Ridisegnare la geografia della compassione e della misericordia

il: 

25 Agosto 2025

di: 

Mozambico

Dall’Angelus di ieri, due appelli del Papa che ci interrogano sull’attenzione alle periferie e sul valore della preghiera condivisa

Cabo Delgado: una ferita invisibile

Dopo la recita dell’Angelus, Papa Leone XIV ha puntato i riflettori su una delle crisi umanitarie più gravi e dimenticate del nostro tempo: quella della provincia di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico. Un’area dove da oltre sette anni infuria una violenza cieca e sistematica, innescata da gruppi armati di matrice jihadista.

Il Papa ha parlato con parole semplici ma taglienti: “Faccio appello a non dimenticare questi nostri fratelli e sorelle“.

Oltre un milione di persone costrette alla fuga. Villaggi dati alle fiamme. Migliaia di vite spezzate. La guerra non dichiarata di Cabo Delgado è una ferita che non fa notizia. Eppure, ogni volto nascosto dietro lo status di “sfollato” è un fratello o una sorella che chiede pane, pace, dignità.  La speranza è “che gli sforzi dei responsabili del Paese riescano a ristabilire la sicurezza e la pace in quel territorio”.

Ucraina: la preghiera come ponte di speranza

Nel suo secondo appello, Leone XIV ha ricordato la Giornata di preghiera e digiuno del 22 agosto e l’iniziativa spirituale “Preghiera Mondiale per l’Ucraina”. Anche questa è una terra logorata da una lunga e dolorosa guerra.

Il Papa invita alla preghiera come atto concreto di vicinanza spirituale. Un gesto che unisce, che fa memoria, che costruisce ponti. Un’idea forte, in linea con la spiritualità di spazio + spadoni: dove non arrivano le nostre mani, può arrivare il cuore. Dove non si può costruire materialmente, si può ricostruire nell’anima.

E qui si apre un interrogativo centrale:

Quali sono i luoghi che scegliamo di vedere? E quelli che ignoriamo?

Forse, oggi la geografia della misericordia e della compassione ha bisogno di essere ridisegnata.

Il Papa non fa semplici dichiarazioni. Semina segni.
E sta a noi farli crescere in gesti, parole, presenza.

Nel nostro stile di vita, nei nostri progetti di carità, nella nostra visione di Chiesa e di mondo, siamo chiamati ad ascoltare questi appelli come semi da coltivare. Perché Cabo Delgado e l’Ucraina, così come tanti altri, non siano solo notizie da leggere, ma volti da custodire e amare.

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Dall’Angelus di ieri, due appelli del Papa che ci interrogano sull’attenzione alle periferie e sul valore della preghiera condivisa

Cabo Delgado: una ferita invisibile

Dopo la recita dell’Angelus, Papa Leone XIV ha puntato i riflettori su una delle crisi umanitarie più gravi e dimenticate del nostro tempo: quella della provincia di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico. Un’area dove da oltre sette anni infuria una violenza cieca e sistematica, innescata da gruppi armati di matrice jihadista.

Il Papa ha parlato con parole semplici ma taglienti: “Faccio appello a non dimenticare questi nostri fratelli e sorelle“.

Oltre un milione di persone costrette alla fuga. Villaggi dati alle fiamme. Migliaia di vite spezzate. La guerra non dichiarata di Cabo Delgado è una ferita che non fa notizia. Eppure, ogni volto nascosto dietro lo status di “sfollato” è un fratello o una sorella che chiede pane, pace, dignità.  La speranza è “che gli sforzi dei responsabili del Paese riescano a ristabilire la sicurezza e la pace in quel territorio”.

Ucraina: la preghiera come ponte di speranza

Nel suo secondo appello, Leone XIV ha ricordato la Giornata di preghiera e digiuno del 22 agosto e l’iniziativa spirituale “Preghiera Mondiale per l’Ucraina”. Anche questa è una terra logorata da una lunga e dolorosa guerra.

Il Papa invita alla preghiera come atto concreto di vicinanza spirituale. Un gesto che unisce, che fa memoria, che costruisce ponti. Un’idea forte, in linea con la spiritualità di spazio + spadoni: dove non arrivano le nostre mani, può arrivare il cuore. Dove non si può costruire materialmente, si può ricostruire nell’anima.

E qui si apre un interrogativo centrale:

Quali sono i luoghi che scegliamo di vedere? E quelli che ignoriamo?

Forse, oggi la geografia della misericordia e della compassione ha bisogno di essere ridisegnata.

Il Papa non fa semplici dichiarazioni. Semina segni.
E sta a noi farli crescere in gesti, parole, presenza.

Nel nostro stile di vita, nei nostri progetti di carità, nella nostra visione di Chiesa e di mondo, siamo chiamati ad ascoltare questi appelli come semi da coltivare. Perché Cabo Delgado e l’Ucraina, così come tanti altri, non siano solo notizie da leggere, ma volti da custodire e amare.

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