“Briciole di speranza” dal tavolo dei poveri

Padre Lorenzo Snider, missionario SMA (Società Missioni Africane) che opera nel Nord-est della Liberia, ci parla della speranza
(di p. Lorenzo Snider)
Mi è stato chiesto di dire due parole sulla speranza. Sappiamo tutti che è una virtù teologale, che riguarda il nostro rapporto con Dio, che ci aiuta scoprire la presenza di Dio e la sua azione nella storia.
Qui a Foya, dove mi trovo ormai da nove anni, la speranza la trovo anzitutto nella preghiera.
La speranza, cioè, cresce in ginocchio, in una relazione intima, personale e profonda con il Signore. Questo mi permette di stare in piedi; a volte anche di correre, di vivere bene in questo tempo difficile, di transizione, con tanti punti interrogativi sul futuro, con la crisi climatica che sentiamo anche in Africa e con tutta quella ricerca spasmodica di possesso e manipolazione dei grandi della terra…
La speranza io la trovo come briciole rubate e cadute dal tavolo dei poveri.
Sono loro che mi aiutano ad andare avanti, a crescere nella speranza e avere una fede concreta.
Per esempio: ci sono alcune mamme che dal mattino alla sera lottano per vendere quattro legumi o qualche foglia di manioca o di patata al mercato e guadagnarsi così quel mezzo dollaro per mangiare loro e i loro figli. Lo fanno con dignità e coraggio.
A me piace stare con loro, ascoltare le loro storie, condividere i momenti di preghiera…
E raccolgo le briciole che cadono dalla loro vita: mi danno speranza e forza per continuare il mio cammino di prete e missionario.
Poi ci sono i ragazzi, vivacissimi e simpatici, come Giorgy e Daniel, che fanno sempre un gran casino quando vengono alla missione… Ma anche loro mi ricaricano di speranza.
Fonte e immagine
Padre Lorenzo Snider, missionario SMA (Società Missioni Africane) che opera nel Nord-est della Liberia, ci parla della speranza
(di p. Lorenzo Snider)
Mi è stato chiesto di dire due parole sulla speranza. Sappiamo tutti che è una virtù teologale, che riguarda il nostro rapporto con Dio, che ci aiuta scoprire la presenza di Dio e la sua azione nella storia.
Qui a Foya, dove mi trovo ormai da nove anni, la speranza la trovo anzitutto nella preghiera.
La speranza, cioè, cresce in ginocchio, in una relazione intima, personale e profonda con il Signore. Questo mi permette di stare in piedi; a volte anche di correre, di vivere bene in questo tempo difficile, di transizione, con tanti punti interrogativi sul futuro, con la crisi climatica che sentiamo anche in Africa e con tutta quella ricerca spasmodica di possesso e manipolazione dei grandi della terra…
La speranza io la trovo come briciole rubate e cadute dal tavolo dei poveri.
Sono loro che mi aiutano ad andare avanti, a crescere nella speranza e avere una fede concreta.
Per esempio: ci sono alcune mamme che dal mattino alla sera lottano per vendere quattro legumi o qualche foglia di manioca o di patata al mercato e guadagnarsi così quel mezzo dollaro per mangiare loro e i loro figli. Lo fanno con dignità e coraggio.
A me piace stare con loro, ascoltare le loro storie, condividere i momenti di preghiera…
E raccolgo le briciole che cadono dalla loro vita: mi danno speranza e forza per continuare il mio cammino di prete e missionario.
Poi ci sono i ragazzi, vivacissimi e simpatici, come Giorgy e Daniel, che fanno sempre un gran casino quando vengono alla missione… Ma anche loro mi ricaricano di speranza.
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