanotrofi si trasformano in luoghi di terrore. Rapporti dell’ONU segnalano un atroce incremento delle vittime: oltre 5.600 morti nel 2024, con un aumento del 20 % rispetto all’anno precedente.

Per spazio + spadoni, questo episodio non è solo cronaca. È l’urgenza di raccontare chi nella fragilità costruisce la speranza. È il grido prima che i numeri diventino routine. Davanti a eventi simili, ci chiediamo: quale futuro costruiamo se permettiamo che chi si mette al servizio degli altri venga silenziato dalla barbarie?

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