Chiude ma non si conclude: il Festival della Missione continua nei volti degli altri

Si conclude il Festival della Missione. La Chiesa missionaria e spazio + spadoni in cammino verso volti e storie che chiedono prossimità
Con la celebrazione conclusiva del 12 ottobre, si è chiusa l’edizione 2025 del Festival della Missione, un evento che ha saputo trasformare strade, piazze e comunità in luoghi di incontro e di annuncio.
Non una semplice rassegna di testimonianze o dibattiti, ma un laboratorio di umanità, dove in questi giorni si è respirata la freschezza di una Chiesa missionaria “in uscita”, capace di accogliere le diversità come dono e di farsi ponte tra mondi apparentemente lontani.
Un mosaico di anime in cammino
Religiosi, laici, giovani, missionari, famiglie, operatori pastorali: il Festival è stato un crocevia di storie e di speranze.
Nelle vie del centro, nei luoghi d’incontro, nelle serate di preghiera e nei dialoghi pubblici, si è disegnata la geografia di una Chiesa plurale, dove ogni voce trova spazio e ogni volto diventa possibilità di comunione.
Non è mancato il confronto su temi complessi: le migrazioni, la cura del creato, la pace, le periferie urbane ed esistenziali. Ma tutto è stato attraversato da un’unica tensione evangelica: riconoscere l’altro come fratello, come volto di Cristo che si lascia incontrare nel quotidiano.
La missione come incontro
Il filo conduttore di questa edizione è stato proprio l’incontro fra anime diverse, come segno profetico di un’umanità che non si rassegna alla distanza.
Ogni dialogo, ogni testimonianza, ogni gesto di prossimità ha ricordato che la missione non è mai un’attività da programmare, ma un cammino da condividere: nasce dall’ascolto e si compie nel farsi dono.
Come ha sottolineato uno dei missionari intervenuti, “non siamo inviati per convertire, ma per incontrare: per lasciarci cambiare dallo sguardo dell’altro, per scoprire che il Regno cresce ogni volta che qualcuno si sente accolto”.
Le opere di misericordia: grammatica del dono
Leggendo tra le righe del Festival, la riscoperta delle opere di misericordia come linguaggio vivo della missione.
Dare da mangiare, visitare, consolare, ascoltare — gesti semplici e concreti che diventano icone del Vangelo vissuto, occasioni per incrociare gli sguardi e farsi vicini ai fratelli più fragili.
In un tempo che tende a frammentare, la misericordia ricompone: costruisce relazioni, genera comunità, restituisce volto e nome a chi è invisibile.
In questo orizzonte, le esperienze raccontate da tante realtà missionarie hanno ricordato che la “missione del volto” non ha confini: si compie ovunque qualcuno sceglie di farsi prossimo, di ospitare l’altro nel proprio tempo e nella propria vita.
Un orizzonte che resta aperto
Il Festival si chiude, ma non termina: lascia aperta una porta, un invito a proseguire questo cammino di fraternità quotidiana.
La Chiesa missionaria, in cammino nel Giubileo del 2025, continua a cercare volti che diventino prossimi, fratelli da incontrare, storie da ascoltare.
Perché la missione non si esaurisce nell’evento, ma fiorisce in ogni gesto di misericordia che trasforma il mondo in casa.
Anche grazie a questa esperienza condivisa, spazio + spadoni continua il suo cammino. E il blog Mission sarà sempre più uno spazio aperto sul mondo, pronto ad ascoltare, intercettare e raccontare le opere di misericordia in ogni parte del mondo.
Immagine
- Immagine creata digitalmente da spazio + spadoni
Si conclude il Festival della Missione. La Chiesa missionaria e spazio + spadoni in cammino verso volti e storie che chiedono prossimità
Con la celebrazione conclusiva del 12 ottobre, si è chiusa l’edizione 2025 del Festival della Missione, un evento che ha saputo trasformare strade, piazze e comunità in luoghi di incontro e di annuncio.
Non una semplice rassegna di testimonianze o dibattiti, ma un laboratorio di umanità, dove in questi giorni si è respirata la freschezza di una Chiesa missionaria “in uscita”, capace di accogliere le diversità come dono e di farsi ponte tra mondi apparentemente lontani.
Un mosaico di anime in cammino
Religiosi, laici, giovani, missionari, famiglie, operatori pastorali: il Festival è stato un crocevia di storie e di speranze.
Nelle vie del centro, nei luoghi d’incontro, nelle serate di preghiera e nei dialoghi pubblici, si è disegnata la geografia di una Chiesa plurale, dove ogni voce trova spazio e ogni volto diventa possibilità di comunione.
Non è mancato il confronto su temi complessi: le migrazioni, la cura del creato, la pace, le periferie urbane ed esistenziali. Ma tutto è stato attraversato da un’unica tensione evangelica: riconoscere l’altro come fratello, come volto di Cristo che si lascia incontrare nel quotidiano.
La missione come incontro
Il filo conduttore di questa edizione è stato proprio l’incontro fra anime diverse, come segno profetico di un’umanità che non si rassegna alla distanza.
Ogni dialogo, ogni testimonianza, ogni gesto di prossimità ha ricordato che la missione non è mai un’attività da programmare, ma un cammino da condividere: nasce dall’ascolto e si compie nel farsi dono.
Come ha sottolineato uno dei missionari intervenuti, “non siamo inviati per convertire, ma per incontrare: per lasciarci cambiare dallo sguardo dell’altro, per scoprire che il Regno cresce ogni volta che qualcuno si sente accolto”.
Le opere di misericordia: grammatica del dono
Leggendo tra le righe del Festival, la riscoperta delle opere di misericordia come linguaggio vivo della missione.
Dare da mangiare, visitare, consolare, ascoltare — gesti semplici e concreti che diventano icone del Vangelo vissuto, occasioni per incrociare gli sguardi e farsi vicini ai fratelli più fragili.
In un tempo che tende a frammentare, la misericordia ricompone: costruisce relazioni, genera comunità, restituisce volto e nome a chi è invisibile.
In questo orizzonte, le esperienze raccontate da tante realtà missionarie hanno ricordato che la “missione del volto” non ha confini: si compie ovunque qualcuno sceglie di farsi prossimo, di ospitare l’altro nel proprio tempo e nella propria vita.
Un orizzonte che resta aperto
Il Festival si chiude, ma non termina: lascia aperta una porta, un invito a proseguire questo cammino di fraternità quotidiana.
La Chiesa missionaria, in cammino nel Giubileo del 2025, continua a cercare volti che diventino prossimi, fratelli da incontrare, storie da ascoltare.
Perché la missione non si esaurisce nell’evento, ma fiorisce in ogni gesto di misericordia che trasforma il mondo in casa.
Anche grazie a questa esperienza condivisa, spazio + spadoni continua il suo cammino. E il blog Mission sarà sempre più uno spazio aperto sul mondo, pronto ad ascoltare, intercettare e raccontare le opere di misericordia in ogni parte del mondo.
Immagine
- Immagine creata digitalmente da spazio + spadoni
