Se speri, vivi nell’attesa
Nell’anno del Giubileo, la speranza è protagonista. Ma bisogna imparare a cercarla, a definirla e a tradurla nelle azioni concrete
«Quando si parla di speranza, – dice papa Francesco – possiamo essere portati ad intenderla secondo il senso comune del termine, vale a dire in riferimento a qualcosa di bello che desideriamo, ma che può realizzarsi oppure no.
Speriamo che succeda, è come un desiderio.
Si dice per esempio: “Spero che domani faccia bel tempo!”; ma sappiamo che il giorno dopo può fare invece brutto tempo… La speranza cristiana non è così. La speranza cristiana è l’attesa di qualcosa che già è stato compiuto».
Che cosa devo fare?
Camminare verso Dio! Sono sicuro che quando arriverò troverò il suo abbraccio. Così è la speranza cristiana: avere la certezza che io sto in cammino verso qualcosa che è, non che io voglia che sia. Questa è la speranza cristiana.
La speranza cristiana è l’attesa di una cosa che è già stata compiuta e che certamente si realizzerà per ciascuno di noi.
Anche la nostra risurrezione e quella dei cari defunti, quindi, non è una cosa che potrà avvenire oppure no, ma è una realtà certa, in quanto radicata nell’evento della risurrezione di Cristo.
Sperare quindi significa imparare a vivere nell’attesa
Imparare a vivere nell’attesa e trovare la vita. Quando una donna si accorge di essere incinta, ogni giorno impara a vivere nell’attesa di vedere lo sguardo di quel bambino che verrà.
Così anche noi dobbiamo vivere e imparare da queste attese umane e vivere nell’attesa di guardare il Signore, di incontrare il Signore.
Questo non è facile, ma si impara: vivere nell’attesa. Sperare significa e implica un cuore umile, un cuore povero.
Solo un povero sa attendere. Chi è già pieno di sé e dei suoi averi, non sa riporre la propria fiducia in nessun altro se se non in sé stesso».
Questa bellissima presentazione della Speranza è di papa Francesco
Ci fa comprendere che l’Anno Santo, ma in realtà tutta la vita del credente, è un camminare verso l’infinita Misericordia della SS. Trinità che già ci accompagna e ha seminato in noi il dono della fede.
Anche accostarmi al Sacramento della Riconciliazione e confessare, sinceramente pentito, i miei peccati è camminare nella Speranza, perché Cristo ha già versato il suo Sangue per me.
Per camminare con noi e trasformare il nostro cuore sempre troppo egoista, Gesù ha voluto unirsi a ciascuno di noi nell’Eucaristia.
Quando noi facciamo la Comunione siamo uniti a Gesù che afferma: «Io e te siamo una cosa sola e non me ne vado più se tu non mi cacci col peccato!». Cammina nella Speranza e ripeti spesso con fede e con amore: «Io e Te, Gesù, siamo una cosa sola».
(Vivere – Sacro Cuore, n. 2/marzo 2025, p. 3)