Haiti | La forza dei bambini disabili

Da Haiti, la missionaria Maddalena Boschetti racconta la speranza, vissuta in un Centro nato grazie ad un bambino disabile
(di Maddalena Boschetti)
Cari amici,
queste mie parole e queste immagini vi arrivano dal nord-ovest di Haiti, dal centro Aksyon Gasmy. Un’esperienza bellissima di Chiesa in missione, cominciata più di vent’anni fa, grazie alla presenza di Don Giuseppe Noli, un missionario Fidei Donum di Milano, che è mancato in questi giorni e che ricordiamo con affetto e gratitudine.
Questa esperienza continua nel tempo, portata avanti da tante persone mosse dallo stesso spirito di bene. Mosse all’inizio dalla presenza, dall’umanità, dalla forza incredibile esplosa da un bambino disabile, immobile, cieco: Gasmy.
Da Gasmy, il nome e l’inizio
Forse non tutti sanno che il nome del nostro centro nasce proprio da lui: da Gasmy. Un bambino che non si muoveva, che non parlava, ma che ha smosso tanti cuori in tanti modi diversi. È stato lui ad accendere qualcosa. È grazie a lui che, per la prima volta, tante persone si sono accorte della disabilità, del valore dei bambini disabili. Qui, come in ogni parte del mondo.
E questa presenza della Chiesa è andata avanti ed è continuata con la dedizione e la collaborazione di tante persone in questi anni. Ma è soprattutto attraverso l’intelligenza, la sensibilità, la saggezza e l’audacia di donne haitiane, che hanno donato tutta la loro energia al centro di educazione e riabilitazione per bambini e ragazzi con disabilità e alle nostre tante attività sul territorio a favore di questi bimbi e delle loro famiglie, che questo dono della fede è diventato qui parte della vita della nostra gente.
Crescere insieme: i bambini, i giovani, la comunità
Aksyon Gasmy è una potente azione di bene che prende origine da un bimbo apparentemente privo di forza, cieco, immobile, al quale è stato dato il potere straordinario di arrivare a muovere il cuore di tanti. Un’azione di valorizzazione della vita di ogni essere umano, portata avanti da persone di fede che scelgono di mettersi a fianco dei più fragili, azione di cui il centro di riabilitazione e di educazione speciale rappresenta la punta dell’iceberg.
In una società che spesso tende a discriminarli, qui i bambini disabili si sentono al sicuro, sono amati, rispettati, valorizzati. I bambini poi crescono, diventano giovani, adulti, parte della comunità. Alcuni di loro adesso ci aiutano, lavorano, danno una mano per aiutare gli altri.
Due pilastri della nostra missione
Molte cose, in questa esperienza di Chiesa e di missione, mi accompagnano e segnano il mio percorso. Due pilastri desidero citare, fra quelli che hanno contribuito a dipingere questa pagina di Vangelo che stiamo vivendo, che papa Francesco ci ha dato come sentieri da percorrere e come mete e che già abbiamo sentito proclamare con forza e chiarezza da papa Leone:
- La scelta di camminare insieme con gli ultimi, che diventano le nostre guide, le nostre “bussole”, come questi nostri bambini;
- La fraternità: di cui quella che mi è dato di vivere in missione è sorgente di gioia e di pienezza profonde. Qui sono l’unica straniera… ma non sono più straniera. Non mi sento straniera, non vengo più considerata straniera.
La vera gente di Haiti, il popolo che suda il suo pane quotidiano come i genitori dei miei ragazzi, la prima vittima di questa barbarie disumana che stiamo vivendo, è un popolo meraviglioso di cui mi sento parte. La grande famiglia di Aksyon Gasmy, bambini, genitori, responsabili, è la mia famiglia, il centuplo su questa terra che il Signore mi ha già dato.
Anche oggi, mentre Haiti, l’invisibile, è dimenticata, noi siamo qui. E continuiamo a impegnarci con tutte le nostre forze, perché la Speranza non delude, perché il Crocifisso è Risorto e il Bene ha già vinto, perché sul concime della sofferenza cresce l’albero della vita.
Grazie di cuore a ciascuno di voi, per esserci e per camminare con noi.
Fonte
- Newsletter di Maddalena Boschetti
Immagine
- wikipedia.com
Da Haiti, la missionaria Maddalena Boschetti racconta la speranza, vissuta in un Centro nato grazie ad un bambino disabile
(di Maddalena Boschetti)
Cari amici,
queste mie parole e queste immagini vi arrivano dal nord-ovest di Haiti, dal centro Aksyon Gasmy. Un’esperienza bellissima di Chiesa in missione, cominciata più di vent’anni fa, grazie alla presenza di Don Giuseppe Noli, un missionario Fidei Donum di Milano, che è mancato in questi giorni e che ricordiamo con affetto e gratitudine.
Questa esperienza continua nel tempo, portata avanti da tante persone mosse dallo stesso spirito di bene. Mosse all’inizio dalla presenza, dall’umanità, dalla forza incredibile esplosa da un bambino disabile, immobile, cieco: Gasmy.
Da Gasmy, il nome e l’inizio
Forse non tutti sanno che il nome del nostro centro nasce proprio da lui: da Gasmy. Un bambino che non si muoveva, che non parlava, ma che ha smosso tanti cuori in tanti modi diversi. È stato lui ad accendere qualcosa. È grazie a lui che, per la prima volta, tante persone si sono accorte della disabilità, del valore dei bambini disabili. Qui, come in ogni parte del mondo.
E questa presenza della Chiesa è andata avanti ed è continuata con la dedizione e la collaborazione di tante persone in questi anni. Ma è soprattutto attraverso l’intelligenza, la sensibilità, la saggezza e l’audacia di donne haitiane, che hanno donato tutta la loro energia al centro di educazione e riabilitazione per bambini e ragazzi con disabilità e alle nostre tante attività sul territorio a favore di questi bimbi e delle loro famiglie, che questo dono della fede è diventato qui parte della vita della nostra gente.
Crescere insieme: i bambini, i giovani, la comunità
Aksyon Gasmy è una potente azione di bene che prende origine da un bimbo apparentemente privo di forza, cieco, immobile, al quale è stato dato il potere straordinario di arrivare a muovere il cuore di tanti. Un’azione di valorizzazione della vita di ogni essere umano, portata avanti da persone di fede che scelgono di mettersi a fianco dei più fragili, azione di cui il centro di riabilitazione e di educazione speciale rappresenta la punta dell’iceberg.
In una società che spesso tende a discriminarli, qui i bambini disabili si sentono al sicuro, sono amati, rispettati, valorizzati. I bambini poi crescono, diventano giovani, adulti, parte della comunità. Alcuni di loro adesso ci aiutano, lavorano, danno una mano per aiutare gli altri.
Due pilastri della nostra missione
Molte cose, in questa esperienza di Chiesa e di missione, mi accompagnano e segnano il mio percorso. Due pilastri desidero citare, fra quelli che hanno contribuito a dipingere questa pagina di Vangelo che stiamo vivendo, che papa Francesco ci ha dato come sentieri da percorrere e come mete e che già abbiamo sentito proclamare con forza e chiarezza da papa Leone:
- La scelta di camminare insieme con gli ultimi, che diventano le nostre guide, le nostre “bussole”, come questi nostri bambini;
- La fraternità: di cui quella che mi è dato di vivere in missione è sorgente di gioia e di pienezza profonde. Qui sono l’unica straniera… ma non sono più straniera. Non mi sento straniera, non vengo più considerata straniera.
La vera gente di Haiti, il popolo che suda il suo pane quotidiano come i genitori dei miei ragazzi, la prima vittima di questa barbarie disumana che stiamo vivendo, è un popolo meraviglioso di cui mi sento parte. La grande famiglia di Aksyon Gasmy, bambini, genitori, responsabili, è la mia famiglia, il centuplo su questa terra che il Signore mi ha già dato.
Anche oggi, mentre Haiti, l’invisibile, è dimenticata, noi siamo qui. E continuiamo a impegnarci con tutte le nostre forze, perché la Speranza non delude, perché il Crocifisso è Risorto e il Bene ha già vinto, perché sul concime della sofferenza cresce l’albero della vita.
Grazie di cuore a ciascuno di voi, per esserci e per camminare con noi.
Fonte
- Newsletter di Maddalena Boschetti
Immagine
- wikipedia.com
